La sede della commissione europea
3 minuti per la letturaL’Italia rischia di creare un ulteriore divario tra nord e sud del Paese, stavolta nel settore dell’istruzione. C’è sullo sfondo, per le regioni del Mezzogiorno, uno scenario di accesso allo studio diversificato dal resto del Paese, con meno risorse, infrastrutture più fatiscenti, retribuzioni peggiori per il corpo docenti. Si va verso una “scuola di serie A” e una “scuola di serie B”, con il meridione condannata alla seconda categoria. A lanciare l’allarme e esprimere preoccupazione è la Commissione europea, nella relazione annuale di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione, appena pubblicata.
IL RAPPORTO
Nel rapporto 2019 il capitolo relativo all’Italia presenta tante criticità. C’è il problema del corpo docente più anziano della Ue e la difficoltà a sostituire quanti sono prossimi all’età pensionabile, c’è un basso tasso di laureati e il passaggio dall’istruzione al mondo del lavoro «rimane difficile, anche per le persone altamente qualificate».
Ma, soprattutto, «le differenze regionali sono marcate», riconosce lo studio, che accende i riflettori sull’annosa questione del gap tra nord e sud.
Al netto della specificità delle Regioni a Statuto speciale, ve ne sono tre in questo momento che negoziano con il governo centrale più poteri in materia d’istruzione. Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno richiesto la piena responsabilità per i servizi dell’istruzione, oggi coordinate da Roma, in base alla disposizione sull’autonomia differenziata prevista dalla Costituzione, ma finora mai applicata.
DIVARIO AMPLIATO
Per la Commissione europea «le implicazioni di tale processo non sono ancora chiare, ma si teme che possa esacerbare il divario tra Nord e Sud nell’istruzione».
Il problema, denunciano da Bruxelles, è il finanziamento delle politiche di istruzione. Alle regioni che godono dell’autonomia verrebbe assegnato un costo standard per alunno dal bilancio centrale moltiplicato per la popolazione interessata, ma tale bilancio standard per alunno non è ancora stato fissato. Date le economie di scala nelle zone più popolate e il sostegno finanziario concesso alle scuole dai Comuni, «si teme che gli alunni del Nord beneficino di maggiori risorse (ad esempio migliori infrastrutture o insegnanti con retribuzioni migliori) rispetto agli alunni del Sud, compromettendo il pari diritto a un’istruzione di buona qualità sancito dalla Costituzione».
IL COLPO DI GRAZIA
Sarebbe questo probabilmente il colpo di grazia per il Paese. Già ora il sistema di formazione dei giovani al Sud e nelle Isole è tutt’altro che all’avanguardia: il tasso d’abbandono scolastico, al 19%, è molto più alto rispetto al Nord (11%). In sostanza, al Sud non terminano gli studi due iscritti su 10, nel resto d’Italia uno su 10. Non solo. I dati Eurostat hanno già evidenziato che nel 2018 le tre regioni della Ue col più basso tasso d’ingresso nel mondo del lavoro per neo-laureati sono tutte e tre del Sud Italia: Sicilia (27,3%, contro una media Ue dell’81,6%), Calabria (31,3%) e Basilicata (31,4%).
MESSAGGIO POLITICO
Già ora ai giovani del Sud viene offerta una scuola non di qualità, in cui c’è più sfiducia: più gente che lascia, meno gente che trova lavoro. A proposito di lavoro: le regioni meridionali sono al servizio di quelle settentrionali. «Mentre la maggior parte degli insegnanti (80%) viene dal Sud, la maggior parte dei posti di insegnamento sono disponibili nelle scuole del Nord», evidenzia la Commissione europea.
Il rapporto è dunque un condensato di messaggi politici per l’Italia. Le politiche di istruzione sono di competenza degli Stati, e sono dunque i governi a dover garantire una buona scuola a tutti, a ogni livello. L’Italia invece è indietro rispetto all’Europa, e il Sud lo è ancora di più. Il governo ha promesso un piano di rilancio per il meridione e punta molto sulla collaborazione con la prossima Commissione europea per ottenere risorse utili per favorire gli investimenti nel Mezzogiorno. La scuola, sembra suggerire Bruxelles, dovrebbe essere nella lista dei settori su cui intervenire.
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