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Merkel e Conte durante il vertice

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“L’Italia ha mostrato una disciplina ammirevole e grande pazienza». Se a dirlo è un tedesco, anzi, la cancelliera tedesca, questo è certamente un grande complimento.
Ma è anche un atto politico importante, un invito agli altri partner europei a riconoscere l’pproccio giudicato positivo che l’Italia ha avuto nell’affrontare la pandemia. Nel contempo è un invito al governo di Roma a non mordere il freno, ad andare avanti come sta facendo, ma con la saggezza di gestire al meglio la fase “europea” della crisi, senza scatti di ira, bensì lavorando con costanza in un negoziato difficile.

L’INCONTRO

L’incontro tra Angela Merkel e Giuseppe Conte a Meseberg, la sede di rappresentanza del governo tedesco, a 65 chilometri da Berlino tecnicamente è andato «bene».
Era l’ultima tappa del giro della capitali che il nostro presidente del Consiglio ha deciso di fare in vista del Consiglio europeo di venerdì e sabato, la più importante, nel Paese più influente dell’Unione europea, che per questi sei mesi ha anche la presidenza di turno dei lavori dei Ventisette.

Doppio incontro, prima, nel pomeriggio, per parlare di Recovery fund e bilancio pluriennale dell’Ue, i temi sul tavolo del Consiglio europeo del fine-settimana, con relativa conferenza stampa, e poi una cena, per poter discutere di altri temi di interesse bilaterale.

Merkel ha fatto di tutto per mostrasi aperta e solidale e per convincere Conte a sedersi al tavolo negoziale con uno spirito aperto, per poter ottenere il massimo, magari pagando però qualche prezzo in più del desiderato.

Fa sapere che lei e il presidente del Consiglio hanno avuto «tanti contatti» in questi mesi ed ha spiegato che se la propagazione del virus «non è stata colpa di nessuno», adesso se nel Mercato unico «la catena del valore si spezza, allora si spezza per tutti».

Questa è la chiave che ha fatto cambiare atteggiamento a Berlino già dall’inizio di maggio e questa è la chiave che Merkel vorrebbe per tutti i Paesi, soprattutto i “frugali”, che girassero, capendo che l’economia europea è tutta connessa, che non può esserci il fallimento di uno, e in particolare di uno grosso come l’Italia, senza che si creino dei danni per tutti gli altri.

FCA, tanto per fare un esempio paga le tasse nei, Paesi Bassi, ma produce in Italia: se salta l’talia che tasse si pagano alla fine?

E dunque, insiste Merkel, «dobbiamo superare la crisi in maniera solidale». Non sa se questo Consiglio europeo basterà, potrebbe essere necessario organizzarne un altro prima della fine dell’estate, ma è assolutamente chiaro che alla fine «questi investimenti devono avvenire, sono unici, senza precedenti».

L’INTESA

Su questo, dunque, tra Roma e Berlino l’intesa è completa, e la cancelliera ha molte parole di sostegno pubblico a Conte, «che si è mostrato proattivo» nell’affrontare la crisi.

Anche il presidente del Consiglio ha avuto belle parole per la collega.

«La ringrazio – dice – il dialogo tra noi è sempre molto intenso», ma quello che preoccupa il nostro premier sembrano essere, più che i soldi europei, sui quali evidentemente si è raggiunta una certa intesa, le condizionalità che alcuni governi, e in particolare quello dei Paesi Bassi, vorrebbero imporre sull’utilizzo dei fondi.
«Ben vengano tutte le regole di governance che rendono ancora più chiare le scelte che i singoli Paesi dovranno compiere – dice Conte con sicurezza – ma questi criteri devono permettere effettività di reazione», non ci si possono legare le mani e rendere inutile lo sforzo.

LE LINEE DEL RILANCIO

Uno sforzo che l’Italia sta già facendo, rivendica il premier: «Noi abbiamo già un programma di grande prospettiva: semplificazioni, accelerazioni della spesa per rinvestimenti. Ma vogliamo fare di più – annuncia – con un piano di rilancio che è perfettamente in linea con le politiche della Commissione europea: innovazione digitale, transizione energetica consistente, Green deal efficace, accelerazione del sistema della Giustizia, una società più inclusiva».
E per questo, ammonisce Conte «non dobbiamo dividerci su visioni nazionalistiche. L’Unione deve offrire soluzioni, non illusioni e paure, queste le lasciamo ai movimenti nazionalistici».

Su questa questione delle condizionalità Merkel segue meno Conte, cerca di negoziare, e spiega che il piano presentato dal presidente del Consiglio europeo «secondo la quale gli Stati trattano con la Commissione» sui fondi in base a dei programmi e «poi il Consiglio decide a maggioranza qualificata» la trova «d’accordo».

E allora Conte ci torna, e dice che “la proposta Michel è un buon punto di partenza, recepisce il livello di ambizione politica, anche se ci sono alcune criticità.
«Noi siamo per criteri di spesa chiari, trasparenti, Non chiediamo fondi da utilizzare in modo arbitrario, discrezionale sì, ma non arbitrario. Stiamo lavorando al piano di rilancio sul quale vorremmo il confronto, e accetteremo volentieri il costante monitoraggio tra programmi anticipati e la loro realizzazione. La fase attuativa – sottolinea però – non deve essere monitorata da capi di governo, ma monitoraggio sì, ci deve essere”.

LA TEMPESTIVITÀ

Al Consiglio di venerdì e sabato, dice il premier «dovremo mostrare la consapevolezza del momento che stiamo vivendo, tempestività per uscire dalla crisi, perché una risposta non tempestiva è una risposta non adeguata. Se non finalizziamo entro l’estate ci troveremo in grande difficoltà».

E allora Merkel riprende il boccino e, attenta come lei stessa ha detto a non pronunciare la parola “autostrade”, vista la situazione in Italia con la società dei Benetton, dice e ripete, per convincere tutti al negoziato che «saremo in 27 con un impegno verso l’Europa e verso il proprio Paese, l’arte è nel gettare dei ponti, ne siamo tutti consapevoli, e il risultato deve corrispondere alle aspettative che abbiamo».


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