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La gestione della campagna vaccinale non trova pace in Lombardia. E nel frattempo è stata formulata la nuova Delibera delle regole, il documento fondamentale che stabilisce come si spenderanno i 20 miliardi di euro del bilancio sanitario regionale. Una versione ridotta rispetto al passato, meno di cinquanta pagine rispetto alle centinaia delle versioni precedenti, e già sta sollevando mal di pancia all’interno dell’Amministrazione perché alcune indicazioni fornite dal Consiglio regionale sembra siano state ignorate. “Un libro dei sogni” l’ha definito un consigliere “in cui mancano gli indirizzi deliberati dal Consiglio”.

E mentre la nuova legge sanitaria lombarda fa già discutere ancor prima di entrare in vigore, emergono alcuni errori storici del modello applicato finora come il ruolo eccessivo del privato convenzionato e nel contempo un centralismo organizzativo ancora più marcato che nel passato. Per i privati nel documento della giunta Fontana si sottolinea che “La pandemia che ha colpito duramente la Lombardia nel corso del 2020 ha messo nuovamente in risalto come la collaborazione tra le diverse componenti del sistema sociosanitario possa essere molto utile per arginare anche le difficoltà più complicate”. Ma nei mesi in cui gli ospedali pubblici erano al collasso, quelli privati offrivano una visita domiciliare per diagnosticare il Sars-Cov-2 a 450 euro. Un esempio di come la collaborazione tra pubblico e privato in Lombardia pare squilibrata a favore delle grandi famiglie della sanità come i Rotelli.

Un’altra impostazione su cui Regione sembra voler procedere è quella della specializzazione degli ospedali più piccoli, i così detti “spoke”. Compartimentalizzare la sanità però non ha portato grandi successi quando poi il sistema viene investito da una pandemia. Eppure nelle nuove linee di indirizzo pare proprio che l’Amministrazione Fontana sia decisa a proseguire su questa strada.

In altri casi la “delibera delle regole” deve provare a mettere per iscritto le formule su come rimediare ai buchi storici del sistema sanitario lombardo come il piano da 700 milioni di euro per le strutture territoriali psichiatriche: “A partire dal 2021, su cui l’attenzione sarà focalizzata in particolare sulle strutture territoriali psichiatriche così come previsto dalla DGR n. 4386/2021, si darà avvio ad un importante piano pluriennale di interventi sul territorio per un importo complessivo pari a 700 milioni di euro che consentirà di determinare almeno un punto di accesso per tutti i servizi territoriali ogni centomila abitanti”. La salute mentale infatti è stata una delle grandi ignorate dell’ormai ex eccellenza lombarda. Un tentativo di rattoppare il sistema dopo lo choc del 2020, ma che per ora ha convinto pochi. Anche perché molte decisioni pratiche sono rinviate a “specifici provvedimenti” successivi.

Nel frattempo continua il caos sulla campagna vaccinale. A scuotere l’ambiente c’è stato anche il caso della nonna di Chiara Ferragni che è stata contattata rapidamente dopo un intervento sui seguitissimi social della nuora. Regione Lombardia ha negato che la telefonata ricevuta il giorno successivo sia stata legata al cognome della donna, ma nessuno ci ha creduto. E per l’Amministrazione è diventata l’ennesimo inciampo comunicativo.

Un dramma su cui le opposizioni in Consiglio continuano a martellare Fontana e alleati: l’ultima è stata la consigliera regionale del partito democratico Paola Bocci che ha raccolto diverse segnalazioni. Cittadini residenti a Milano città, inviati a vaccinarsi a Pieve Emanuele, Binasco e San Donato Milanese. Persone che dal quartiere Giambellino sono state indirizzate a Iseo, in provincia di Brescia. E anche i residenti nei comuni di Città Metropolitana destinati a sedi in altre province, ad esempio da Gorgonzola a Lodi, pur avendo centri vaccinali vicini a casa. Bocci, la quale ha raccolto le testimonianze, le ha messe nero su bianco in una lettera indirizzata al vicepresidente e assessore regionale al Welfare Moratti e al direttore generale dell’assessorato, Giovanni Pavesi, oltre ad aver depositato un’interrogazione in Consiglio. Nell’interrogazione l’esponente del Pd chiede di sapere “se e come Regione Lombardia si stia adoperando per rivedere le assegnazioni, sia per la prima dose, sia per il richiamo successivo, individuando punti vaccinali più prossimi al domicilio dei richiedenti”.

E per concludere il quadro di una Regione ancora in balia di brutta aria, c’è il caso dei camici di Fontana: pare che sia ormai vicino al rinvio a giudizio per il governatore lombardo per la tentata vendita, poi trasformata in donazione, di uno stock del valore di 517mila euro prodotto dalla Dama spa, ditta della famiglia di Fontana. I pm sono vicini a tirare le fila delle indagini su questo fronte, mentre quelle sul conto in Svizzera della famiglia del governatore leghista in questo caso indagato per falso in voluntary disclosure e auto-riciclaggio sono ancora in pieno svolgimento.


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