Carla Ruocco
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“Ci arrivano ogni giorno centinaia di segnalazioni che noi gireremo sotto forma di esposti alla Banca d’Italia. Ci sono ancora troppi comportamenti scorretti. Le banche devono sbrigarsi. Non c‘è motivo per cui i prestiti garantiti dallo Stato non vengano concessi ai cittadini e alle imprese. E non vorrei che ogni giorno che passa si trovassero altri lacci e lacciuoli per inibire le erogazioni. Perché così, con questo andamento al rallentatore, il decreto Cura Italia non serve”.
COMPORTAMENTI FRAUDOLENTI
Nel Parlamento semi-chiuso per Covid 19, c’è una Commissione che ha continuato a lavorare tutti i giorni: la Bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario, presieduta dalla deputata M5s Carla Ruocco. “Non ci siamo mai fermati, sia pure rispettando tutte le regole di distanziamento o lavorando da remoto”. Nelle prime audizioni i vertici di Bankitalia e Abi hanno preso atto delle tante denunce presentate dai cittadini. Nel giro di pochi giorni sono pervenute alla Commissione 1.400 segnalazioni, altrettanti “no” a richieste di prestito e moratorie. Lo stesso Giovanni Sabatini, direttore generale Abi ha ammesso che da parte di alcuni istituti di credito “ci sono stati comportamenti fraudolenti e fuorilegge”, comportamenti sui quali gli organi vigilanti dovranno intervenire.
LE BANCHE COME I COVID HOSPITAL
Le banche nella fase 2 avranno la stessa funzione che i Covid-Hospital hanno avuto finora. Dovranno dare al Paese la possibilità di rimettersi in piedi senza che sia iniziata una vera e propria convalescenza giacché bisognerà convivere ancora a lungo con il virus. L’iter per l’accesso al credito delle aziende in difficoltà presenta delle complessità.
E’ di ieri l’allarme lanciato dal Consiglio nazionale dei Commercialisti, manca un allineamento tra i due canali di garanzia proposti: quello Sace, per cui le banche possono ottenere la garanzia pubblica al 90% solo se erogano finanziamenti che si traducono in pratica in una nuova finanza per i beneficiari, e quello delle Pmi, per il quale la garanzia pubblica è all’80%, anche se si danno finanziamenti che si traducono in una nuova finanza per i beneficiari fino al 10%, e il resto per rinegoziare esposizioni debitorie già in essere. Molte aziende sono finite loro malgrado nel buco nero della Centrale rischi. Specie al Sud il contagio, per restare nella metafora, è altissimo. Un piccolo “incidente”, magari risalente a molti anni fa, è bastato per marchiarle a vita. Tagliarle fuori dalla ripresa vorrebbe dire annullare i benefici del Cura Italia. Senza il bazooka europeo, private di un qualsiasi sostegno, della promessa liquidità “da ottenere nel giro di 24/48, condannate a sicura morte. “Bisogna analizzare caso per caso – riprende la Ruocco – perché altrimenti continueremo a penalizzare sempre le stesse aziende. Bisogna capire il motivo per cui si è iscritti alla Centrale rischi. Non si può fare un ragionamento unitario sulle crisi pregresse. Ognuna è diversa dall’altra. Anche perché, diciamolo, a beneficiare del prestito finora sono stati in pochi. E se si continua a ridurre la platea…”.
FERMARE LE SEGNALAZIONI DI INSOLVENZA
Che fare, dunque? “La prima cosa da fare è cominciare a fermare le segnalazioni alla Centrale rischi per le imprese insolventi. È stato fatto, mi chiedo? Qualcuno ha verificato questo? La ratio del decreto Cura Italia è quella di aiutare le imprese in difficoltà. Se le iscriviamo nel registro della Centrale rischi o le condanniamo a vita stiamo contravvenendo allo scopo principale del decreto. L’altra domanda che pongo, e scusate se insisto, è questa: se lo Stato si fa garante, perché le banche stanno ostacolando la concessione dei prestiti?”.
Una percentuale altissima delle segnalazioni recapitate alla Commissione bicamerale riguardava proprio questo aspetto specifico. La contraddizione di uno Stato che ti tende una mano promettendoti – a parole – un prestito ma che un minuto dopo ti inserisce nel registro dei cattivi pagatori se ritardi nel pagamento del rateo del mutuo. “Le banche ora sanno che noi abbiamo acceso una lente su di loro. Da mercoledì prossimo riprenderemo le audizioni, quindi Bankitalia sarà riconvocata e sentiremo in che modo è stato affrontato questo punto”:
Le imprese che possono beneficiare di prestiti fino a 25 mila euro sono circa 3 milioni, secondo l’Abi. Da qui la cautela mostrata da molti istituti bancari. La procedura in teoria è molto semplice, non bisogna presentare un bilancio e neanche l’ultima dichiarazione dei redditi. Ma è chiaro che fare presto non vuol dire non vigilare.
“Se un’azienda è fuori mercato da anni e vuole sfruttare il Coronavirus per rilanciarsi senza avere alcun requisito allora sono d’accordo anch’io – spiega la Ruocco – Ma, se c’è un business plan, un piano di ristrutturazione, questo non è difficile da verificare”.
La Commissione in tutte le audizioni tenute finora ha ribadito l’importanza di recepire i provvedimenti del governo e fornire ai clienti le modalità per ricorrere alla moratoria. E fin qui tutto bene. Peccato però che i ritardi nei pagamenti dei mutui e dei prestiti, a quanto pare, verranno comunque segnalati perché altrimenti le banche e le società finanziarie non avrebbero informazioni aggiornate sui comportamenti dei clienti rispetto ai debiti contratti”.
“Queste segnalazioni di insolvenza – conclude la Ruocco – vanno assolutamente fermate”.
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