Luca Zaia
3 minuti per la letturaIl Veneto va per la sua strada. Questa la linea dettata dal governatore leghista Luca Zaia sul fronte della lotta al Coronavirus (con qualche accenno polemico). Che significa: effettuare il maggior numero di tamponi possibile, a dispetto delle indicazioni del Ministero della Salute secondo cui i tamponi vanno effettuati solo cui pazienti sintomatici e non anche sugli asintomatici. E’ per questo che le percentuali di mortalità sono maggiori in altre realtà, rispetto al Veneto, dove il numero di tamponi è più elevato.
Sabato la Regione Veneto aveva annunciato di voler estendere i tamponi ad un numero sempre maggiore di cittadini, considerando gli asintomatici positivi un vero pericolo pubblico, visto che ognuno di loro può infettare in media 2,4 persone. Ieri il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha annunciato il rafforzamento dell’attività sul fronte dei tamponi, che verranno praticamente quadruplicati. Nel giro di una settimana si passerà dai 3.210 tamponi al giorno attuali a 11.330 al giorno. Per raggiungere questo obiettivo sono stati coinvolti tutti i laboratori di microbiologia della rete ospedaliera regionale.
Durante l’incontro con la stampa, avvenuto ieri a mezzogiorno nella sede della Protezione Civile a Mestre, il governatore ha detto: “Abbiamo già dato ai Direttori Generali delle Ullss le indicazioni di predisporre i tamponi, partendo a tappeto, con priorità a tutti i 54 mila lavoratori della sanità, a quelli delle case di riposo, e ai medici di medicina generale”. Se questa è la prima fase, “subito dopo toccherà a tutte le persone che hanno dei sintomi, ma che, oggi come oggi, dovrebbero attendere la fine del periodo di osservazione per l’esecuzione del tampone. La filosofia è semplice: più casi isoliamo, più sicurezza creiamo”.
In Veneto, oltre a questi 11.330 tamponi al giorno ce ne sono altri 10.000 che vengono effettuati dalla struttura del professor Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova, il quale ha già avviato un lavoro di studio e approfondimento su alcune categorie dei servizi essenziali, ad esempio le cassiere dei supermercati e gli operatori dei vari servizi pubblici. “La partita dei tamponi è per noi irrinunciabile” ha dichiarato Zaia. “Questo, a maggior ragione, dopo il risultato di Vò Euganeo (il Comune padovano dove si è verificato il primo focolaio con il primo decesso, ndr): siamo stati criticati da più parti, ma abbiamo fatto il tampone a tutta la popolazione isolando 66 casi, con il risultato che oggi Vò è il territorio più sicuro d’Italia”.
Da Roma arrivano indicazioni diverse. Quattro giorni fa il Ministero della Salute ha diffuso una circolare con cui si indica di sottoporre a test solo le persone sintomatiche. La decisione è condivisa dal Consiglio Superiore di Sanità. “Mi spiace che qualcuno continui a dire che sbagliamo, ma a questo punto, sinceramente ce ne freghiamo. Sono gli stessi che ci dicevano che le mascherine non servivano, gli stessi che non ci hanno detto che il warning (l’allarme, ndr) erano i respiratori automatici. E anche quelli che non ci dissero che questi pazienti assorbono ossigeno 20-40 volte in più di un normale ricoverato in terapia intensiva e che poteva nascere il problema del congelamento delle condotte di ossigeno negli ospedali. Erano quelli che non ci dissero che respiratori, mascherine e ossigeno erano il cuore del lavoro da fare”.
Zaia ha citato anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Tutti citano la posizione dell’Oms, ma noi non l’abbiamo visto qui, in trincea con noi. Abbiamo il massimo rispetto delle idee di tutti ma anche il dovere di pensare prima di tutto ai nostri cittadini e a metterli in sicurezza”.
Il piano del Veneto ha l’obiettivo di interrompere le catene di trasmissione del virus responsabile di COVID-19 con due strategie. La prima è quella di individuare tutti i possibili casi sospetti, probabili e confermati (con isolamento domiciliare e quarantena). La seconda è quella di ricostruire, attraverso una indagine epidemiologica approfondita, tutti i possibili contatti, sia quelli definibili “stretti” (appartenenti alla cerchia familiare e colleghi di lavoro con cui si è in contatto quotidiano) sia quelli “non stretti”, ovvero occasionali e quindi a basso rischio).
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