Alcuni degli studenti al gran ballo in abiti d'epoca a Venezia
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Il razzismo sui terroni al Nord: Vittima dell’aggressione una comitiva di ragazzi di Napoli in gita nella città lagunare per un ballo di Natale in abiti d’epoca, organizzato dalle associazioni di danza storica. Dopo la denuncia della dirigente dell’istituto partenopeo sono arrivate le scuse doverose del sindaco Luigi Brugnano
“Terroni, tornate a casa”. Niente di nuovo. Un insulto al quale siamo abituati. Negli anni 60 tali epiteti erano assolutamente normali come le scritte “non si affitta a meridionali”. E non era infrequente che tale indicazione si riportasse anche negli annunci che si facevano nei quotidiani locali e nazionali. Per cui sembrerebbe di non doversi scandalizzare di fronte a un insulto di questo tipo. Anche negli stadi gli striscioni tipo “Vesuvio o Etna, facci sognare“ non sono infrequenti. Ma lo stadio si sa è una realtà anomala dove spesso tutto è consentito e alcuni atteggiamenti vengono definiti ”goliardici”.
La stranezza di quello che è accaduto a Venezia invece è che le vittime di insulti razzisti e omofobi sono stati degli studenti napoletani che stavano partecipando a un ballo di Natale in abiti d’epoca, organizzato dalle associazioni di danza storica e che a denunciarli su Facebook, vicenda poi ripresa dai siti di informazione scolastica e giornalistica, è Mariarosaria ‘Rosi’ Stanziano, dirigente dell’Istituto statale di istruzione superiore “Archimede” di Napoli.
L’AGGRESSIONE ALLA COMITIVA DI STUDENTI NAPOLETANI
Immaginate questi circa 20 ragazzi e ragazze che si preparano a Napoli al grande evento, cercano di inventare degli abiti storici d’epoca, felici di partecipare a un incontro che unisce l’Italia in una realtà bellissima come Venezia. Che improvvisamente, mentre girano per le calli e i campielli, vengono aggrediti senza alcun motivo, solo perché parlano in napoletano e magari sono allegri e chiassosi come possono essere dei ragazzi in gita scolastica per un evento ludico. Gli epiteti vanno dal culattone al terrone, troie per le ragazze, e arrivano sul collo dei giovani come una bastonata data senza preavviso. Racconta l’insegnante: “ai miei ragazzi assurdi cori razzisti, discriminatori e omofobi, di una crudeltà e cattiveria assurda e ingiustificata, solo perché indossavano gli abiti storici o perché si sentiva l’accento napoletano”.
IL RAZZISMO SUI TERRONI E IL RISVEGLIO DEL MEZZOGIORNO
Recentemente, da quando il Mezzogiorno ha preso coscienza del fatto che è una colonia interna, e comincia a reclamare gli stessi diritti del Nord, le reazioni sono diventate sempre più violente. L’ultimo episodio che riguarda la sostanziale bocciatura dell’autonomia differenziata da parte della Consulta ha esacerbato gli animi. L’effetto della spaccatura del Paese è già nelle cose anche senza che l’autonomia differenziata si sia attuata. Dai ora e dai domani, predicando i motti tipo “padroni a casa nostra“, affermando continuamente il concetto di Veneto o Lombardia come nazioni, di Padania libera, le giovani generazioni invece che superare concetti e approcci mentale di retroguardia, di essere la generazione Erasmus, europei senza bisogno di passaporto, crescono con visioni retrive. In molti si chiedono se stiamo allevando giovani razzisti. Diceva Massimo D’Azeglio: “ fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani”.
In realtà sembra che invece che progredire su questa strada si va arretrando e stiamo costruendo 20 piccole patrie che si confrontano una contro l’altra, senza trovare quel minimo comune denominatore che fa sentire i loro abitanti italiani prima di tutto. L’episodio di Venezia in sé è banale se non fosse la punta di un iceberg che affonda il suo corpo in profondità. Gli apprendisti stregoni possono vedere l’effetto di un approccio che invece di guardare all’individuo soggetto di diritto e di doveri, individuato nella Costituzione come colui che deve essere messo in condizione di superare i diversi punti di partenza posseduti, viene guardato come abitante di una realtà, quindi come gruppo regionale che si contrappone a quello delle altre regioni. Per cui esiste il napoletano e il veneto di Zaia, il lombardo di Fontana e l’emiliano romagnolo dell’ex Bonaccini e ognuno deve andare contro gli altri.
LE LEZIONI DI MATURITÀ DI MATTARELLA CADUTI NEL VUOTI
Le lezioni di maturità che Mattarella dà continuamente alla Nazione non sembra abbiano avuto l’effetto desiderato. I fratelli d’Italia diventano tali solo quando vi è una partita della nazionale e una vittoria di questa, ormai sempre meno frequente. Il danno provocato dai movimenti territoriali, che esaltano le differenze invece che le tante cose che ci accomunano, diventa sempre più rilevante. E potrebbe portare ad una situazione senza ritorno. La diffusione dei social ha consentito una presa di coscienza, prima, quando impazzavano i quotidiani del Nord con i loro opinionisti che guardavano alle situazioni in senso unico, impensabile.
Oggi la consapevolezza di un Nord bulimico, che concentra tutto nella sua parte, che riesce ad avere tutti i Grandi Eventi, che si tratti di eventi sportivi come le Olimpiadi invernali o estive, o i grandi tornei di tennis, oppure eventi commerciali come possono essere le Expo é diffusa. Tutti hanno capito che la stessa TV pubblica ha un atteggiamento diverso rispetto agli eventi della Scala di Milano e dell’Arena di Verona in confronto a quello che accade al San Carlo di Napoli o al Teatro Massimo di Palermo o al Teatro greco di Siracusa. Ritorna a tutti i livelli il disprezzo per quella parte del Paese che si ritiene inferiore e che quando si vuole offendere si definisce africana, tranne ovviamente a inviare le proprie produzioni non rinunciando ad un interessante mercato.
RAZZISMO SUI “TERRONI”: I CAMPANELLI D’ALLARME
A poco servono le dovute scuse:” Con grande rammarico – scrive il sindaco Luigi Brugnaro – ho letto dell’esperienza che avete vissuto Lei e i suoi studenti durante la Vostra recente visita a Venezia. Le ingiurie e gli insulti che Lei e i ragazzi provenienti da Napoli avete ricevuto sono inaccettabili e non riflettono in alcun modo i valori della nostra Città, che ha sempre accolto con rispetto e apertura le diverse culture e tradizioni. Mi dispiace davvero tanto”.
I campanelli d’allarme si ripetono periodicamente senza che vi sia stato un intervento serio per correggere un andazzo pericolosissimo. Ma il vero intervento che può togliere alla base i motivi dei pregiudizi radicati e di un modo di pensare fuori da dal tempo é quello di fare in modo che le differenze territoriali vengano recuperate. Se per andare da Milano a Roma impieghi due ore e e da Roma a Palermo 12 é evidente che la sensazione di essere in colonia può diventare sempre più forte; se la sanità pubblica di una parte non è confrontabile con quella dell’altra si può rafforzare il pensiero in alcune menti più fragili che siamo di fronte a realtà e cittadini di serie B.
Se ancora oggi si consente a Torino l’esistenza di un museo intitolato a un uomo, Cesare Lombroso, dopo che la Comunità scientifica ha disconosciuto le sue teorie, visto che pensava che si potesse riconoscere la delinquenza di un individuo guardando la forma della faccia, accostando tale delinquenza a fenotipi meridionali, allora non bisogna stupirsi se poi accadono fenomeni come quello denunciato.
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