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In calo la produzione dei rifiuti e in aumento la raccolta differenziata in Italia, nonostante ciò, il Sud è ancora indietro sul riciclo
La produzione nazionale di rifiuti urbani, nel 2022, si è attestata a 29,1 tonnellate, in calo dell’1,8% rispetto al 2021. È quanto attesta l’edizione 2024 del Green Book, monografia del settore rifiuti in Italia cui contribuiscono ISPRA, Enea, il Centro di Coordinamento RAEE e l’Albo Nazionale Gestori Ambientali.
La percentuale di raccolta differenziata ha raggiunto il 65% a livello nazionale (+1,2% rispetto al 2021).
Il Sud Italia, in particolare, registra un aumento dell’1,7%, seguito dal Centro (+1,1%) e dalle regioni del Nord (+0,8%). La frazione più rilevante è costituita dall’organico (dato dalla somma di FORSU – frazione di rifiuto da utenze domestiche e grandi utenze – e scarto verde), che si attesta al 38%. Seguono carta e cartone (19%), vetro (12%) e plastica (9%).
La legislazione europea stabilisce obiettivi precisi in termini di riciclaggio dei rifiuti urbani: 50% al 2020, 55% al 2025, 60% al 2030 e 65% al 2035. Nel 2022, la percentuale conseguita è stata pari al 49%. Permane un’ampia forbice tra la percentuale di raccolta differenziata e i tassi di effettivo riciclaggio, a riprova della necessità di garantire un adeguato sistema impiantistico di selezione e gestione dei rifiuti. Attualmente, il nostro Paese registra un ampio gap impiantistico nel trattamento dell’indifferenziato: il Sud Italia presenta un deficit tale da non consentire la corretta chiusura del ciclo.
RACCOLTA DIFFERENZIATA: MALE IL SUD, NEL RICICLO E CON LA TARI PIU’ ALTA
A causa dei costi maggiori sostenuti per il trasporto dei rifiuti verso impianti fuori Regione o esteri, al Sud si registra la Tari più alta, pari a 378 euro/abitante, staccando il Centro (347 euro) e il Nord (284 euro). Un’Italia, quindi, a due velocità, in cui crescono i comuni virtuosi nella gestione dei rifiuti urbani. Ad attestarlo sono i dati della XXXI edizione di “Comuni ricicloni”, l’iniziativa di Legambiente che si avvale del patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Nel 2023 sono cresciuti fino a quota 698 (+11% rispetto all’edizione precedente) i comuni che contengono la produzione pro capite di rifiuti indifferenziati avviati a smaltimento al di sotto dei 75 kg/ab/annuo. Sono inoltre saliti a 4.058.542 (+ 539.590 abitanti rispetto al 2022) i cittadini serviti da un servizio di gestione dei rifiuti efficiente, pari al 6,9% della popolazione (+0,9% rispetto all’anno precedente).
Il Nord Italia si conferma campione con 434 comuni virtuosi, ma la rimonta del Sud è ormai inarrestabile: sono 231 i comuni “Rifiuti Free” (+23,8% rispetto al 2022). Il Centro sale a 33, con soli 3 comuni in più.
I comuni sotto i 5.000 abitanti si confermano fuoriclasse: ben 450 sul totale; 196 i comuni tra 5.000 e 15.000 abitanti e 48 quelli oltre i 15.000 e i capoluoghi, con in testa Treviso, Belluno, Trento e Pordenone.
A livello regionale, il Veneto di conferma primo in classifica anche nel 2023 con 173 comuni virtuosi, seguito dalla Lombardia che ne registra 101 (+27 rispetto al 2022) e dalla Campania che ne conta 83 (+22). Crescono anche la Sardegna (+18) e l’Abruzzo (+8). Arretrano il Trentino-Alto Adige (-8) e il Piemonte (-10).
DA LEGAMBIENTE
“In 31 anni di Comuni Ricicloni – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente – abbiamo premiato le amministrazioni virtuose e costruito percorsi di partecipazione, condivisione e confronto tra soggetti interessati per implementare la differenziata e il riciclo dei rifiuti urbani. I nuovi dati ci riconfermano come sia indispensabile puntare sulle grandi città, dove stentano a diffondersi sistemi di raccolta che tengono insieme qualità e prevenzione dei rifiuti avviati a smaltimento. E rafforzare l’organizzazione a livello consortile per un’adeguata e capillare rete impiantistica per il riciclo e il trattamento dei rifiuti. I comuni rifiuti free hanno un ruolo importante, così come le amministrazioni comunali che ancora devono lavorare per raggiungere questi obiettivi, ma è necessario che tutti gli attori della filiera facciano la propria parte.
Oltre un buon sistema di raccolta e una forte riduzione del secco residuo, infatti, occorre accelerare il raggiungimento degli obiettivi più generali di consolidamento, nei territori, dei principi cardine della gerarchia della gestione dei rifiuti, di sviluppo di filiere e settori strategici nel panorama nazionale (dal tessile alle materie prime critiche, dai rifiuti speciali ai RAEE fino allo spreco alimentare); ed accompagnare la realizzazione degli impianti necessari alla rivoluzione circolare del Paese, guidando i territori nella scelta e realizzazione di nuovi impianti e nella riqualificazione di quelli esistenti”.
UN MIGLIORAMENTO POSSIBILE: LA RIDUZIONE DEL DIVARIO NORD/SUD
I dati mostrano, con evidenza, che un miglioramento è possibile, ma passa dalla riduzione delle differenze tra Nord e Sud e da una capillare divulgazione verso il target generalista. Quanto siamo davvero consapevoli dell’impatto delle nostre abitudini, dei consumi e degli acquisti? C’è ancora tanto che possiamo fare come singoli e come decisori. La gestione dei rifiuti passa ora da una transizione verso un modello circolare fondato sulla riduzione della produzione di rifiuti e il loro recupero in termini di materia ed energia.
In questa evoluzione la gestione dei rifiuti non è più una questione legata alla sola tutela della salute pubblica e dell’ambiente, ma diventa uno dei settori chiave all’interno delle politiche energetiche e sull’uso efficiente e sostenibile delle risorse.
Quello perseguito, insomma, è un interesse collettivo per l’interesse collettivo cui non possiamo più sottrarci: non dimentichiamolo.
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