Il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci
4 minuti per la letturaI MORTI non scomparivano ma venivano tenuti “in vita” e “spalmati” per alcuni giorni per evitare che la “contabilità” dei decessi diventasse alta e quindi evitare provvedimenti restrittivi ed un eventuale peggioramento del “colore” della Regione Siciliana che in questi mesi è stato un vero e proprio arcobaleno, giallo, arancione, rosso.
Ma adesso, anzi da ieri, il colore della Regione Siciliana, soprattutto quello dei volti del Presidente della Regione Nello Musumeci e dell’assessore alla Sanità Ruggero Razza, è diventato più che pallido, non si capisce se di stupore o di vergogna. Forse il secondo.
Sì perché quello che è accaduto nelle ultime 24 ore in Sicilia sa di beffa, sconcerto e come detto vergogna perché la Procura di Trapani ed i Carabinieri hanno scoperto che dirigenti e funzionari regionali della Sanità e l’assessore Ruggero Razza, avrebbero alterato e comunicato dati falsi all’Istituto Superiore della Sanità sul numero dei contagi e dei decessi, tutti al ribasso. Una vera e propria truffa allo Stato e, soprattutto, con il rischio di mettere a repentaglio la vita e la salute dei siciliani non messi al riparo dai dati pandemici e di decessi che avrebbero dovuto provocare misure di sicurezza più stringenti.
E così davanti a questo sconcertante scandalo l’assessore alla Sanità Ruggero Razza è finito nel registro degli indagati e si è per fortuna dimesso. Tre suoi fedelissimi, invece, sono stati arrestati ottenendo però i domiciliari. Si tratta del dirigente generale alla sanità Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato, Emilio Madonia. I reati contestati sono falso materiale ed ideologico in concorso.
Notificato un invito a comparire e contestuale avviso di garanzia, nonché sequestro dei telefoni cellulari per falsità materiale ed ideologica nei confronti di Razza. Gli arrestati sono accusati di aver alterato, in svariate occasioni, il flusso dei dati riguardante la pandemia, modificando il numero dei positivi e dei tamponi, diretto all’Istituto superiore di sanità, alterando di fatto la base dati su cui adottare i provvedimenti per il contenimento della diffusione del virus. Così da novembre nell’Isola i casi Covid sarebbero cresciuti in modo allarmante, ma sarebbero stati “addomesticati” per evitare provvedimenti restrittivi.
Il governatore Nello Musumeci, che non è indagato, si dice sorpreso del terremoto che ha investito il suo palazzo: «Le zone rosse le abbiamo chieste noi. Fiducia nella magistratura e nell’assessore Razza». Ha detto “amareggiato” Musumeci, ma il gip è duro e parla di «scellerato disegno politico cui sembra estraneo il presidente Musumeci». L’inchiesta della procura di Trapani si è abbattuta sulla Regione e colpisce il cuore del sistema chiamato a contenere l’emergenza pandemica: il Dipartimento regionale per le Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato della Salute. Dal novembre sono circa 40 gli episodi di falso documentati dagli investigatori dell’Arma, l’ultimo dei quali risalente al 19 marzo scorso. Effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti di altri sette indagati alla ricerca di materiale informatico e non solo. Inoltre, è stata effettuata un’acquisizione informatica (in particolare, flusso email e dati relativi all’indagine) presso i server dell’assessorato regionale alla Salute e del Dipartimento.
Arresti necessari secondo il gip, per il pericolo di inquinamento probatorio e distruzione e falsificazione di documenti, nonché di reiterazione di reati, rischio «reso estremamente concreto ed attuale dal numero, dalla ripetitività e dalla gravità delle condotte accertate nonché dalla cadenza pressoché quotidiana delle stesse fino a data recentissima, cioè il 20 marzo».
L’inchiesta nasce dalla scoperta che in un laboratorio di Alcamo – da qui la competenza della procura di Trapani – erano stati forniti dati falsati su decine di tamponi. Il gip però ha dichiarato l’incompetenza territoriale e ha inviato gli atti a Palermo. Diverse intercettazioni confermerebbero l’alterazione dei dati inviati all’Istituto superiore della sanità. «Spalmiamoli un poco…». Così l’assessore alla Salute Ruggero Razza il 4 novembre dell’anno scorso si rivolgeva alla dirigente Di Liberti, a proposito dei dati sui decessi da coronavirus da comunicare all’Istituto superiore di sanità. Il 4 novembre 2020 nel corso di una telefonata Maria Letizia Di Liberti con un interlocutore commenta i dati sui decessi da Covid-19 nella zona di Biancavilla (in provincia di Catania).
«Nello specifico Di Liberti – si legge nel provvedimento emesso dal gip – dopo essersi accertata» che un suo interlocutore «si trovi in compagnia dell’assessore, gli chiede come gestire i dati relativi ai decessi Covid-19 del comune di Biancavilla e cioè se inserirli in unica soluzione o spalmarli in più giorni». Sono le 16:03 e la Di Liberti dice: «Digli solo… Biancavilla, i deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?». Razza: «Ma sono veri?». Di Liberti: «Si, solo che sono di 3 giorni fa». Razza: «E spalmiamoli un poco…».
Duri i commenti del sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ha già annunciato che si costituirà parte civile nell’eventuale processo e di Claudio Fava Presidente della Commissione Regionale Antimafia che ha definito il Presidente della Regione Nello Musumeci e l’assessore alla sanità Razza «un patetico duo di furbetti».
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