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Una robusta iniezione di risorse finanziarie, ma non solo. Il Recovery Plan per l’agroalimentare è molto di più. È il ribaltamento di una politica che ha sempre visto l’agricoltura come un settore a sé stante, slegato dalle grandi questioni del Paese.
Una sorta di riserva indiana, un po’ come il Mezzogiorno. Ora invece diventa parte integrante della Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”.
Uno dei settori di eccellenza dell’economia italiana, come è stato definito nel documento, rientra dunque nella strategia di sviluppo che fa leva su una nuova visione del Paese e sulla sostenibilità a 360 gradi. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che destina cospicue risorse al Sud, ha dedicato un ampio capitolo all’agricoltura che, come è noto, è una delle leve su cui si potrà fondare il rilancio del Mezzogiorno.
VISIONE CAMBIATA
Dopo la prova data dalla cosiddetta “filiera della vita” all’emergenza Covid, la visione è cambiata. Ecco perché, se si considerano finanziamenti e riforme in un’ottica di integrazione, il budget agricolo schizza molto più in alto dei 5,7 miliardi blindati alle azioni squisitamente di settore.
Nella Mission 2 rientrano anche i 23,78 miliardi dell’energia rinnovabile, i 15,22 dell’efficienza energetica e riqualificazione degli edifici e i 15.06 miliardi della tutela del territorio e della risorsa idrica. Tutte questioni strettamente connesse con l’agricoltura e con la salvaguardia di territori sfregiati come quelli del Mezzogiorno, da anni abbandonati all’incuria.
Ma il futuro dell’agricoltura potrà essere avviato sul binario giusto grazie anche alla digitalizzazione, alla cura del ferro con l’estensione dell’alta velocità che farà rotta verso il Sud, al rilancio dei porti, grande ricchezza del Paese mai sfruttata. Con enormi potenzialità per le regioni meridionali, dalla Campania alla Puglia, dove alcune strutture portuali potrebbero trasformarsi in Rotterdam del Mediterraneo.
Il gap infrastrutturale è da anni indicato come una delle principali cause del mancato sviluppo dell’agroalimentare. L’ortofrutta del Sud, in particolare, che in termini di qualità e produttività non ha nulla da invidiare alle produzioni spagnole, è in una condizione di arretratezza sui mercati mondiali proprio per la difficoltà ad agganciare le grandi rotte commerciali. Così come i fiori.
Un problema avvertito sul fresco, ma che penalizza anche tutte le eccellenze alimentari che sono il patrimonio della Dieta mediterranea. Così come sull’agricoltura si avvertiranno anche gli effetti benefici delle misure per la ristrutturazione dei piccoli borghi finalizzate a rivitalizzarli, dando così nuove opportunità soprattutto ai giovani delle aree interne.
Il piano in chiave agricola, dunque, va visto nella sua circolarità e nella stretta connessione di un tassello con l’altro. Al centro una filiera agroalimentare sostenibile, con aziende agricole più competitive in grado di garantire migliori prestazioni climatico-ambientali e aperte all’innovazione.
I PROGETTI
Molti dei progetti hanno recepito le indicazioni fornite dalla Coldiretti già in occasione degli “Stati generali dell’economia” promossi dal precedente governo.
Alcuni progetti, come quelli dedicati alle infrastrutture idriche, sono immediatamente cantierabili, come la realizzazione dei bacini di accumulo destinati a conservare l’acqua piovana che oggi si riesce a trattenere solo per il 10%. Per l’acqua il Piano mette sul piatto 4,38 miliardi.
La risorsa idrica è fondamentale, infatti, per conseguire l’obiettivo dell’aumento delle rese produttive, in un’ottica di autosufficienza alimentare, ma anche per garantire livelli elevati di standard qualitativi.
E poi i progetti di filiera, che contano su 4 miliardi perché sono stati inseriti nel Fondo complementare con una maggiorazione di risorse. Coldiretti, anche in questo campo, ha in cantiere numerosi possibili contratti, alcuni dei quali interessano particolarmente le regioni meridionali come l’olio, l’ortofrutta e lo stoccaggio dei cereali, ma anche la zootecnia sostenibile.
Dedicati alla sostenibilità degli edifici, e in particolare alle stalle, 1.500 milioni per il Parco Agrisolare. In primo piano anche gli investimenti per l’innovazione e la meccanizzazione. E ancora, le energie rinnovabili con uno stanziamento di 3 miliardi per lo sviluppo del biometano e dell’agrovoltaico. Ma è ricco il ventaglio delle voci orizzontali che potranno avere ricadute importante sul settore,
all’ampliamento del credito fiscale alla formazione alla digitalizzazione. Ma anche la banda larga, fondamentale per le aree rurali e la ricerca, motore importante per l’agricoltura e i prodotti alimentari.
Un piano che, se non Marshall, gli si avvicina comunque molto. Ricostruire il Paese è la parola d’ordine. Il Covid ha certo dato la spallata finale, ma con questo Piano si prova a mettere mano ad arretratezze strutturali storiche.
RIFORME STRATEGICHE
Ecco perché molto dipenderà, e non solo perché lo chiede l’Unione europea, dal tenore delle riforme. Semplificazione innanzitutto, un’altra delle spine nel fianco dell’agricoltura. Gli imprenditori si trovano alle prese con montagne di scartoffie prodotte dalla burocrazia italiana, ma anche da quella europea.
Riferendosi in particolare all’occupazione nei campi, ieri il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha lanciato l’ennesimo appello: «Serve una radicale semplificazione che possa ridurre la burocrazia, garantire flessibilità e tempestività del lavoro stagionale in un momento in cui tanti lavoratori di altri settori sono in difficoltà».
Fondamentale per centrare gli obiettivi del Pnrr è dunque una pubblica amministrazione amica. Così come sono strategiche le riforme e gli investimenti in materia di politiche del lavoro che puntano anche sulla lotta al sommerso. Una delle questioni aperte che non è riuscita a risolvere neppure una legge ad hoc, quella di contrasto al caporalato, una piaga che rappresenta un vulnus per le aziende sane costrette a subire una concorrenza sleale in termini di costi e regole.
Le condizioni per cambiare volto ora ci sono tutte. E anche la volontà. Se le parole hanno un senso, la linea è espressa anche da quelle più gettonate. Come emerge, infatti, dall’analisi del testo realizzata da Uecoop, la ripetizione nel Piano, per ben 138 volte, dei termini Sud e Mezzogiorno e di 124 volte di agricoltura e verde, che seguono impresa e cultura, la dice lunga sul nuovo volto che si appresta ad avere l’Italia.
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