Carla Ruocco, presidente della Commissione bicamerale sulle Banche
5 minuti per la lettura«QUESTA crisi mette in evidenza quello che era emerso in Commissione finanze. I limiti dell’autonomia regionale intesa in un certo modo. Siamo partiti dalle vostre inchieste, dai numeri di quella che il vostro giornale ha chiamato “Operazione verità”. Li abbiamo confrontati e approfonditi. Il risultato è quello che oggi abbiamo sotto i nostri occhi. Purtroppo».
Il colmo per Carla Ruocco, presidente della Commissione bicamerale sulle Banche, è lasciare sul più bello l’indagine conoscitiva sul federalismo e l’autonomia proprio ora che i fatti sembrano avvalorare le ragioni che originarono quell’inchiesta parlamentare. «Ma ora tutto, anche il lavoro della nostra Bicamerale – riprende Ruocco, esponente di punta del Movimento 5Stelle – andrà visto e rivisto nell’ottica di questo imprevedibile evento che ci ha travolti. E nel frattempo la Commissione finanze andrà avanti anche senza di me, ci sono tutti i presupposti, è stata richiesta di una proroga».
Iniziamo a mettere qualche punto fisso: l’autonomia differenziata alla luce del dramma che ogni giorno si sta consumando è morta e sepolta.
«Non sta a me dirlo. Se però vogliamo farci del male possiamo continuare a fare i ragionamenti sommari che si facevano fino a ieri, tener conto solo di una posta di bilancio, il gettito fiscale e trascurare tutto il resto. Per essere più chiari: le certezze di prima non ci sono più. D’ora in poi esisterà un mondo prima e un mondo dopo. L’autonomia differenziata farà parte del mondo prima».
È stato ignorato l’allarme, hanno prevalso gli egoismi. Possiamo dirlo?
«Noi l’allarme lo abbiamo colto. Sulla spinta di alcune analisi che erano apparse appunto sul Quotidiano del sud abbiamo intrapreso l’Operazione verità. Ed è arrivata la conferma che la realtà era molto diversa da quella che si percepiva. Mi riferisco, ad esempio, alla spesa sanitaria divisa per regione, alla perequazione infrastrutturale, allo squilibrio dei fondi destinati alla ripartizione della spesa destinata al Sud in rapporto alla popolazione residente. Numeri e percentuali che voi conoscete bene».
Ora c’è un’altra contabilità. Quella dei caduti sul fronte del Coronavirus. Si poteva evitare?
«Non so. So che qualcuno aveva avuto l’intuizione, capito fino a che punto si stesse scavando un solco, creando uno squilibrio. E questa crisi dimostra in modo evidente come una indiscriminata richiesta di autonomia differenzia da parte di 2 o 3 regioni non abbia portato a una organizzazione dello Stato efficiente e soprattutto a una tutela dei cittadini. Non è staccando la parte più produttiva del Paese da quella meno produttiva, sulla base di un improbabile surplus fiscale, che si risolvono i problemi anche delle regioni ricche. Questa esperienza mette in luce l’esatto contrario: quanto sia importante lo Stato centrale e quanto sbagliato sia stato smantellare lo Stato sociale e lasciare la sanità pubblica alle Regioni. Quando una Regione è in difficoltà le altre devono essere in grado di soccorrerla. Serve una maggiore omogeneità anche organizzativa e un nuovo equilibrio tra pubblico e privato. In alcune regioni la medicina di base e la sanità pubblica sono state smontate pezzo a pezzo».
Il ruolo delle Banche mai come in questa fase sarà vitale. Come procederà adesso il lavoro della Bicamerale?
«Ci stiamo occupando di raccogliere tutte le segnalazioni che arrivano dai territori, cittadini e imprese che si rivolgono alle banche per avere la tutela che i decreti ministeriali accordano e demandano agli istituti di credito. Bisogna intervenire, lo si chiami come si vuole, reddito da quarantena, reddito di emergenza. Ma si faccia presto».
In questa nuova fase la Bicamerale avrà anche una funzione di controllo?
«La legge istitutiva della Commissione prevede un’indagine sull’operatività delle banche, attività che in questo momento è focalizzata sull’attuazione della norma-Covid. L’obiettivo è far arrivare questa immensa massa di liquidità nelle tasche dei cittadini e delle aziende che lo meritano. Raccoglieremo tutte le segnalazioni su una casella dedicata (com.banche@camera.it). A valle di questo feedback con i cittadini ci sarà l’interlocuzione con il Mef che ha istituito una task-force con Banca d’Italia e Medio credito per correggere eventuali distorsioni. La Commissione ha poteri molto ampi. Ci sarà una fase conoscitiva, apriremo una dialettica per la risoluzione dei problemi augurandoci che vi sia collaborazione a tutti i livelli».
Il sistema Inps è andato in tilt. Siamo partiti con un flop.
«Preferirei non commentare, spero che il problema si risolva prima possibile, data l’emergenza».
L’irrigidimento sugli Eurobond non è esattamente quello che ci si aspettava dalla Germania.
«Vogliamo parlare allora dell’Olanda, un paradiso fiscale fiscale all’interno dell’Europa: gli olandesi drenano ai cittadini italiani decine di miliardi di euro di tasse, visto che hanno una pressione fiscale molto più vantaggiosa e le aziende delocalizzano. Chi si crede virtuoso alimenta una concorrenza sleale. Se poi si trattava di andare in soccorso a un Paese in difficoltà, allora questo Paese deve morire. Vuole sapere cosa penso?».
Prego…
«Penso che l’Italia sia un Paese pieno di risorse, risorse di ogni genere. E forse non tutti hanno voglia di aiutarci, mettiamola così».
Sta emergendo un sentimento antitedesco. Qualcuno in questi giorni ha ricordato la risposta che Andreotti diede quando gli chiesero cosa pensasse dell’unificazione: «Amo tanto la Germania al punto che ne preferirei due».
«La Germania e i Paesi del Nord devono decidere se completare l’architettura dell’Europa stessa attraverso un sistema di condivisioni di rischi, eurobond, titoli che garantiscono il debito pubblico allo stesso modo. Ma non per un principio di mera solidarietà. Va fatto perché se l’Europa è un “organismo unico” tutti devono contribuire. L’Europa deve decidere se vuole esistere o no. Ricordiamoci che la Germania, quando ci fu la riunificazione, si avvalse di tutti, Italia compresa. Idem alla fine della Seconda guerra mondiale. L’alternativa è un ragionamento che non porta da nessuna parte, solo allo sfaldamento dell’Europa. Ma chi si crede più forte da solo nel nuovo assetto geo politico e geo economico non andrà da nessuna parte».
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA