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Se la Regione Lombardia può permettersi di impegnare, solamente nel 2019, 420 milioni per garantire il diritto allo studio dei suoi giovani, la Puglia – sfavorita da minori trasferimenti statali e da una ripartizione iniqua del fondo nazionale, basato ancora sulla spesa storica – per le sue scuole e le sue Università non può andare oltre 32 milioni.
Istruzione, politiche per i giovani e trasporti non sono la “magna pars” dei bilanci regionali (la sanità la fa sempre da padrone), ma sono comunque servizi essenziali e segnalano, ancora una volta, un importante gap tra Nord e Sud.
DIVARIO CERTIFICATO
Se la Campania (5,8 milioni di residenti secondo l’Istat) può spendere 700 milioni di euro per migliorare una complicata mobilità interna, il Veneto (4,9 milioni di abitanti) stanzia 860 milioni e il Piemonte (4,3 milioni) 750 milioni: cifre decisamente superiori per una platea di utenti inferiore, considerando le rispettive popolazioni.
La Puglia (4,1 milioni di residenti) per provare a garantire treni e autobus confortevoli e puntuali per il 2019 ha messo in bilancio 499 milioni, l’Emilia Romagna (popolazione quasi identica, 4,4 milioni) ha potuto impegnare una somma ben più corposa, 646 milioni.
I dati sono inseriti nei bilanci di previsione 2019-2021 delle singole Regioni e ci dicono che per tre delle principali voci – istruzione, trasporti e politiche giovanili -la Puglia non può andare oltre uno stanziamento pari a 539 milioni di euro, mentre l’Emilia Romagna riesce a tirare fuori dal portafogli 734 milioni. La stessa Campania, che pure riesce a spendere 786 milioni, è superata da Regioni del Nord più piccole e con meno cittadini: il Piemonte, infatti, ha stanziato 851 milioni, il Veneto addirittura 929. Fuori gara la Lombardia (10 milioni di residenti), che complessivamente spende 1,6 miliardi di euro.
PUGLIA E CAMPANIA
Ma l’elenco delle macroscopiche differenze può proseguire: la quota pugliese per l’istruzione è di 32 milioni, quella dell’Emilia Romagna quasi il doppio: 60 milioni. Se il governo di Michele Emiliano per le infrastrutture stradali e viabilità ha impegnato 3,1 milioni nel 2019, la Regione Emilia, invece, ha previsto la bellezza di 179 milioni.
Per il trasporto pubblico locale la Puglia ha investito molto nell’anno in corso, 182 milioni, soldi impiegati soprattutto per rinnovare uno dei parchi mezzi più vetusto d’Italia, con l’acquisto di oltre 500 bus. Ma pensate cosa avrebbe potuto realizzare la giunta Emiliano se avesse potuto contare sui 304 milioni dell’Emilia Romagna.
La Campania ha salvato la holding Eav grazie a 600 milioni governativi, altrimenti la società che gestisce cumana e circum – sempre affollate e spesso fatiscenti, anche se recentemente sono stati acquistati nuovi treni -avrebbe fatto la stessa fine dell’Anm, l’azienda che gestisce bus e metro napoletani, arrivata al concordato in Tribunale per evitare il fallimento.
«Abbiamo messo in sicurezza i conti della Regione Campania: negli ultimi anni non solo non sono stati fatti nuovi deficit, ma sono stati ripianati debiti» disse la giunta nel momento in cui venne approvata la variazione di bilancio.
Nel dettaglio, circa 17 milioni di euro di maggiori entrate, dovute per lo più alla riscossione della tassa automobilistica e alla riprogrammazione delle attività di contrasto all’evasione della stessa, prevedendo l’anticipazione all’ultimo quadrimestre 2019 di una quota della campagna ingiunzioni per l’annualità 2014.
Si autorizza inoltre la ricapitalizzazione del Consorzio Aeroporto di Salerno – Pontecagnano – SA., viene autorizzata la giunta regionale ad accedere all’anticipazione di liquidità che è stata concessa dalla Cassa depositi e prestiti e se ne disciplina l’iscrizione in bilancio assicurandone la copertura degli oneri con le risorse iscritte in bilancio.
PIEMONTE
In Piemonte, nell’ambito della missione istruzione e il diritto allo studio, la Regione ha previsto programmi in materia di Diritto allo studio, Edilizia scolastica, Istruzione universitaria e servizi ausiliari all’istruzione con uno stanziamento, per quanto riguarda il 2019, pari a circa 97 milioni di euro.
Per il Diritto allo studio sono state stanziate risorse che ammontano a oltre 52 milioni di euro, ripartiti tra assegni di studio per iscrizione e frequenza, per trasporto, libri e ampliamento dell’offerta formativa, contributi ai Comuni per il funzionamento delle scuole materne, circa 10 milioni di euro, e 25 trasferimenti alle Province per quanto riguarda il Piano annuale degli interventi in campo scolastico.
Per la giunta sono stati fatti grandi passi in avanti, al punto che l’allocazione della spesa ha mirato a garantire: il pieno utilizzo delle risorse comunitarie e statali per il finanziamento degli interventi sul territorio; la revisione delle politiche della spesa corrente alla luce della necessità di concorrere al mantenimento degli equilibri della finanza pubblica, assicurando comunque la copertura di tutte le spese obbligatorie.
Le politiche per il sistema di mobilità regionale prevedono 747,9 milioni di euro per il funzionamento dei servizi del trasporto pubblico locale, della viabilità, del servizio ferroviario e del sistema logistico.
Il totale del fondo regionale trasporti ammonta a 580 milioni di euro, 247 dei quali sono destinati ai servizi ferroviari e al finanziamento dell’ente che gestisce il servizio e 333 milioni al trasporto pubblico locale su gomma. Il fondo è gestito della Agenzia per la Mobilità Piemontese (AMP). Circa 137 milioni di euro sono destinati agli investimenti, agli interventi sul sistema ferroviario e metropolitano, alla viabilità e alle infrastrutture stradali.
VENETO
La Regione Veneto, per quanto riguarda il capitolo trasporti, prova a volare altissimo con un piano che allunga lo sguardo fino al 2030.
«Obiettivo del Piano – si legge -è dare un contributo essenziale allo sviluppo dell’offerta turistica regionale che si basa su un patrimonio diffuso di città d’arte, strutture ricettive, insediamenti costieri, lacuali, pedemontani e montani, ma anche su una fitta rete di luoghi della memoria e percorsi d’arte, come le trincee della Grande Guerra, i percorsi delle ville venete, le città murate, gli insediamenti incastellati. Ma anche ridefinire le politiche di gestione complessiva della mobilità regionale, ricercando e implementando modelli decisionali e gestionali più efficienti per il suo sviluppo, così come operato con le positive esperienze già condotte dalla Regione nel campo della gestione delle infrastrutture (Concessioni Autostradali Venete S.p.A., Veneto Strade S.p.A. e Sistemi Territoriali S.p.A, Autovie Venete)».
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