X
<
>

I migranti nelle strade di Lampedusa

Share
5 minuti per la lettura

Arrivano alla spicciolata. Il popolo dei vacanzieri in barca attorno all’isola di Lampedusa li nota mentre si avvicinano alle coste. Per rispetto e compassione non si affiancano ai barchini, anche se la curiosità è tanta. Solidarietà umana e rispetto per la sofferenza non consentono ai proprietari di barche, che portano i turisti per le spiagge e le falesie, di approfittare del dolore umano per soddisfare le curiosità dei vacanzieri. Loro uomini di mare hanno un rapporto antico con la Tunisia e con l’emigrazione. Conoscono la sofferenza e la disperazione.

MARE COME OLIO

Oltre 1.000 persone nel fine settimana, hanno attraversato in questi giorni questo mare calmo che, come dicono gli isolani, sembra olio. Quel mare nostrum che invece di unire le due sponde le separa, in contrapposizione a come lo utilizzavano i Romani, che lo attraversavano frequentemente per costruire sulle sue sponde città imperiali come Leptis Magna, in Libia. La mancanza di visione anche del nostro Paese ha consentito l’allargamento dell’Europa a Est, tanto caro alla Germania, ed il blocco di quello a Sud che avrebbe consentito una centralità al nostro Paese, diventato invece periferia Sud dell’Europa.

ALTA VELOCITÀ A SALERNO

Ci accorgiamo di essere a due passi dalla sponda Nord di quello che sarà il continente che avrà un tasso di sviluppo maggiore negli anni a venire solo quando arrivano i disperati, ma la piattaforma logistica del Mediterraneo, che siamo geograficamente, da quando il Paese ha tagliato lo stivale dal punto di vista infrastrutturale, è diventata solo una propaggine inutilizzabile per l’attrazione delle merci provenienti dall’Estrema Oriente, che ogni giorno attraversano il canale di Suez raddoppiato. L’alta velocità ferroviaria si ferma a Salerno, calpestando i diritti di cittadinanza di un terzo della popolazione italiana, che rimane fuori dal collegamento dovuto e necessario per mettere a regime , anche economico, queste aree. Ma si ricorda di avere paesi e cittadini, da usare per rispondere agli obblighi europei dell’accoglienza, che esiste un Mezzogiorno quando arrivano i disperati. Ma è grave che il costo di tale fenomeno, che dovrebbe gravare sull’Europa e sul Paese, lo si carica su piccole comunità che già hanno problemi di sopravvivenza in un momento tanto delicato.

L’USO DEL PORTO

Lampedusa è il simbolo plastico di tale atteggiamento, metafora del rapporto tra Stato e Sud. Il porto usato per le motovedette che servono a recuperare i migranti, l’Isola militarizzata, anche se i vacanzieri non incontrano mai quel flusso di giovani uomini alla ricerca di un futuro migliore. Ma il danno che l’Isola subisce dalla propaganda negativa di essere zona di approdo dei migranti, anche se difficile da quantificare, è certamente elevato. In un momento in cui la gente comincia a rilassarsi ed a cercare località dove passare le vacanze, molte contenute nel tempo per la limitatezza delle risorse disponibili causa epidemia, le notizie sugli sbarchi evidentemente dirottano molti verso altre mete. Quando poi alcuni sono contagiati dal virus l, come gli 11 sbarcati a Pozzallo, la bomba mediatica esplode. Qualcuno può obiettare che l’isola è di fronte la Tunisia e quindi, con il cambiamento delle strategie degli scafisti, trasportatori di uomini, non può che essere l’approdo naturale. Falso! Arrivano a Lampedusa perché vi è l’hot spot e, gli scafisti sanno,anche una struttura per l’accoglienza. Anche Pantelleria è di fronte alla Tunisia e anche più vicina, ma viene marginalmente toccata dal fenomeno perché così ha voluto la forte comunità Vip italiana e non che li si è radicata e che impedisce che se ne faccia lo stesso uso che viene fatto di Lampedusa.

STRATEGIA ALTERNATIVA

Ci sarebbe una strategia alternativa, quella di raccogliere i migranti e non farli passare dall’Isola, ma portarli su navi ospedaliere ancorate al largo, per poi trasferirli con altre navi verso la cosiddetta terraferma, che non dovrebbe essere solo quella del Centro Sud. Genova e Trieste sono porti importanti e quindi pensabile che il problema possa essere condiviso, diventando anche essi porti sicuri. Nello Musumeci il presidente della Regione Sicilia, è volato sull’Isola per vedere da vicino la drammatica situazione, che il sindaco dell’Isola, Salvatore Martello inascoltato, denuncia. Ma poi non può che chiedere aiuto al Governo Centrale che negli anni è stato sordo alle richieste e continua ad esserlo. Ma è molto più economico per questo Stato patrigno usare il molo Favaloro per gli sbarchi e l’Isola per l’accoglienza. Costa molto meno, anche se il prezzo viene pagato dalla comunità isolana, il cui turismo risorsa fondamentale, viene penalizzato per una propaganda negativa, che in tempo di corona virus, diventa devastante.

ACCORDI SCELLERATI

Lampedusa simbolo di un atteggiamento di un Governo centrale che utilizza il Sud come colonia, per l’approdo dei tanti migranti, buono per le fabbriche inquinanti, per le raffinerie, per portarci i rifiuti tossici, per riserva di manodopera quando serve, per avere soldi dall’Europa per le zone a sviluppo ritardatato da utilizzare come sostitutive di quelle ordinarie e al massimo per passarci qualche giorno di ferie. Dove contrabbandare l’alta velocità ferroviaria dei poveri, per accordi scellerati con la classe dominante locale in cambio di mancette, per avere i voti necessari per governare il Paese. Negando ai 21 milioni di abitanti quei diritti di cittadinanza che mettono in dubbio la validità della carta costituzionale. Con una funzione estrattiva delle risorse, dovute in base alla popolazione, che ormai con operazioni subdole e colpevoli durano da perlomeno dieci anni, ma che risalgono alla cosiddetta unità d’Italia. Cambiare marcia è un mantra propalato nelle parole, nei fatti tutto va come prima. Pronti alla prossima denuncia di un Sud mantenuto e palla al piede di un Paese che deve valorizzare la locomotiva che perde velocità e vagoni.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE