Luca Zaia e Attilio Fontana
2 minuti per la letturaInvoca a gran voce «la centralità del Parlamento» il Presidente della Camera, Roberto Fico, centralità del Parlamento che deve essere applicata più che mai in tema di autonomia differenziata. «Spetta al Parlamento definire la ‘cornice’ entro la quale si dovranno muovere le intese con le regioni», ha detto Fico durante la tradizionale cerimonia del ventaglio organizzata dall’associazione della stampa parlamentare.
La procedura di autonomia differenziata di cui si sta discutendo, ha sottolineato «è un fatto inedito, non c’è un precedente» e il Parlamento deve indicare la ‘cornice’, le regole generali all’interno delle quali dovranno muoversi le intese con le regioni, che dovranno quindi essere successive.
Con quale strumento?
Fico ha parlato di una risoluzione nella quale dovrebbero essere indicate anche le questioni attinenti alla spesa storica e ai livelli essenziali delle prestazioni, concetti che ricorrono spesso nei ragionamenti sull’autonomia differenziata. Oggi ci sono le richieste in stato avanzato di esame delle tre regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
LA CAMPANIA E LE ALTRE
Nei giorni scorsi è stata formalizzata la richiesta anche da parte del governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Ma la lista delle regioni che hanno annunciato l’intenzione di chiedere varie forme di autonomia è corposa. Da qui la necessità, ribadita anche dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso dell’ultimo vertice a Palazzo Chigi, di scrivere prima un quadro generale di regole da applicare ad ogni richiesta regionale.
Incalza Fico. «Non si può pensare, è impensabile che il Parlamento, sulla cessione di potestà legislativa alle regioni dove ci sia già un’intesa con il governo, non abbia un ruolo centrale. È solo il Parlamento che può cedere, dopo un dibattito ampio e sostanziale, potestà legislativa, non altri. Su questo sarò inflessibile».
IL NODO DEI LEP
«In questo momento – ha sottolineato Ruocco ad un convegno su Costituzione e regionalismo – i livelli essenziali delle prestazione (LEP) non sono definiti e non riescono ad esserlo. Ma non devono essere i cittadini a dover pagare per questi ritardi. Posso affermare senza indugio che c’è stata una palese violazione dei diritti di cittadinanza: ad oggi i trasferimenti da parte dello Stato sono basati sui cosiddetti ‘costi storici’, cioè su quanto gli enti riceventi hanno speso fino all’anno precedente. Questo presta il fianco ad una gravissima ingiustizia sociale: se sei nato in un comune povero, sconterai la povertà del tuo comune fin da bambino».
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