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Grandi opere a rischio deragliamento. Stando alle stime più rosee, ma potremmo definirle anche “fantascientifiche”, qualche scavo, qua e là in giro per l’Italia, potremmo vederlo tra poco più di tre mesi.

Ma la realtà dei fatti, al momento, dice altro: ci sono 77 grandi opere al palo, e in ballo, o per meglio dire bloccati, un totale di 38 miliardi di euro di investimenti. A tanto ammonta il valore dei cantieri.

I TEMPI

Mentre si assiste alla atavica differente distribuzione dei fondi tra Nord e Sud (a favore del Settentrione), c’è da rilevare come, a monte di tutto, ci sia un problema molto difficile da superare, considerati i tempi stretti, un problema di natura burocratica: l’individuazione di ben 77 commissari chiamati a guidare la realizzazione delle singole progettualità. Solo una volta che saranno scelti, infatti, si potrà passare alla fase dello sblocco dei lavori.

Entro domani, 15 dicembre, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dovrà redigere il decreto definitivo per le opere da far ripartire. Ma questo è solo uno degli step, perché dopo la palla passerà di nuovo al titolare del Mit, per la selezione dei commissari.

Va detto che le opere indicate come prioritarie sono quelle individuate dall’ex ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli e inviate a Giovanni Tria (ex ministro del Tesoro) prima che cadesse il governo gialloverde.
Il passaggio al Conte bis e all’Esecutivo giallorosso, e contestualmente il cambio al Mit, dove Toninelli (M5S) è stato sostituito da Paola De Micheli (Partito democratico), hanno contribuito non poco a dilatare i tempi dell’iter.

NODO COMMISSARI

Tra le opere presentate, ci sono al Nord l’autostrada Pedemontana, tra Veneto e Lombardia; il tratto ferroviario ad Alta velocità, Brescia-Verona-Padova.

Al Meridione, invece, bisogna fare i conti con la prosecuzione dei lavori dell’Alta velocità della Napoli-Bari (termine previsto per la consegna delle opere 2026); i lavori per la linea Palermo-Messina-Catania (6 miliardi di euro), e quelli per la dorsale adriatica tra Bari e Pescara (1,3 miliardi).
Ma tornando ai commissari, è questo il terreno su cui si potrà registrare il maggiore confronto e si potranno avere ulteriori rallentamenti, perché sulle nomine ci sarà, è naturale, molta attenzione da parte della politica.
Ogni partito andrà a utilizzare il misurino per avallare o meno, le scelte. Rispetto alle quali, va pure detto, l’ultima parola spetterà al presidente del Consiglio.

I tempi si annunciano lunghi, anche perché il Mit (in concerto col ministero del Tesoro), prima di inviare la scrematura delle proposte a Conte, dovrà vagliare centinaia di curriculum. Quindi l’individuazione di questi profili – da selezionare tra accademici esperti di infrastrutture, e dirigenti di primo livello di Anas e Ferrovie – è tutt’altro che immediata.

I RISCHI

E poi c’è da considerare una circostanza di primaria importanza: relativamente al 60 per cento delle opere, ci sono due stazioni appaltanti, Anas e Rete ferroviaria italiana (Rfi), entrambe facenti riferimento a Ferrovie dello Stato.

Anas e Rfi dovranno occuparsi della redazione dei bandi e dell’individuazione dei committenti, altro lavoro che contribuirà al rallentamento della partenza delle opere.

Esiste poi un possibile conflitto di interessi. I commissari, come detto, li avallerà il ministero del Tesoro, che è azionista di controllo di Cassa depositi e prestiti. La Spa controllata del Mef sarà futura socia di Salini Impregilo. Il timore, sottolinea sempre Ance, è uno: Impregilo potrebbe affermarsi in tutte le gare.

Naturalmente finora abbiamo parlato di progetti sulla carta. Bisognerà capire quanto davvero si riuscirà a realizzare, dopo che si saranno sbloccate le 77 grandi opere.

Se non sarà invertita la tendenza, potrebbe registrarsi quanto avvenuto nel periodo recente: una forte discrepanza tra gli investimenti annunciati e quelli effettivamente portati a termine. Anas, ad esempio, nel 2018 ha realizzato appena il 33% delle opere promesse. Il dato è in calo rispetto al 2017, quando fu eseguito soltanto il 44% dei lavori.


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