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Sembrano lontani anni luce i tempi in cui le comunità montane incassavano 150 milioni di euro l’anno per “la valorizzazione del territorio”. Stipendiavano 4500 dipendenti anche se in alcuni casi si scoprì che i loro uffici erano 40 metri sul livello del mare. Una vicenda quella dei 352 piccoli, esosi, comuni montani che fece scalpore e che pensavamo appartenesse al passato. Ma non è così. Sarà l’aria pura, l’assenza di stress e inquinamento ma le lobby che si sviluppano in alta quota continuano ad avere una marcia in più.
LO STATO DELL’ARTE
Su iniziativa di un gruppo di parlamentari i piccoli enti montani hanno infatti ottenuto la presentazione di un disegno di legge volto a istituire nei loro territori le Zes, ovvero le zone economiche speciali. Vorrebbe dire agevolazioni fiscali, scorciatoie burocratiche, finanziamenti ad hoc. E fin qui non ci sarebbe niente di strano. A tutti è noto lo spopolamento, il dissesto idrogeologico in cui versano alcune aree del Paese.
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Il fatto è, però, che le Zes individuate finora sono ubicate – come è logico che sia – dove c’è più bisogno di crescita e di infrastrutture, per lo più Mezzogiorno. Aree strategiche, porti e anti-porti, corridoi per la mobilità, flussi.
Ma a causa di ritardi ed errori queste Zes meridionali non sono mai partite. Al punto da significare Zero economia al Sud. In Puglia, Campania, Basilicata e Molise i progetti sono fermi. Mancano le condizioni tecniche per approvarli e una cabina di regia che metta d’accordo Mef, Mit, regioni e il ministero per il Mezzogiorno cui spetta l’ultima parola. C’è il rischio di non fare in tempo, che i 300 milioni già stanziati restino inutilizzati (o stornati per qualcun altro). Ed ecco appunto l’iniziativa presentata mercoledì scorso a Palazzo Madama da un gruppo di parlamentari di Forza Italia.
MAXI SCONTO IN VAL BREMBANA
Diciamo subito che l’appartenenza politica in questo caso conta poco. Importa invece che i promotori siano tutti – ma proprio tutti – rigorosamente del Nord. La senatrice Alessandra Gallone, bergamasca, capogruppo in Commissione Ambiente; l’altoatesina Elena Testor, capogruppo nella Commissione politiche dell’Unione europea; la capogruppo azzurra a Palazzo Madama Anna Maria Bernini (bolognese); Massimo Berutti, componente della Commissione Ambiente, nonché sindaco di Montemarzino, un comune della provincia di Alessandria; Simona Vietina, deputata di Viareggio, già sindaco di Tredozio. Insomma, il ddl che vorrebbe istituire le Zes nell’entroterra, nella fascia appennica o addirittura sulle cime dolomitiche parla a senso unico. Solo certi dialetti. Viene il sospetto che si voglia favorire una precisa area del Paese forzando la reale mission delle Zes.
Anche se Alessandra Gallone, prima firmataria, lo nega: «Non ci siamo dimenticati del Sud, abbiamo già alcuni contatti ma avverrà in una seconda fase». Sarà. Di sicuro per ora c’è solo che dove affondano i sogni del Sud, fioriscono quelli del Nord. E poco importa se, anziché finanziare la realizzazione di nuove aree portuali, si scelga di salire sui monti. Il Ddl n° 1185 propone che chiunque avvii attività economiche imprenditoriali per 10 anni possa usufruire di agevolazioni; venga esentato dall’Ires per 5 anni e paghi solo il 50% per altri 5 e prevede l’esenzione totale dell’Irap per i primi 5 anni di attività. Ma non è tutto: sconti sul consumo di energia, esonero o riduzione per 10 anni dei contributi da parte del datore di lavoro sui nuovi assunti. Un piccolo paradiso fiscale.
MILLE METRI SOPRA LE IMPOSTE
A benedire la presentazione del Ddl, nella sala Nassirya del Senato, c’erano anche Marco Bussone, presidente dell’Uncem, l’Unione dei comuni ed enti montani, e il suo vice Alberto Mazzoleni. Era atteso anche il vice presidente dell’Anci, Roberto Pella, biellese, assente giustificato. Il primo, Marco Bussone, prima di assumere la presidenza dell’Uncem, da giovanissimo consigliere comunale di Valo Torinese propose di togliere le imposte ai comuni al di sopra dei mille metri. Una flat tax d’alta quota, si direbbe. Per portare avanti idee come queste ha partecipato all’organizzazione degli Stati generali della Montagna. Lo ha fatto – parole sue – per dare “visibilità” alla ministra leghista agli Affari regionali Erika Stefani, strenua sostenitrice dell’autonomia differenziata delle regioni del Nord.
Mazzoleni, ricercatore e commercialista bergamasco, presiede a sua volta la comunità montana della Val Brembana. Aggrega 23 piccoli comuni. Mazzoleni è anche il sindaco di Taleggio, 547 abitanti. Le agevolazioni fiscali farebbero crescere il tessuto produttivo che ora lievita intorno al noto formaggio. Anche se a dire il vero, Zes o non Zes, il comune di Taleggio già se la passa bene: per le donne che mettono al mondo un figlio è previsto un bonus di 1500 euro, idem per chi adotta un bambino. E un altro bonus sociale va alle famiglie in difficoltà. Lussi che a bassa quota nessuno potrebbe permettersi.
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