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NELLE dimore patrizie, arrivata la primavera, in qualunque parte d’Italia, si procedeva alle pulizie straordinarie. Si staccavano le tende, si toglievano i tappeti, si prendevano le scale per pulire i lampadari, si lucidavano gli argenti e si potavano i giardini E la dimora, dopo questo stravolgimento, era di nuovo pronta per i tanti ricevimenti e la vivace vita sociale. Forse è proprio quello che serve al nostro Paese per ripartire e far uscire il genio che ormai da tanti anni è compresso e non riesce ad esprimere tutta la sua forza. La lampada, che lo blocca e che non lo fa esprimere al meglio, è la macchina pubblica oramai inceppata e che. invece di accompagnare le geniali iniziative degli italiani, finisce per bloccarle.
IL PROBLEMA
Per cui il vero problema, più della carenza di risorse, è quello di far sì che la macchina burocratica consenta che dalla cabina di comando le azioni concordate arrivino al Paese. Questa macchina costituisce un muro che fa rimbalzare qualsiasi azione, per cui tra la decisione normativa e la sua attuazione passa così tanto tempo da rendere vana qualsivoglia azione. Per cui diventa quasi ininfluente la minore o maggiore capacità della catena di comando, tanto alla fine l’azione risulta inefficace. Spesso proprio per le caratteristiche delle mille leggi e leggine che regolano qualunque azione della pubblica amministrazione, alcune volte per la capacità del sistema burocratico di annacquare volontariamente con tempi lunghissimi ogni azione di chi, anche se al governo, resterà in carica per qualche mese, mentre la struttura burocratica sa che sarà ben salda negli stessi posti per molti anni.
Sembrerà strana un’affermazione come questa: ma la nostra primavera è oggi. Perché ci costringerà a una ripartenza veloce, con l’angoscia di dover recuperare molto rapidamente, per non perdere migliaia di posti di lavoro e per non compromettere un sistema produttivo in ovvio affanno. Bisogna approfittarne per rivoltare la macchina pubblica, che negli anni si è appesantita delle incrostazioni di giusti provvedimenti di protezione, ma anche di appesantimenti ideologici che l’hanno portata all’immobilismo. In questo periodo di maggiore stasi dell’attività delle nostre rappresentanze, esse potrebbero approfittare per rivoltare il sistema, partendo dal principio che tutto deve essere consentito, tranne quello che è vietato. Incidendo con il bisturi nei gangli che bloccano l’attività della pubblica amministrazione.
LO SVECCHIAMENTO
Una riforma che in un momento come questo potrebbe trovare meno resistenze nelle lobby che hanno bloccato negli anni passati qualunque tentativo di cambiamento. Insegniamo nei nostri corsi universitari che i soggetti dell’attività di uno Stato sono le imprese, le famiglie, il resto del mondo e la pubblica amministrazione. Nella nostra attività economica è proprio quest’ultima che blocca tutte le altre. Troppo onerosa da rendere necessario un regime di tassazione troppo elevato, per cui è difficile per le imprese competere con il resto del mondo. Che dà servizi alle famiglie inadeguati, a cominciare dai Comuni, in perenne ritardo rispetto al rilascio di qualunque autorizzazione.
Per far questo è necessario che il personale burocratico venga svecchiato, non con inutili quote 100 che hanno decapitato un sistema, ma con assunzioni meritocratiche che facciamo elevare il livello medio, non consentendo più precariati di gente immessa dalla classe dominante estrattiva, che poi sfociano in assunzioni a tempo indeterminato, anche giuste, se sono il risultato di anni di lavoro senza garanzie. Ma anche dando la certezza a chi firma che non andrà sotto processo per qualunque decisione presa. Non consentendo a giudici amministrativi di bloccare qualunque opera pubblica per un qualunque ricorso di parte!
The show must go on perché il prezzo che paghiamo per questa finta legalità è di gran lunga maggiore di eventuali abusi, che certamente vanno repressi. Nessuno pensa al “liberi tutti” e che si possa approfittare delle risorse pubbliche, ma nemmeno che per non fare rubare non si facciano le Olimpiadi. Tale approccio va riportato anche a livello europeo. Bisogna cambiare le regole e passare dal disimpegno automatico alla sostituzione dei poteri, per evitare la vergogna, in un Sud che soffre e fa emigrare i propri figli, che ci siano anche pochi euro non impegnati e conseguentemente non spesi, meccanismo che favorisce l’utilizzo di tali fondi come bancomat a disposizione per tutte le esigenze, come ha sostenuto Svimez.
LE DERIVE POPULISTE
È necessario che i livelli di governo superiori si sostituiscano a quelli che non riescono a farlo. Per interesse, alcune volte, perché spendere all’ultimo momento consente di indirizzare le risorse verso i propri protetti, oppure per indolenza e incapacità o per mancanza di risorse umane. In modo da arrivare agli obiettivi che ci si è posti. E se lo Stato centrale per calcolo, perché ha problemi di bilancio o per disinteresse, non riesce a farlo, che sia la stessa Unione a sostituirsi alle nazioni inadempienti, perché colmare i divari è interesse di tutti, anche per evitare derive populiste che trovano il loro terreno di cultura proprio nel disagio e nella povertà.
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