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Ognuno per sé e Dio per tutti. In tempi di Coronavirus, e soprattutto di psicosi da Coronavirus, il rischio è proprio questo. Le regioni provano a tutelarsi come possono e scattano in avanti con iniziative autonome. È successo a Ischia, dove sei comuni hanno vietato l’ingresso a chiunque provenga da Veneto e Lombardia, oltre che a coloro che siano di ritorno dalla Cina ovviamente. Niente «divieto di sbarco», ma quarantena automatica per chiunque arrivi dalle zone colpite dall’epidemia, è la ricetta messa in campo dalla Basilicata con un’ordinanza ad hoc. Ultime, in ordine di tempo, Calabria e Marche, tentati dall’idea di chiudere scuole e università.
Un caos generale che ha spinto il premer Giuseppe Conte a parlare di “situazione insostenibile” e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia ad annunciare che «le ordinanze regionali non concordate saranno impugnate». «Mai come in questo momento non hanno alcun senso provvedimenti autonomi e scollegati dalla regia nazionale» spiegava Boccia lunedì annunciando il varo di alcune linee guida valide anche per le regioni non colpite direttamente da Covid-19.
La bozza di ordinanza governativa è arrivata nel pomeriggio di ieri e impone ai governatori una serie di misure finalizzate al contenimento del contagio.
LA QUARANTENA
Può tirare un sospiro di sollievo Vito Bardi, presidente della Basilicata. La bozza impone la quarantena domiciliare per «chiunque abbia fatto ingresso in Italia negli ultimi quattordici giorni dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico», dunque chi rientra dalle aree della Cina, e nei paesi in zona a rischio «come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanità».
Non solo: anche tutti coloro che sono stati negli ultimi 14 giorni nelle zone rosse italiane – dieci comuni lombardi e Vò Euganeo in Veneto – devono comunicarlo alla Asl che dispone la «sorveglianza sanitaria» e «l’isolamento fiduciario» nella propria abitazione.
Dopo aver disposto la permanenza domiciliare, l’Asl informa il medico di base e l’Inps e rilascia una dichiarazione in cui si attesta che «per motivi di sanità pubblica» il paziente «è stato posto in quarantena». In caso di sintomi, la persona in quarantena deve avvisare immediatamente la Asl, indossare la mascherina, stare lontano dagli altri familiari e rimanere nella sua stanza fino al trasferimento in ospedale.
Negli scorsi giorni le associazioni del personale sanitario, in particolare quella dei medici di famiglia, avevano chiesto un controllo più stringente delle persone esposte a rischio contagio negli ultimi 14 giorni. La bozza stabilisce il coinvolgimento delle forze di polizie e, se necessario, delle forze armate nel monitoraggio dell’isolamento.
GITE E CONCORSI
Confermato lo stop alle gite scolastiche e alle visite di scambio e istruzione, ma solo fino al 15 marzo. I concorsi pubblici invece, almeno per il momento, dovrebbero continuare a tenersi. Con un’accortezza: dovrà essere garantita la distanza di sicurezza per la cosiddetta «trasmissione droplet», vale a dire il contagio mediante le goccioline generate da starnuti e tosse. Precauzioni in più anche per autobus e tram: «Le aziende di trasporto pubblico locale devono adottare interventi straordinari di pulizia dei mezzi». Igiene al primo posto anche nelle «pubbliche amministrazioni e, in particolare, nelle aree di accesso a strutture del Servizio sanitario, nonché in tutti i locali aperti al pubblico» nei quali «devono essere messe a disposizione degli addetti, nonché degli utenti e visitatori, soluzioni disinfettanti per il lavaggio delle mani».
IL DECALOGO
Scuole, università, uffici pubblici dovranno esporre le linee guida per la prevenzione del Coronavirus diffuse dall’Istituto superiore di sanità. Sindaci e associazioni di categoria sono tenuti a promuovere la diffusione delle stesse informazioni anti contagio presso gli esercizi commerciali, negozi e supermercati.
«Con questi interventi – ha ribadito Boccia nel pomeriggio di ieri – si eviteranno le incomprensioni o le fughe in avanti non coordinate dal tavolo nazionale della Protezione Civile». In conferenza stampa, al termine del tavolo con ministri e regioni, anche Conte ha commentato la bozza di ordinanza, ancora soggetta a limature «L’ho visionata – ha detto – per dare indicazioni alle aziende che producono materiale di protezione (ndr. come le mascherine). Dovranno privilegiare i fabbisogni italiani per l’emergenza nazionale. Stiamo adottando misure straordinarie e urgenti perché la produzione di questi equipaggiamenti vada a soddisfare le nostre esigenze nazionali».
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