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A quanto pare, non c’è tempo, né opportunità in Parlamento per discutere del Sud. A parte qualche riferimento o enunciazioni di principio, la “questione meridionale” è rimasta da tempo lettera morta tra gli scranni di Camera e Senato. Nei giorni scorsi il vice premier e ministero dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha parlato della necessità di un “Piano per il Sud”, ma oltre lo slogan non è andato. Eppure sono numerose le problematiche che affliggono le regioni del Mezzogiorno, e sono anche piuttosto tecniche che richiederebbero sessioni intere di approfondimento.

IL GAP

Qualche indagine, con relative audizioni, è stata svolta dalle Commissioni bicamerali sul federalismo e sugli affari regionali, ma provvedimenti in concreto non sono emersi. Di certo, la classe politica del Mezzogiorno, intesa in senso trasversale, fino ad ora non si è attivata per proporre misure in grado di colmare quel gap che divide il Paese, anche calpestando i piedi ad una potente classe politica del Nord. Mentre la legge Calderoli sul federalismo, che risale al 2009, deve ancora essere applicata nella sua interezza, oggi si parla di autonomia differenziata, chiesta dalle tre regioni del Nord, Lombardia, Vento ed Emilia Romagna, che potrebbe rappresentare la “legalizzazione” dello scippo di spesa pubblica che da anni il Nord (ai vari livelli amministrativi) opera ai danni del Sud.

I QUESITI

Ecco quindi l’iniziativa di questo giornale, una serie di domande ai parlamentari eletti del Mezzogiorno, con l’obiettivo di accendere un faro sulle numerose problematiche, finora insolute, che si riversano sui territori del Mezzogiorno.

Vi siete mai accorti che ad una popolazione del Sud pari al 34,3%, gli investimenti ordinari delle amministrazioni pubbliche sono pari al 28% mentre al 65,7% di popolazione del Nord va il 71,7% di investimenti? E che a questa differenza di circa il 6% corrisponde una perdite per il Mezzogiorno di ben 61 miliardi l’anno?

 

Come pensate di far recuperare al Sud questo scippo di risorse?

 

Sapete che i livelli essenziali delle prestazioni (Lep), indispensabili per garantire un livello di base di servizi pubblici su tutto il territorio nazionale, non sono ancora stati definiti e i trasferimenti di risorse avvengono secondo la spesa storica che penalizza il Mezzogiorno?

 

Perché non ritenete opportuno occuparvi di servizi pubblici quali asili nido e mense scolastiche, che sono esclusi dalle attuali formulazioni dei cosiddetti fabbisogni standard se un Comune non è riuscito ad erogarli per mancanza di risorse?

 

Vi siete chiesti perché mai dovrebbe essere approvata l’autonomia differenziata che di fatto ‘legalizza’ lo scippo di risorse ai danni del Sud, senza che prima siano eleborati Lep e fabbisogno standard per le Regioni? E Sapete che, dalle prime indiscrezioni, l’autonomia non contempla forme di perequazione?

 

Sapete che 65 Comuni hanno fatto ricorso al Tar del Lazio contestando la ripartizione del fondo di solidarietà comunale del 2019? E che il Tar ha emesso una ordinanza chiedendo alla Presidenza del Consiglio, Al Ministero dell’Interno e al Mef una ‘documentata relazione’ sulla questione?

 

Siete al corrente che la Ragioneria Generale dello Stato, in un documento ad uso interno, ha posto l’accento sulle criticità che permangono nell’attuazione del federalismo (Legge Calderoli del 2009) in termini di Lep, fabbisogni standard, indicatori di fabbisogno infrastrutturale?

 

Vi risulta che l’Istat, nel censimento permanente delle istituzioni, ha rilevato che i dipendenti pubblici, in rapporto agli abitanti sono in numero maggiore al Nord che al Sud? Nello specifico, 4,9 dipendenti pubblici ogni 100 abitanti nel Nord-Est, 4,5 al Sud contro una media nazionale di 4,6?

 

Sapete che, in campo sanitario, la Corte dei Conti ha certificato che le regioni del Nord hanno bypassato il limite previsto per la spesa di personale procedendo ad un numero di assunzioni dieci volte maggiore che al Sud?

 


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Come avete potuto permettere tutto questo senza rendervene conto? Non vi sembrano tutti questi dati la paradossale conclusione di un decennio in cui le Regioni e i Comuni ricchi hanno contribuito a depauperare il Sud del Paese?

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