Il governatore Attilio Fontana
4 minuti per la letturaC’è chi prega e c’è chi protesta: è stato un fine settimana con la Lombardia sempre sotto i riflettori nazionali, non solo per i numeri del Covid-19 che fanno ancora paura, ma anche per le preghiere (del Papa che ha ricevuto una delegazione di medici e infermieri; preghiere che si sono unite a quelle recitate ad Alzano Lombardo in ricordo della vittime) e soprattutto per le proteste contro il Pirellone.
Sabato a Milano c’erano centinaia di persone alle tre iniziative organizzate da soggetti diversi ma con il medesimo obiettivo finale delle dimissioni della giunta Fontana, e migliaia sono sempre i cittadini che su social e media continuano a chiedere un cambio radicale di rotta, supportati dal personale sanitario.
Medici, infermieri, operatori che dopo aver salvato vite in silenzio adesso alzano la voce, per esprimere il loro stato d’animo e la loro situazione lavorativa pessima: l’ordine dei medici di Milano chiede un riconoscimento materiale e non solo belle parole: le lodi vengano trasformate in “un indennizzo che ripaghi, almeno formalmente, tutto il personale sanitario, medico e paramedico – ha dichiarato Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Omceo – fare il medico o svolgere una qualsiasi altra professione sanitaria è diventato come affrontare un vero campo di battaglia nella recente e ancora in corso pandemia Covid-19. Crediamo che questo sia un motivo più che sufficiente per essere ricordati dallo Stato”.
Il presidente ha annunciato anche il varo, da parte del Consiglio dell’Ordine, di una mozione in favore di una legge urgente: “è una vera e propria richiesta di solidarietà sociale, bisogna infatti riconoscere concretamente il sacrificio di tutti i moderni militi ignoti che ormai da molti mesi hanno spontaneamente scelto di immolarsi, nonostante la mancanza di dispositivi di protezione individuali e nonostante la consapevolezza di esporsi ad un contatto diretto col virus. Ci sembra corretto che si risarciscano i superstiti di chi ha perso la vita o direttamente chi ha contratto il virus con conseguenti lesioni permanenti”.
Ma i medici puntano pure il dito contro la giunta Fontana per la gestione dell’emergenza: Anaao Assomed, un’associazione di categoria di medici e dirigenti lombardi, ha reso noto i dettagli di un sondaggio realizzato tra i dirigenti medici delle 8 Ats dal titolo: “le Ats al tempo della pandemia”, con l’auspicio che “ad emergenza conclusa, si possano discutere, senza preconcetti ideologici, proposte atte a migliorare il Sistema sanitario regionale”.
Sulle 113 risposte alle 17 domande pervenute emerge che “due terzi delle risposte indicano che Regione Lombardia non è stata veloce nell’impartire istruzioni sia sullo svolgimento dei test, sia riguardo l’isolamento dei casi e la quarantena per i contatti stretti. Si è poi chiesto un’opinione riguardo le affermazioni di diversi esperti (virologi ed epidemiologi) che ritengono vi sia stata una inadeguata azione nell’effettuare test (tamponi) al fine di isolare prontamente casi e contatti. La maggior parte degli intervistati ha posto l’attenzione sulla mancanza di chiare indicazioni; tuttavia anche la mancanza di tamponi e di personale ha influito significativamente sui ritardi. Le cause del miglioramento sono poi maggiormente attribuite all’aumentata chiarezza delle indicazioni operative e all’aumentato numero di tamponi effettuati; in minor misura all’aumento di personale dedicato all’emergenza”. Dopo le risposte pervenute Anaao Assomed valuta: “oggi la gestione dell’emergenza sembra essere parzialmente migliorata, grazie all’aumentata chiarezza delle indicazioni operative e all’aumentato numero di tamponi”e auspica, come detto, un confronto “per migliorare il sistema”.
Proposte concrete continuano ad arrivare da diversi fronti, da Medicina Democratica, che le ha esposte sabato durante la manifestazione in piazza Duomo a Milano, all’Ordine dei medici di Brescia che ha pure realizzato un sondaggio interno, ottenendo 1800 risposte (circa il 25 per cento tra i 7700 iscritti) dalle quali si evince una sostanziale bocciatura di Regione e Ats: otto medici bresciani su dieci (tra ospedalieri e di base) pensano che la gestione dell’emergenza sia stata inadeguata, la metà pensa perfino che il sistema sanitario non sia stato affatto governato.
Le criticità maggiori indicate sono: mancata possibilità di identificazione e diagnosi dei casi sospetti al domicilio, assenza di coordinamento fra i livelli istituzionali, carenza di chiare indicazioni operative. Il 44 per cento dei medici di base ha dichiarato di aver avuto scarse possibilità di sottoporre a tampone i propri pazienti e insufficienti dispositivi di protezione individuale. Sul futuro, in tema di riorganizzazione ospedaliera, dal sondaggio si trae una contrarietà verso le piccole unità dedicate ai pazienti Covid in ogni presidio ospedaliero, quindi un chiaro e rinnovato No al progetto, fortemente voluto e sponsorizzato ancor’oggi dalla Regione, della ristrutturazione di una parte dell’Ospedale Civile da dedicare esclusivamente ai casi di Coronavirus.
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