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Il Ministro Giuseppe Provenzano

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Mai come in questi giorni il passaggio delle Sardine si è concentrato in zona Palazzo Chigi. Martedì scorso dal ministro per il Sud, Provenzano, ieri dal ministro per gli Affari regionali, Boccia. Prossimamente dal premier Conte.

Incontri a ripetizione per un movimento nato e allevato sotto la Torre degli Asinelli che vorrebbe però riprodursi anche nel Mezzogiorno. Sardine di lotta e di governo, decise a sposare la causa del Sud, la madre di tutte le disuguaglianze. Ma come? Per ora facendo incetta di buone intenzioni e promesse. L’ultima è il Piano per il Sud annunciato a scadenze fisse, anche ieri, da Provenzano. Piano che verrà disvelato domani e di cui parleremo più sotto.

LA FRASE MISTERIOSA

Ma dicevamo delle Sardine. La gratitudine per il trionfo di Bonaccini e per lo scampato pericolo ha elevato Mattia Santori & co. al rango di interlocutori facendo inalberare Salvini («Loro ricevuti, gli industriali no»).

Porte spalancate, quindi, alla delegazione formata da Massimiliano Perna (Sicilia), Jasmine Cristallo (Calabria), Michele Esposito (Campania) e Isabella Capozzi (Puglia). E stesso rito: la busta bianca consegnata al ministro Boccia. Sul foglio A4 consegnato il giorno prima a Provenzano c’era scritto «Il viaggio più lungo», ieri la seconda parte della frase misteriosa. Per risolvere il rebus bisognerà aspettare l’incontro con il presidente del Consiglio.
La proposta di un progetto Erasmus Italia, presentata a Provenzano, non ha sortito gli effetti sperati. Anzi. «Ma noi non pensavamo certo di risolvere così la questione meridionale…».

A Boccia sono state chieste rassicurazioni: «Non vogliamo leggi che tutelino il Sud come luogo geografico ma tutti i cittadini da Nord e Sud e il ministro ci ha dato grande disponibilità, il confronto è partito dalle disuguaglianze, dai trasporti alla PA. Abbiamo posto domande e ricevuto risposte, e il ministro si è detto disponibile a venire nei territori per chiarire i dubbi di chi pensa che il Sud possa essere spazzato via da questo tipo di provvedimento».

AUTONOMIA E LEP

Giornata intensa quella di Boccia, ascoltato ieri anche dalla Commissione parlamentare per le Questioni regionali. Dove ha ribadito che il percorso dell’autonomia dovrà rimanere nel perimetro della Costituzione, perché «non mina ma rafforza l’unità nazionale».

«Non vedo l’ora che ci si possa confrontare in Parlamento, questo è il ddl più concertato della storia della Repubblica».

Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto hanno già avviato il loro percorso; altre 7 regioni sono coinvolte, «se andremo avanti diventeranno 15» ha annunciato Boccia, attento a coniugare ogni volta il condizionale.

Su un punto però non transige. «Senza il via libera del Parlamento aiI Lep non si trasferiscono competenze». Livelli essenziali delle prestazioni di cui si parla da almeno da 19 anni. «Se non ci sono la colpa non è delle Regioni ma dei ministeri che avevano il dovere di mettere a disposizione i dati». Ergo: «Ci riserviamo 12 mesi, salvo poi commissariare».

Tutto ruota intorno ai Lep. Su questo punto cruciale, previsto e inapplicato della legge 42/2009. si giocherà la partita più importante. L’utilizzo non corretto dei dati ha permesso fin qui una lettura falsata della spesa pubblica. L’unica distribuzione possibile non può prescindere dal rapporto tra spesa media nazionale e costi standard. La strada insomma è lunga e lastricata di insidie.

Un tema caldo resta quello del fondo perequazione infrastrutturale per le aree in ritardo di sviluppo. Nel testo ammonta a 3 miliardi e 300 milioni. «Mi auguro che possa diventare 10 volte tanto» auspica il ministro, che indica il punto di caduta: «Penso che quando il testo uscirà dal Parlamento possa essere raddoppiato».

FONDI PER LA COESIONE

Infine il PP, il Piano Provenzano. Il ministro si è detto pronto a lanciare la “fase 2 del governo”.

«Ci siamo presi un po’ più di tempo – ha ammesso, intervenendo a un incontro a Napoli – perché volevamo coinvolgere gli altri ministeri e fare ordine sulle risorse disponibili».

I Fondi per la coesione saranno gestiti a livello centrale per evitare che si disperdano in mille rivoli o non vengano utilizzati dalle regioni. E ci saranno risorse aggiuntive.

«Al Sud abbiamo troppo Stato dove non serve e poco Stato dove serve, competenze più organizzative che tecniche». Senza anticipare i numeri, Provenzano ha confermato una particolare attenzione per le donne, e 5 missioni strategiche.

E le Zes? «Sono una grande potenzialità per lo sviluppo e l’attrazione di grandi investimenti. Ma tutte le cose fatte finora sono chiaramente insufficienti. Ecco perché è necessario un commissario di governo che si occupi della materia».

Finora sono state approvate 7 Zone economiche speciali, «come in Cina», ha chiosato il ministro. Il Pil in Cina, benché ai minimi da 27 anni, ha segnato lo scorso anno un + 6,2%. Da noi si oscilla intorno alla zero virgola. Dettagli.


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Simone Saverio Puccio

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