Silvana Comaroli
4 minuti per la letturaC’era un piano preciso per scippare al Sud la gestione del suo futuro: i fondi comunitari. Per l’esattezza 54,8 miliardi di euro, il ciclo di programmazione 2014-2020. Un colpo di mano scattato a tarda sera, al termine della seduta che la commissione Bilancio e Finanza della Camera ha tenuto lunedì scorso.
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SUL GIOCO DELLE TRE CARTE CONTRO IL SUD
La chiave per aprire l’ultima cassaforte disponibile era stato un emendamento al Dl Crescita, presentato dalla deputata leghista Silvana Comaroli. Nell’ultima formulazione l’emendamento della discordia destinava la titolarità e la gestione delle risorse solo «a quelle amministrazioni regionali che nel ciclo precedente – cioè 2007/2013 – avevano garantito la spesa e la rendicontazione della totalità delle risorse».
Risultato: un blitz in piena regola per riuscire a mettere le mani su fondi che sono destinati in grandissima parte, circa l’80%, al Sud. Un fuori programma che ha spiazzato la ministra per il Sud, Barbara Lezzi, aprendo un’altra crepa nella già basculante maggioranza gialloverde.
I fondi europei sono ormai l’unica vera fonte da cui il Sud può attingere per uscire da una recessione ormai certificata. Spesso vengono utilizzati per mettere una toppa alle spese per la mobilità o per realizzare opere indispensabili, infrastrutture che nel resto del Paese si finanziano con risorse nazionali.
AGENZIA GOVERNATIVA ESAUTORATA
Ed ecco il blitz. Una triangolazione preparata a tavolino dal presidente della Commissione, Claudio Borghi, col sottosegretario Alberto Bagnai, due fedelissimi del capitano, complice la vice-ministra grillina Laura Castelli. Obiettivo: esautorare di fatto l’Agenzia per la coesione territoriale, che ha compiti di coordinamento e sorveglianza.
La Lega, si sa, non perde occasione per piantare l’ennesima bandierina sul Meridione. Il tentativo maldestro di lunedì in commissione Bilancio è l’ultimo di una lunga serie. Un diversivo per strizzare l’occhio ai governatori del Nord sempre più in pressing sull’autonomia differenziata o solamente l’ennesima provocazione per esasperare gli animi e creare tensioni nella maggioranza?
SCONTRO INTERNO NEL M5S
L’unica cosa certa è che il ministro per il Sud, la pentastellata Barbara Lezzi, dopo aver letto sul sito de “Il Sole24 ore” del blitz, ha rischiato una totale crisi di nervi. Tra lei e i 5Stelle della commissione Bilancio sono volate parole di fuoco e il veleno, a leggere bene le parole della ministra (vedi l’articolo di Laura Sala nella pagina accanto), sta nella coda, nell’ipotesi che qualche esponente grillino abbia assecondato il colpo di mano e riformulato l’emendamento.
E’ la tesi del democrat Francesco Boccia. «E’ tutto agli atti: il M5S torni sui propri passi, cancelli la riformulazione del relatore Raphael Raduzzi, e chieda scusa. I presidenti del Pd del Sud non abboccano. Pensare di dare quello che è già loro, magari ipotizzando le coperture dei disavanzi sanitari con le risorse con lo sviluppo è un tentativo fallito. La Lezzi inizi a parlare con i suoi».
UN ASSIST PER I PAC
L ”incidente” di lunedì si poteva ricomporre in un solo modo: con il ritiro dell’emendamento. Ma non basta. Sul terreno restano infatti le scorie e i dissapori interni al M5s. E volendo metterla in termini di geopolitica, lo scontro tra la vice-ministra all’Economia Laura Castelli, piemontese doc, e la pugliese Barbara Lezzi. Con il trentino Raduzzi, eletto in Veneto, che avrebbe avuto solo la parte dell’esecutore. Fantapolitica?
E se qualcuno non avesse smascherato il blitz? Qualcuno sapeva e ha cercato di portare dalla propria parte i governatori, facendo balenare l’ipotesi strampalata che con l’affidamento diretto dei Fsc i presidenti delle regioni avrebbero potuto chiudere i buchi del dissesto sanitario.
«Se questo governo, per non andare a casa – punta il dito Saverio De Bonis, senatore del Misto – deve assecondare i sentimenti anti-meridionali della Lega nord siamo ai titoli di coda».
Non è un mistero che i fondi per la coesione facciano gola a molti. Per il Sud sono una autentica boccata d’ossigeno e colmano, anche se solo in parte, il vuoto della mancata perequazione nazionale. Ma in ballo c’è qualcos’altro: il cosiddetto “Sud del Nord” interessato al tesoretto Ue per ridare fiato ai Pac, distribuire risorse agli imprenditori agricoli che operano nelle aree montuose e più svantaggiate.
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