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ENTRA nel vivo l’esame delle “norme quadro” sull’autonomia differenziata delle Regioni. La bozza di provvedimento messa a punto dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha avuto ieri un primo via libera.
«Ok da tutte le Regioni, ora il testo va in Consiglio dei ministri» ha detto il ministro al termine della Conferenza Stato-Regioni che ha fatto registrato un generale consenso, non scontato. La bozza dovrà essere perfezionata con alcune modifiche tecniche, ma la sostanza è stata accettata da tutti i governatori.
L’ITER PARLAMENTARE Dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri il ddl quadro sull’autonomia inizia l’iter parlamentare, ma non è escluso che i tempi si accelerino con l’inserimento delle norme nel disegno di legge di bilancio. Lo ha spiegato lo stesso Boccia in audizione in Commissione affari costituzionale del Senato, tenutasi ieri mattina.
Rispondendo al leghista Roberto Calderoli, che ha lanciato il “monito” a evitare quella che considera una «incursione» nella legge di bilancio, Boccia ha detto che «se lo faremo sarà in maniera condivisa, informando tutti. È evidente che, se non vogliamo perdere tempo e siamo tutti d’accordo, inseriremo le misure in legge di bilancio, questa è la mia proposta».
La navigazione in Parlamento, comunque, non si preannuncia semplice, considerando che l’impostazione che Boccia ha dato alla riforma è ribaltata rispetto a quella che aveva proposto il ministro precedente, Erika Stefani del Carroccio. Ma al momento le Regioni, indipendentemente dall’appartenenza politica dei governatori, sembrano aver apprezzato il testo che, come ha rilevato Boccia «è una riforma che non ha colore politico. L’autonomia intesa come sussidiarietà è scolpita nella nostra Costituzione da sempre. Avremo uno Stato più snello e più forte. Ora il Sud ha una cintura di sicurezza».
IL PUNTO DEBOLE La centralità dei livelli essenziali della prestazioni e dei fabbisogni standard per assicurare servizi pubblici adeguati su tutto il territorio nazionale è ben evidente nello schema di riforma di Boccia.
Ma il punto debole, almeno stando alla bozza, è che la spesa storica non viene del tutto superata, comunque non c’è questa garanzia. Se ne è reso conto anche il ministro se, al termine della riunione, ha voluto precisare che «i Lep si faranno entro 12 mesi dalla firma dell’intesa e varranno per tutti. Questo allarme che si vada sulla spesa storica è falso».
Ma cosa succede se non si riesce a portarli a termine entro i 12 mesi? La domanda è più che lecita, perché la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e i conseguenti fabbisogni standard, ossia le risorse necessarie a finanziare quei livelli di prestazione, richiede un lavoro tecnico molto complesso e la collaborazione di tutte le amministrazioni che devono inviare i dati al commissario, come è previsto nella bozza di riforma.
Era stato lo stesso Boccia, poche settimane fa, a sottolineare che se i Lep non si sono fatti in 18 anni (da 18 anni sono previsti in Costituzione) non si può pensare di definirli ora in poco tempo. Quindi, se entro 12 mesi dalle intese i Lep non ci saranno, le funzioni saranno intanto attribuite alle Regioni secondo la spesa storica. Quella spesa storica che, basata su un meccanismo perverso che non tiene conto delle realtà territoriali e di chi è rimasto indietro, potrebbe perpetuare una profonda ingiustizia a discapito del Sud. E’ un rischio che il Paese non può permettersi di correre.
I TRE GOVERNATORI Intanto i governatori di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana, che hanno dato il loro consenso alle “norme ‘quadro”, pensano già alla firma, in tempi brevi, delle loro pre-intese. Zaia ha confermato che il Veneto chiederà l’autonomia sulle 23 materie che erano nella precedente intesa. Fontana vuole accelerare perché «i lombardi non possono più attendere». Una fretta che mal si concilia con le esigenza di una riforma che, se vuole davvero avere le caratteristiche dell’equita e della solidarietà affinché le regioni più deboli riprendano slancio, ha bisogno di essere definita in tutti i tasselli nei tempi necessari.
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