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Una accelerazione incredibile. L’epidemia ci ha costretti a misurarci con una strumentazione, a disposizione finora , ma poco utilizzata. Quante piattaforme disponibili per video confrontarci, per video conferenze, per video lezioni, per video riunioni. Abbiamo scoperto che forse molti spostamenti erano totalmente inutili, e che possiamo risparmiare sul tempo, sui costi di trasporto, e che la società della digitalizzazione è ancora tutta da scoprire. Forse quello che ci riserva il futuro è più avanti di qualunque fantasia ed arriverà più velocemente di quanto si possa immaginare. E la scuola può essere protagonista di tale rivoluzione digitale.
Abbiamo lavorato in questi mesi con le lezioni a distanza ed abbiamo scoperto tutti i limiti strutturali che non ci consentono di utilizzare al meglio tale strumento. E’ evidente che il nostro Paese non può che misurarsi con gli altri competitor sulla base della tecnologia dei propri prodotti, certamente non sulla base di una competizione sul prezzo. Insomma sarà difficile che potremo competere con la Cina sulle mascherine a 0,50 centesimi. Perché non potremo mai avere un costo del lavoro che possa competere con quello dei cinesi, degli indiani , ma anche dei marocchini. Ed allora i mercati che dobbiamo conquistare sono quelli ad alta tecnologia, quelli dei brevetti, quelli della ricerca scientifica, dei vaccini. I nostri ragazzi devono essere la forza principale per aggredire e conquistare tali mercati.
Come i nostri scultori ,architetti, pittori invasero tutta Europa e furono utilizzati da tutte le corti, tanto da stupirci quando andiamo in giro per tutta Europa e scoprire quanto è presente il genio italiano, dobbiamo, se vogliamo ritornare ad essere quel grande Paese che siamo stati da 12.000 anni a questa parte, formare al meglio i nostri giovani. Non dimenticando che quando gli altri erano ancora a vivere sugli alberi, i nostri antenati paleo-mesolitici raffiguravano scene di vita campestre sui muri delle grotte dell’Addaura a Palermo, ritenuta una cattedrale del genere. Ma perché tutto questo possa avvenire è necessario investire nella scuola. Ed invece siamo tra i paesi europei che investono meno. Competiamo con i paesi poveri con il nostro misero 4,1% del PIL che investiamo nella scuola, analogo a quello della Bulgaria. Meno di quanto investa il Cile o la Germania con il 4,9% o la Corea del Sud con il 5,1%, molto meno della Francia (5,5%) o del Regno Unito (5,6%), dei Paesi Bassi (5,9) e ancora meno della Finlandia con il suo 7,2%.
per questo ci ritroviamo con scuole, dove i soffitti cadono sulla testa dei nostri figli o nipoti. Per questo le classi sono affollate e abbiamo dovuto rimandare la ripresa delle scuole a settembre, quando gli altri paesi europei stanno completando l’anno scolastico quasi normalmente. Ma se andiamo a vedere questo povero 4,1% del Pil come venga distribuito tra Nord e Sud , ci accorgeremo che, come per il resto della spesa corrente, anche nel settore della scuola vi è il solito divario che rende ancora più precarie le strutture scolastiche del Mezzogiorno.
Dimenticando che quella che è la nostra scuola oggi è quello che saremo tra 15 anni. L’investimento sulla scuola è l’unico che può fare crescere nel medio periodo una classe dirigente che meriti questo nome, e considerata l’esigenza di miglioramento nell’ educazione civica del nostro Sud è forse l’unica salvezza che si intraveda nel medio periodo. Ma oggi vi è un aggravante nel fatto che si moltiplicherà l’esigenza della formazione a distanza, perché le realtà più povere, quelle che hanno un reddito medio pro-capite equivalente ad un terzo di quello delle zone più ricche, ed un tasso di povertà doppio, difficilmente potranno inseguire ed accompagnare la rivoluzione digitale, perché a fianco ad una carenza di infrastrutturazione della banda larga e della fibra ottica, si sommeranno le carenze familiari nella dotazione di strumenti come gli i pad o i computer.
Ed in ogni caso sarà una lotta all’interno delle famiglie su chi deve utilizzare i pochi dispositivi disponibili. Peraltro la didattica a distanza, spesso prevede l’aiuto dei familiari e certamente nelle zone più disagiate tale aiuto è inimmaginabile. Per questo l’attenzione che si dovrebbe dedicare alla parte più debole del Paese, in termini di risorse umane e di capitali, dovrebbe essere massima. Altro che autonomia differenziata per la scuola , come richiesto da Zaia e Fontana con il beneplacito espresso o sottinteso di Bonaccini.
Un Paese che volesse crescere adeguatamente nei confronti degli altri paesi europei dovrebbe non perdere alcun talento disponibile sul proprio territorio. Al medagliere arrivi se parti dal basso e selezioni i migliori, come faceva la ex DDr, sempre ai primi posti del medagliere olimpico, malgrado i soli 17 milioni di abitanti. Chissà quanti Einstein si perdono nella dispersione scolastica del Sud, quanti Sabin non vengono scoperti e si aggregano magari alla malavita organizzata. Ma per far questo bisogna essere in grado di utilizzare le potenzialità esistenti non utilizzando una parte come colonia da sfruttare, e fare in modo che il merito possa emergere. Non mi pare che siamo su questa strada.
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