i vescovi delle aree interne a Benevento
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Fare rete per frenare lo spopolamento e la desertificazione dei borghi. L’esperimento in Irpinia
mette assieme 25 Comuni, ma serve un cambio di passo per continuare nel processo di sviluppo.
È una storia infinita. Di civiltà contadina fatta di lavoro, sudore, sacrifici, senza produrre ricchezza, Si passa all’illusione secondo cui il meglio sta nell’industrialismo e nasce la figura del metalmezzadro, per metà la conservazione del lavoro della terra e per l’altra metà la costruzione di motori per autobus.
Accade in quella zona tra l’Alta Irpinia e la Puglia dove gli antichi traffici avevano come riferimento il granai dei Borboni. Ma neanche così funziona. Quella che oggi si chiama restanza, la capacità di non strappare la radice, non ottiene successo. E allora? Si fugge, si emigra, i giovani soprattutto abbandonano quella casa che è costata sudore ai propri genitori.
Ecco, in sintesi, lo spopolamento.
SPOPOLAMENTO DEI BORGHI. IL CASO ALTA IRPINIA
In Alta Irpinia per combattere la grande fuga, 25 Comuni si sono messi insieme per tentare di dare una risposta a questa emergenza che ha ritmi disastrosi.
E’ stato costituito il Progetto Pilota, da un’idea dell’ex ministro Barca che fu tra i primi ad affrontare il tema dello spopolamento. Fino ad ora ha avuto un percorso sinusoidale per il fatto che è mancata una visione progettuale che potesse andare oltre il campanilismo. Insomma l’unione non ha fatto la forza, come di solito si dice.
Si ragiona, si pensa, ma al dunque non si va avanti. Manca ancora una strategia capace di superare le difficoltà.
ANCHE LA CHIESA SCENDE IN CAMPO CONTRO LO SPOPOLAMENTO DEI BORGHI
Contro lo spopolamento si registra anche una forte presa di posizione della chiesa campana. E’ scesa pesantemente in campo, preoccupata per la perdita delle anime da accudire. Nel segno del “Buio a mezzogiorno” si sono più volte riuniti i vescovi denunciando la mancata risposta delle agenzie sociali per frenare la grande fuga. I vescovi della Conferenza episcopale della Campania hanno chiesto udienza a Papa Francesco che li ha ascoltati e ha sollecitato le diocesi delle zone interne ad attivarsi per dare risposte. Non solo. Sono stati ricevuti al Quirinale, dal presidente Mattarella, che ha sollecitato gli amministratori locali a prendere iniziative per arrestare la desertificazione. La battaglia continua e per ora è importante almeno che se ne parli.
L’ANGOSCIA DEL PRESIDE VESPUCCI
“La mia più grande angoscia – mi dice Gerardo Vespucci, preside e attivo animatore culturale per molti anni degli Istituti delle zone interne dell’Irpinia – è di vedere i paesi di questa zona morire. In soli tre anni, da quindici Comuni sono andati via duemila persone. Abbiamo seicento bambini in meno e più di mille giovani che, per mancanza di una prospettiva di lavoro hanno lasciato il loro paese”. Ciò comporta – dice Vespucci – che anche la realtà sociale diventa più povera, Chiudono molte scuole, si cancellano presidi ospedalieri , si annullano i servizi più importanti. E qui Vespucci è tagliente: “ La politica è assente, la solitudine vince, l’abbandono continua”.
Lo provoco. Più che accogliere – chiedo al preside Vespucci – i migranti in Albania non si potrebbero ripopolare i Comuni delle aree interne?
Cade il silenzio. Poi Vespucci riprende fiato e risponde: “E’ una questione politica, Molto complessa e su cui non intendo pronunciarmi. Dico solo: prima qui la classe dirigente aveva avviato una riflessione sull’accoglienza, poi….”. Si tace con un mezzo sorriso.
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