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Nel 2018 i debiti complessivi della Pubblica amministrazione hanno raggiunto la cifra di 53 miliardi, quattro in meno rispetto al 2017 ma pur sempre una somma monstre. Soprattutto se si considera che a soffrire sono le imprese private e, in particolare, quelle delle Sud. Sì perché, stando ai dati incrociati di Cgia Mestre e ministero dell’Economia, i “cattivi pagatori” sono, in particolare, gli enti locali del Mezzogiorno, con qualche eccezione.
LA CORTE DI GIUSTIZIA UE
La settimana scorsa, la Corte di giustizia Ue ha aperto una procedura di infrazione contro lo Stato italiano per i ritardi dei pagamenti nella Pa: «L’Italia avrebbe dovuto assicurare il rispetto da parte delle pubbliche amministrazioni, nelle transazioni commerciali con le imprese private, di termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni». Per la Corte, l’Italia «non ha assicurato che le sue pubbliche amministrazioni, quando sono debitrici nel contesto di transazioni commerciali, rispettino effettivamente termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni di calendario» stabiliti all’articolo 4, paragrafi 3 e 4, della direttiva sul ritardo dei pagamenti.
Ma quando e quanto pagano gli enti pubblici? Stando alle rilevazioni del Tesoro aggiornate a fine 2018, il tempo medio di pagamento è sceso a 46 giorni, 35 giorni per i Comuni. Con 53 miliardi di debito, l’Italia ha il primato in Europa: secondo i dati Eurostat, la Grecia, penultima, ha un’incidenza dei mancati pagamenti di parte corrente sul Pil dell’1,4%, mentre da noi è al 2,9%. Imprese non pagate o pagate in ritardo, artigiani costretti a versare le tasse dallo stesso Comune che ancora non salda le fatture: è questa la fotografia che scatta la Cgia.
I COMUNI DEBITORI
Solo i Comuni italiani, al 31 dicembre del 2018, vantavano un debito di 3,6 miliardi di euro. Una somma che, avverte la Cgia, risulta per altro essere sottodimensionata, visto che non include molte amministrazioni che non hanno pubblicato o aggiornato sul proprio sito il numero dei creditori e l’ammontare complessivo dei debiti maturati. Tra le prime dieci città italiane con il più alto debito cinque sono del Sud: Napoli (seconda dietro Roma, 432 milioni), Palermo (sesta, 137 milioni), Reggio Calabria (settima, 114), Siracusa (ottava, 73) e Salerno (nona, 58 ).
«Molti Comuni – si legge nella relazione della Cgia – continuano a liquidare i propri fornitori con tempi abbondantemente superiori a quelli stabiliti per legge. In particolar modo al Sud». Dall’analisi risultano essere, ad esempio, 599 le imprese creditrici nei confronti del Comune di Napoli, 909 quelle che attendono un pagamento dal Comune di Palermo, il Comune di Reggio Calabria addirittura è debitore nei confronti di 1.933 imprese. Su 62 Comuni monitorati, 41 sono del Sud.
I CASI LIMITE
I casi limite sono moltissimi, soprattutto nel Mezzogiorno. Il Comune di Napoli, ad esempio, paga mediamente i propri fornitori con 320 giorni di ritardo (Indicatore di Tempestività dei Pagamenti riferito al 2018), l’Asl Napoli 1 con 167 (dato riferito al primo trimestre 2019) e l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria con 163 (dato medio 2018). Nel complesso, i Comuni italiani hanno fatto registrare un tempo medio di pagamento di circa 35 giorni e mediamente un giorno di ritardo: è quanto emerge dalla lettura dei dati che provengono dal sistema informatico denominato Piattaforma dei crediti commerciali (Pcc), realizzata e gestita per il ministero dell’Economia dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, che rileva le informazioni sulla base delle singole fatture ricevute dalle oltre 22.200 amministrazioni pubbliche registrate.
Il problema è che non tutti gli enti pubblici sono attivi nella comunicazione dei dati di pagamento. Il 66% dei Comuni analizzati riporta percentuali di pagamenti comunicati che si posizionano su valori superiori al 80 per cento degli importi dovuti e la metà degli enti mostra di aver pagato in anticipo rispetto alla scadenza. Fra questi, i Comuni sopra i 60.000 abitanti hanno fatto registrare, per le fatture ricevute nel secondo, terzo e quarto trimestre del 2018, un tempo medio di pagamento di circa 42 giorni per un ritardo di 6 giorni, mentre i Comuni più piccoli, fra i 10.000 e i 60.000 abitanti, mostrano un tempo medio di pagamento di circa 42 giorni e un ritardo medio pari a otto giorni.
LE REGIONI
Passando dai Comuni alle Regioni il quadro non cambia. Rispetto agli anni precedenti c’è stato un miglioramento: nel 2017 si registrava un ritardo medio nei pagamenti di 10 giorni e nel 2016 di 16 giorni, mentre nel 2018 si è scesi a 9 giorni. Ma si osserva un gap evidente Nord-Sud: il Nord presenta tempi di pagamento mediamente inferiori di 8 giorni, mentre il Sud mostra un valore medio superiore di 11 giorni (fonte: Piattaforma dei crediti commerciali). Le Regioni che pagano con tempi più rapidi sono Toscana, Lombardia e Friuli- Venezia Giulia, che hanno saldato mediamente le fatture entro 20 giorni dall’emissione. Maglia nera alla Basilicata, mediamente 103 giorni per il pagamento, seguono Abruzzo (65 giorni), Veneto (62), Sicilia (60), Campania (48).
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