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La Regione LOmbardia

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È proprio vero che nulla sarà più come prima. È caduto infatti anche l’ultimo tabù: ora anche la Lombardia ha i conti in rosso. Perdite straordinarie per circa 320 milioni di euro, da ripianare tagliando i costi e risparmiando sul welfare. Cose mai viste da quelle parti.

La cifra è scritta nero su bianco nel Dfr, il Documento di finanza regionale 2020-2022 e fa un certo effetto considerando che da sempre è la Regione che incassa la fetta più grossa dei finanziamenti previsti dal piano sanitario nazionale. A determinare l’insolito sforamento è stata ovviamente l’emergenza Codiv-19 che ha colpito duramente la Regione del presidente Attilio Fontana. Più uscite ma anche minori entrate per 33 milioni di euro pari a un – 11% circa, da attribuirsi per il 27% ai minori introiti per il bollo auto, addizionale Irpef (-21%) e al decremento dell’Irap, (-43%) sia per quanto riguarda il saldo del 2019 che il primo acconto 2020. Un ulteriore 9% lo si deve alle minori riscossioni dell’Agenzia delle entrate per la tregua da lockdown.

Il “buco” è chiaramente di derivazione sanitaria. Dai tabulati della Regione si evince che degli 894.100.214,35 euro spesi sono stati autorizzati finora solo 52.035.024,92 euro sul totale degli oltre 566.035024,92 euro rendicontati, Il Pirellone ha richiesto al commissario straordinario 502.808.621,77 milioni di euro. Ma ad oggi – sui fa notare dall’assessorato al Bilancio della regione Lombardia – queste risorse non sono state ancora assegnate. Si tratta di spese sostenute durante l’emergenza per l’assistenza medica, per la sanificazione di strutture sanitarie, acquisto di apparecchiature medicali, dispositivi di protezione e quant’altro è stato necessario per fronteggiare l’esplosione dell’epidemia nei giorni più caldi.

Altri 63 milioni di euro sono stati richiesti al Dipartimento di Protezione civile. Spese varie ma sempre prettamente sanitarie. Esempio; l’assistenza alberghiera ai pazienti positivi o quarantenati e a medici e infermieri; la distribuzione dei medicinali; il trasporto salme da presidi ubicati al di fuori della provincia o della regione delle vittime e l’allestimento di strutture temporanee.

Un calderone, insomma, in cui c’è di tutto. Restano invece in capo alla Regione Lombardia alcune spese che non sono state autorizzate. Tipo: rafforzamento della pianificazione della prevenzione e i costi aggiuntivi di personale, tra tutte quest’ultima resta la voce di spesa più importante: 148.246.093,69 milioni di euro.

Mai come in questo esercizio finanziario ogni voce di spesa racconta il dramma che si è consumato nella regione considerata fino a ieri la Locomotiva d’Italia. Un ente locale, che a differenza di altre aree geografiche, può contare su entrate consolidate, introiti stabili, solidità finanziaria. Nel 2019 l’avanzo di bilancio ammontava infatti ad 1 miliardo e 324 milioni di euro, di cui 518 milioni provenienti dal bilancio di competenza. Una riserva ingente a cui sarà necessario attingere ora che la crisi da Covid 19 ha imposto una brusca inversione di tendenza. “Il nostro problema – conferma infatti il consigliere regionale Dem Raffaele Straniero – è stato semmai il contrario: la capacità di spesa”.

Non la pensa così l’assessore al Bilancio Davide Carlo Carapini, bresciano e leghista della prima ora che ha più volte chiesto di accelerare le procedure dei rimborsi. La Conferenza delle regioni e delle Province autonome ha fatto di recente la ricognizione delle spese sostenute da tutti gli enti locali tra il 31 gennaio e il 31 maggio 2020 in relazione all’emergenza Codiv-19 ma le procedure per applicare i rimborsi previsti dal decreto Cura Italia viaggiano ancora molto al rilento.

Arriveranno? Ma quando? Nell’incertezza della copertura, il Pirellone non esclude di utilizzare i proventi delle donazioni, circa 52 milioni di euro. Sono il frutto di raccolte fondi tra i privati ma anche delle aziende territoriale della sanità (Ats): Ats Brianza; Insubria; Val Padana; Bergamo e Città metropolitana. Risorse sono arrivate anche dagli Irccs di Besta; San Matteo; Policlinico e dall’Istituto nazionale dei tumori. Ognuno ha fatto la sua parte. Un discorso diverso è quello delle donazioni arrivate per il padiglione di Rho Fiera destinato alle terapie intensive. Pazienti che si contano sulle dita di una mano: costo 20 milioni circa di euro. Secondo molti uno spreco inutile, risorse sottratte al pubblico e regalate ai privati. Il nuovo ospedale messo su con la collaborazione di Bertolaso e il contributo di Berlusconi, per intenderci. Sebbene dei 52 milioni raccolti, ben 25 indicavano nella lettera di accompagnamento o nella delibera di autorizzazione la preferenza per la destinazione Rho, la Regione chiederà ai donatori l’autorizzazione a destinarle ad altre “iniziative” legate comunque all’emergenza.

Il Codiv 19 ha stravolto i bilanci di tutte le regioni italiane, nessuna esclusa. Ma se quelle povere saranno ancora più povere questa volta anche i ricchi piangono. Lacrime e sangue è costato il coronavirus anche all’Emilia-Romagna, l’altra eccellenza. Un colpo duro alle casse regionali non ancora del tutto quantificato. Si dà il caso però che nel riparto delle risorse nazionali, la regione guidata dal governatore Bonaccini aveva scoperto proprio a marzo, in piena emergenza, di poter incassare 175 milioni in più dell’esercizio precedente. Un tesoretto da cui ripartire. Chissà certe sorprese nel Mezzogiorno non si verificano mai.


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