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Il tribunale di Milano

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MILANO è la città più dopata d’Italia. Cresce, gonfia i muscoli ma artificialmente. Sono lontanissimi i tempi in cui le varie Pirelli, Breda, Magneti Marelli sostenevano l’economia reale con concretezza. Oggi sono le multinazionali, dalle tascabili alle più grandi, a trovare comodamente posto nel capoluogo che, senza dubbio, è il più dinamico del Paese. Non per niente è proprio il centro storico cittadino, dove si trovano gli studi legali più attrezzati, a registrare il più alto numero di nuovi insediamenti: non certo industriali o anche del terziario ma di famiglie che hanno a cuore il futuro del Paese.

Dice la Camera di commercio che a Milano le attività imprenditoriali, tra sedi di impresa e unità locali, continuano a crescere superando quota 200mila, +2% in un anno. A trainare la città è guarda caso il centro il cui peso delle nuove realtà passa dal 25,2% al 25,7% in 3 anni. Ma secondo l’Istituto per il commercio estero sono le quasi 4.000 imprese a proprietà straniera attive in città a dare lavoro a quasi 300.000 persone e a generare un fatturato di 167,6 miliardi di euro, il 30% del totale prodotto dalle società estere in Italia. Siamo diventati i terzisti del mondo o, bene che vada, uno sbocco commerciale. Persino i bar, le paninoteche e pure le tosterie fanno ormai parte di catene che spesso hanno origini fuori dai confini. E questo andrà avanti fino a quando gli azionisti di queste realtà mondiali decideranno che è arrivato il momento di spostare i propri interessi altrove. Allora la grande Milano si sgonfierà come un palloncino bucato. Se conviene, lo fanno pure gli italiani, figuriamoci gli stranieri. L’ultimo esempio è di venerdì.

L’ESEMPIO MEDIASET La sede legale di Mediaset si trova in in pieno centro a Milano, in via Pietro Paleocapa numero 3. Il codice di avviamento postale è il 20121 e, come vedremo, non è un dato secondario. Il gigante della tv di casa Berlusconi, che ha sede operativa e amministrativa a Cologno Monzese, alle porte del capoluogo lombardo, resterà in centro città ancora per poco. Venerdì ha annunciato la sua prossima fusione con la controllata spagnola e la creazione di una holding di diritto olandese che le ingloberà entrambe, per poi restituirle ai due paesi di origine e quotarsi a Milano e a Madrid. Se la sede legale di MFE Mediaforeurope Nv – questo il nome della newco – sarà ad Amsterdam, quella fiscale tornerà in Italia e Spagna.

Un complicato gioco di carte bollate, che fa la felicità degli avvocati di grido e che dovrebbe far capire a chi si occupa di economia reale come sia eterea la vita di una spa. Oggi è qui, domani dove le conviene. Anche la proposta poi sfumata di Fca a Renault prevedeva la creazione di una holding olandese perché è questa la moda del momento: creare una valigia con un foglio protocollo è laborioso ma realizzabile.

D’altra parte – allunghiamo solo di poco la parentesi perché è di Milano che vogliamo parlare – la stessa Fiat Chrysler Automobiles ha sede legale ad Amsterdam e quella fiscale a Londra. Quanto potrebbe metterci Mediaset a fare lo stesso e andare a pagare le tasse altrove? Per ora Silvio Berlusconi non ha l’interesse politico di mostrarsi come un delocalizzatore di aziende, ma i figli, Pier Silvio e Marina, hanno altri progetti di vita. E come loro, tanti altri imprenditori.

ANALISI INQUIETANTI Se la Camera di commercio facesse un’attenta analisi del tipo di società che trova casa sotto la madonnina si accorgerebbe che molte di loro sono sedi locali di piccole e grandi multinazionali, capaci sì di rivitalizzare un territorio, portare lavoro attraverso le vetrine e i servizi che vendono, ma anche di abbandonare “Milan col coeur in man” da un giorno all’altro. E senza il minimo scrupolo, lasciando gli abitanti della multietnica città attaccati al tram. La dissoluzione negli anni dei veri e illuminati capitalisti italiani, meneghini nel nostro caso, dovrebbe far tremare i polsi proprio ai grandi aggregatori quali la Cciaa lombarda. Oltre ovviamente alle associazioni imprenditoriali.

E invece ecco i comunicati che vengono diffusi per dare una mano di bianco sopra una crepa profonda e pericolosissima: 1690 aziende in più impiantate a Milano in un anno e circa 4mila in più in tre anni. Il centro storico fa da traino: 54 mila attività nelle zone con il codice di avviamento postale 20121, 20122, 20123 (il centro del centro italiano), +3% in un anno. Clap, clap, clap, bravissimi, la città si è resa attraente, ma per chi? La multinazionale degli hamburger Mc Donald’s, quella dei caffè Starbucks, mega negozi di abbigliamento a basso costo come Zara, H&M si trovano in tutto il mondo. Il centro di Panama risplende di grattacieli fantastici ed è zeppo di queste vetrine “griffate” ma quando ci si sposta appena fuori down town si trovano baracche da terzo mondo. E’ lì che vogliamo arrivare?

GLI INDIRIZZI Vediamo dove ha la sede sociale (non fiscale) la filiale italiana del colosso americano del caffè Starbucks, venuto in italia a insegnarci come fare un espresso: via Montenapoleone 29, cap 20121. E’ la via del lusso che i milanesi scrivono tutto attaccato ma Starbucks nel suo sito no, e che ne sa? Zara Italia: sede legale largo Corsia dei Servi 3 Milano, cap 20122, anche in questo caso, pieno centro. H&M, sede legale italiana, via Turati 9 Milano, 20121, centrissimo, come per Citibank, via dei Mercanti, 20121.

Ci si sposta fuori dal centro storico e si incontra Nike Italia che ha scelto via Savona 70, 20144, Google Italia via Federico Confalonieri 2, 20124. Ancora qualche semaforo ed ecco s’incontra la sede della francese Lactalis, in via Flavio Gioia 8, un altro po’ ed ecco McDonald’s. Per le società un po’ meno strutturate c’è sempre la possibilità di aprire la sede legale attraverso le domiciliazioni in un business center, ce ne sono a bizzeffe. Se si allarga il campo d’azione alla provincia milanese si nota che cinque delle prime sei società per fatturato sono sedi italiane di multinazionali. La Camera di commercio di Milano farebbe bene a pesare questi numeri, oltre che a darli.


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