X
<
>

Una suggestiva veduta di Roma

Share
5 minuti per la lettura

Nell’era del clan Casamonica parlare della Banda della Magliana può sembrare un ritorno all’archeologia criminale. Eppure qualche traccia della vecchia cupola che insanguinò Roma alla fine degli anni Settanta è rimasto. Quello che stiamo per raccontarvi è un caso limite ma fa riflettere.

L’EDITORIALE DEL DIRETTORE NAPOLETANO: BALLE PERICOLOSE E SCANDALI VERI

 Un locale al centro di Roma dato in affitto a prezzo irrisorio. Canone mai pagato per anni e anni. Sfratto eseguito dopo un iter decennale ma solo per poi riassegnarlo a parenti degli  affittuari morosi. Accade ancora. Accade nella città di Mafia Capitale.

Beneficiario, tramite sua figlia, “Er Palletta”, al secolo Raffaele Pernasetti. Fu il braccio destro di Enrico De Pedis, detto Renatino, il boss seppellito nella Basilica di Santa Apollinare e  riesumato nel 2012. In primo grado Er Palletta si prese l’ergastolo, in appello fu assolto da 3 omicidi su 4.  Condannato a 30 anni di carcere è in semilibertà dal 2011,  quando il Tribunale di sorveglianza di Firenze gli diede il permesso di lavorare nel ristorante del quartiere romano di Testaccio di proprietà del fratello.

AFFITTOPOLI ALLA VACCINARA

Ed eccoci appunto a Testaccio. L’insegna fa molto vintage: “Oio a casa mia”. Quattro finestroni al piano terra di Via Galvani, a un passo dal Monte dei Cocci. Una trattoria tipica, recensita dalle guide, con ottime performance nei giudizi dei clienti su Tripadvisor. Tovaglie a quadretti, ambiente familiare, cucina tradizionale. Il cuoco è lui:Er Palletta. Gnocchi fatti a mano, pajata e coda alla vaccinara. 

Il ristorante comunica con un locale di circa 230 mq di proprietà dell’Ater. Dal 2002 è in locazione all’associazione “Prima io”, legale rappresentante Simonetta Accorsi, la moglie di Pernasetti. I dirigenti dell’azienda di Lungotevere Tor di Nona calcolarono un canone di 11.713.20 euro l’anno. Ovvero 976,10 al mese più Iva. Un affitto calmierato. Che non è stato mai pagato.

L’Ater ha impiegato quasi dieci anni ad avviare una procedura di sfratto per recuperare le morosità pregresse: 115mila e 762 euro di arretrati. L’azione giudiziaria andò avanti ma non si potè perfezionare la notifica perché, nel frattempo, la signora Accorsi, legale rappresentante dell’associazione, risultò deceduta. L’Azienda nel giugno  2011, cercò invano di rifarsi sugli eredi. Ma Er Palletta, il marito, era detenuto nel carcere circondariale di Prato, e dunque privo di redditi. La figlia dei due,  Raffaella, all’epoca ventenne, era nullatenente. Risultato: nessuno pagò.

MOROSITÀ CRONICA

Fin qui ordinaria amministrazione o quasi. L’Ater gestisce migliaia di alloggi. E’ sommersa dai debiti. Ciclicamente viene commissariata. Secondo l’ultimo censimento del Campidoglio un inquilino su 7 è abusivo, cioè occupa un’abitazione illegalmente. Duemila sono gli affittuari senza titolo. Subentrati senza i requisiti reddituali. Una giungla, dove la morosità è un vizio antico. Non l’unico, purtroppo. 

Il locale di cui parliamo occupa due numeri civici (8a e 8b) in via Ghiberti, cuore della movida romana. Farebbe gola a molti. Gli affitti per fini commerciali nella zona costano un occhio della testa. Gestito cum grano salis renderebbero bene. Ma l’Ater, a un passo dal dissesto, indebitata fino al collo, con un contenzioso con il comune di Roma – per l’Imu non pagata – che si trascina da anni, che fa? Dopo aver istruito nel 2010 gli atti legali per sfrattare l’inquilina, nel 2014 lo riassegna. E a chi?  A “Prima di noi”. 

Mai come in questo caso il nome di un’associazione si è sovrapposto a uno stato di fatto, anticipando lo slogan di un noto politico molto in auge ai giorni d’oggi. Vengono prima gli italiani, certo. E qualcuno prima di tutti gli altri.

IL FILO CHE LEGA LA MALA DI IERI E DI OGGI

Il diritto all’oblio è sacrosanto. La possibilità di rifarsi una vita anche per chi ha commesso i crimini più efferati. In questo caso però c’è un filo rosso che lega il potere della malavita di ieri a quella di oggi. Il controllo del territorio esercitato da una banda che seppe legare malavitosi di borgata a insospettabili, magistrati, prelati a graduati e politici. Complicità di ieri e amicizie influenti di oggi. Colpisce, insomma, come “Prima di noi” pur non avendo mai pagato i 115mila euro arretrati, abbia potuto tornare in possesso legalmente del locale.

Il contratto tra l’azienda e Raffaella Pernasetti, figlia di Er Palletta, viene stipulato il 27 febbraio 2014. Tutto come prima. Invariato anche il canone: 11.676 euro l’anno, 973 più Iva al mese. E il debito accumulato dal 2002 al 2011? Acqua passata, che volete che siano del resto 115mila euro per un’azienda che ha  580 milioni di debiti, ridotti a 300 con la rottamazione. 

La vicenda sarebbe rimasta celata, se nel frattempo la nuova titolare avesse provveduto a pagare l’affitto. Macché. Morosità cronica. Perché pagare, del resto, se alla fine tutto si aggiusta gratis? Il canone mensile dal 2014 a oggi non è mai stato versato.

SILENZIO ALL’ATER

E l’Ater? E i dirigenti che nell’arco di quasi vent’anni si sono avvicendati e lo hanno permesso? Pasquale Basilicata, il commissiario straordinario nominato dalla Regione Lazio, l’uomo che ha guidato l’azienda negli ultimi 2 anni, ha rassegnato un mese fa le dimissioni. Il personale ha subito tagli ed è costantemente nell’occhio del ciclone. Prevalgono sospetti e  diffidenza. Trovare qualcuno disposto a rispondere a queste domande è quasi impossibile.

Sullo sfondo resta questa coazione a ripetere all’infinito lo stesso schema. L’inquilino non paga. L’Ater fa l’ingiunzione. Lo sfratto viene eseguito. E l’immobile riassegnato qualche tempo dopo agli stessi locatari, ma con un altro nome. A giorni partirà dagli uffici di via Valle Aurelia una nuova ingiunzione per gli affitti non pagati negli ultimi 5 anni. Alle specialità della casa, molto apprezzate dalla clientela, andrà aggiunta anche questa.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE