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Vittorio Colao

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Non sempre regole uguali per tutti realizzano giustizia. Per questo vi sono gli insegnanti di sostegno, che aiutano i più deboli per non farli restare indietro. Lo stesso meccanismo riguarda le politiche economiche nei vari Paesi.

Un concetto del quale stentano a convincersi in molti. Da Renzi, che dà gli 80 euro indiscriminatamente, non valutando che sarebbero andati a finire nelle tasche dei lavoratori e dimenticando che non vi è la stessa percentuale di occupati in tutte le aree. All’industria 4.0, ottimo strumento che però avvantaggia le aree sviluppate.

LE AMNESIE DI COLAO

È difficile convincere chi sta bene, e ha un reddito pro capite in media con gli Stati più sviluppati europei, che vi sono zone che hanno un tenore di vita più basso di quello greco. È difficile per Carlo Cottarelli, che ha il problema di spostarsi da Cremona a Milano, e che dimentica che sono ben altri i problemi di spostamento nel Sud e che alcuni mezzi di trasporto, come i treni sono addirittura inutilizzabili. Come per esempio il Palermo – Trapani. O come l’ingegnere professore Marco Ponti, 78 enne, quello dell’analisi costi-benefici della Tav che metteva tra i costi i mancati introiti derivanti dalla vendita della benzina conseguenti alla diminuzione del traffico stradale per lo spostamento sul ferro e ci racconta che fare arrivare l’alta velocità a Palermo non è conveniente. Certo non mette nel calcolo costi-benefici, strumento tipico che si invoca quando un’opera non la si vuol fare, il collegamento di Augusta con Singapore e Hong Kong, l’intercettazione dei traffici provenienti dal canale di Suez.

Anche il piano Colao dimentica alcuni aspetti e sembra una di quelle elaborazioni molto accademiche, che sarebbero valide per qualunque Paese del mondo. Più digitalizzazione, infrastrutture, scuola, sanità, eliminazione delle differenze sociali un progetto valido per tutti, tranne per un Paese duale come il nostro. Se piove molto sarà la valle o la pianura che verrà alluvionata, mentre la collina resterà a secco dopo che siano passati alcuni giorni senza piovere. Qualcuno potrà dire che l’acqua è caduta allo stesso modo ovunque. Ed è vero, ma gli effetti saranno diversi.

Il piano Colau non sembra essere convinto che, essendo i Paesi due, il Sud deve essere centrale rispetto a tutte le politiche, a meno che non si voglia continuare investendo sulla cosiddetta locomotiva. Anzi, il piano addirittura diventa pericoloso quando estende alcuni dei vantaggi alle localizzazioni previste in maniera differenziata per le Zes, che si stanno costruendo nel Sud, a tutto il Paese. Come quando dice nel Reshoring al punto 18: «Valutare di estendere le agevolazioni a tutti i nuovi insediamenti produttivi in Italia». Significa che l’interesse a delocalizzare dal Nord al Sud verrà meno.

INFRASTRUTTURE E TURISMO

Poi parla di infrastrutturazione e dei porti e fa riferimento al Sud, e anche al collegamento con l’alta velocità della Sicilia che significano quei 25-30 miliardi che servono per completare l’alta velocità da Salerno a Palermo-Augusta, ponte sullo stretto di Messina compreso. Ma lo fa insieme alla sottolineatura di intervenire presso tutta la rete ferroviaria italiana, per cui è naturale che le risorse sarebbero destinate prevalentemente alla rete ferroviaria esistente.
Anche dal 48° punto in poi, quando parla del sistema ricettivo italiano, dimentica che tutto il Sud ha un numero di presenze di poco più numerose del solo Veneto. Anche qui, se intervieni nello stesso modo su due sistemi totalmente diversi la maggior parte delle risorse saranno destinate al Nord.

Mentre nulla si dice sul come far raggiungere, e in che tempi, gli obiettivi minimi, che un’area così ricca, come il Sud, di beni paesaggistici e culturali merita. Si parla di mettere meglio a regime le strutture esistenti, di renderle più competitive, ma nulla rispetto a delle Zes turistiche, che consentano l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area, dimenticando al solito che si parla di due realtà completamente diverse: una già a regime che forse deve adottare il numero chiuso come Venezia e un’altra come Palermo o Napoli che ancora non riescono, pur essendo patrimoni culturali inestimabili e unici (si pensi all’arabo-normanno di Palermo, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco) a scalare la classifica delle presenze delle città italiane, rispettivamente dal 16° e 38°, entrambi in classifica delle presenze, dopo Lazise e Caorle.

POLI D’ECCELLENZA

Poi vi sono alcune parti che con la giustificazione di favorire le eccellenze relegano il Sud a rimanere area di serie B. Parliamo dei poli di eccellenza scientifica internazionale e competitivi del punto 76. Con la giustificazione che viene riportata di seguito, si daranno meno risorse alle università del Sud: «In ciascuna area disciplinare vi sia forte dispersione dei migliori ricercatori fra le università italiane. Conseguente buona qualità media delle università italiane, ma carenza di poli di eccellenza internazionalmente competitivi; pluralità di funzioni che le università sono oggi chiamate a svolgere: dalla formazione di base a quella specialistica, dalla ricerca pura a quella applicata, dal contributo allo sviluppo territoriale alla presenza in network internazionali conclude con l’esigenza di differenziare internamente le università per funzioni, evitando contrapposizioni fra atenei di serie A e serie B».
E poi il consiglio: Il Ministero incentiva le università piccole o mono-disciplinari a specializzarsi in una particolare combinazione delle diverse funzioni oggi svolte: “questa la dizione. Il significato sarà che le università del Sud diventano sempre di più dei super-licei destinati alla formazione e che quelle del Nord diventano centri di ricerca. Ma, tra le righe, fregature per il Sud se ne possono trovare tante.

IL LIBRO DEI SOGNI

Il piano è talmente articolato che, oltre a un libro dei sogni, sembra la Bibbia: si occupa di tutto, compresa l’inclusione degli studenti con disabilità. Erano tanti i componenti della commissione e ciascuno ha voluto inserire una parte nella quale riconoscersi.

Ma c’è poco su obiettivi, tempi, risorse da destinare, priorità. Gli Stati generali, che si apriranno in questo fine settimana, farebbero invece bene a partire dai dati dell’occupazione italiana e delle carenze di ciascuna area. Dai tre milioni di posti di lavoro che, come dice Svimez, mancano al Mezzogiorno, e come riuscire a colmare tale carenza riuscendo a far sì che si creino attività produttive che portino a regime l’area, perché possa dare il suo dovuto contributo al Paese nei vari settori dal manifatturiero ai servizi.

Cosa che il piano Colao dimentica. Dimentica la cosa più importante che i Paesi sono due e che se non si mette a regime il secondo, non si salva, riferendosi a un’Italia teorica, che nella realtà non esiste.


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