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Alfonso Pecoraro Scanio

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Alfonso Pecoraro Scanio è presidente della Fondazione UniVerde e promuove EcoDigital, una rete messa in piede grazie a un gruppo di giovanissimi ed espertissimi di nuove tecnologie per la transizione ecologica e digitale: l’emergenza climatica lo riguarda in prima persona

“È SOTTO gli occhi di tutti, anche dei negazionisti più mentecatti, che il clima è cambiato. Eventi estremi che prima erano rari, oggi sono frequenti. Addirittura normali. E intanto in Italia manca una struttura pubblica che coordini gli interventi e affronti seriamente l’emergenza climatica”.

Da ministro dell’Ambiente del governo Prodi II, nel 2007, firmò il conto energia che di fatto lanciava la sfida del fotovoltaico solare in Italia. Oggi Alfonso Pecoraro Scanio è presidente della Fondazione UniVerde, ufficialmente lontano dai palazzi della politica, promuove EcoDigital, una rete messa in piede grazie a un gruppo di giovanissimi ed espertissimi di nuove tecnologie per la transizione ecologica e digitale e quindi l’emergenza climatica lo riguarda in prima persona. Per l’evergreen dell’ambientalismo in Italia, ex delfino di Marco Pannella a Salerno, tra i fondatori dei Verdi negli anni ’80 e da qualche anno sempre più in sintonia con il Movimento pentastellato di Giuseppe Conte, “non è tollerabile che i negazionisti, pubblici o un po’ nascosti, che sono nel governo e nella maggioranza danneggino il nostro Paese e il futuro dell’Italia perchè non vogliono prendere atto che c’è un’emergenza climatica e occorre intervenire e investire in modo serio”.

L’Italia, secondo i dati forniti recentemente dallo Studio Ambrosetti, rischia di raggiungere quest’anno la più alta anomalia termica della storia con 1,75 gradi sopra la media. Pecoraro Scanio, come è possibile contrastare gli effetti dell’emergenza climatica?

“Dobbiamo lavorare su più fronti. Abbiamo, da un lato, estati torride e periodi di siccità sempre più prolungati, ad esempio in Sicilia, e piogge sempre più intense, sempre più frequenti, o addirittura dei piccoli uragani mediterranei, dall’altro. Serve subito un piano di adattamento per risparmiare vite umane ed evitare danni, in primis all’agricoltura, ma anche ad altri comparti, come il turismo, che risentono pesantemente del cambiamento climatico. Occorre, poi, uscire al più presto dai combustibili fossili per evitare che la crisi climatica diventi domani catastrofe climatica”.

In concreto, che cosa bisogna fare da subito?

“Innanzitutto va aggiornato il Piano di adattamento che proposi nel 2007 quando ero al ministero, che significa mettere in campo azioni per contrastare la “water scarcity”, ammodernare i sistemi di allerta, realizzare le opere necessarie per prevenire il dissesto idrogeologico. Penso anche a misure semplici come la chiusura automatica dei sottopassi in caso di piogge torrenziali”.

E invece?

“L’emergenza climatica è stata dichiarata, come reclamavano i ragazzi dei Fridays for Future, ma solo sulla carta. Attualmente in Italia non abbiamo un reale Piano di adattamento, viviamo affrontando le emergenze che si propongono di volta in volta. Interveniamo ex post quando si verifica una frana, un’alluvione, ma manca una visione d’insieme sull’emergenza climatica. Serve un commissario nazionale che affronti un’emergenza divenuta ormai stabile”.

È una questione anche di risorse?

“In Italia, in genere, i soldi ci sono, ma la tendenza del ministero dell’Economia è a non spenderli. Capisco le difficoltà di un Paese che ha un grande debito pubblico, ma questo è purtroppo l’approccio. Faccio un esempio: sempre nel 2007 istituii un fondo rotativo per il finanziamento delle misure di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, finalizzate all’attuazione del Protocollo di Kyoto: 600 milioni di euro, 200 all’anno per 3 anni. Negli anni, di tutti i governi che si sono succeduti, il ministro dell’Ambiente di turno annunciava sempre 600 milioni per il clima”.

Erano sempre quelli?

“Sì, ma c’è di più. Dopo una decina di anni dall’istituzione del Fondo, per sfizio, chiesi lumi ai vertici di Cdp, presso la quale erano allocate le risorse. ‘Non si preoccupi, i soldi sono sempre lì’, mi fu risposto. ‘Proprio questo che mi preoccupa’, pensai”.

Intanto il nuovo Parlamento europeo ha scelto un italiano per combattere l’emergenza climatica: Antonio Decaro, alla guida della commissione Ambiente, cosa ne pensa Pecoraro Scanio?

“Ho già fatto i complimenti ad Antonio. Auspico che un giorno, quando sarà, andrà a fare il governatore della Puglia, ma ora, sono certo, saprà dare un contributo serio perché il Green Deal europeo sia davvero green. Decaro, uomo del Sud, ha peraltro aderito dalla prima ora alla sfida EcoDigital lanciata dalla Fondazione UniVerde, convinto che bisogna connettere la transizione ecologica e quella digitale. Come Fondazione, portiamo avanti tante iniziative, soprattutto per il Sud. Appena due settimane fa, insieme con la Coldiretti, Legambiente Campania e un’azienda del settore delle rinnovabili, abbiamo presentato un progetto per la realizzazione di un grande impianto agrovoltaico: 140 ettari a Giugliano, zona degradata della città metropolitana di Napoli, ospiteranno sette filiere agricole, dai friarielli ai pomodori, ma produrranno anche svariati megawatt. Il messaggio deve essere chiaro: non è vero che o si è con gli agricoltori o si è con il fotovoltaico. Si può fare fotovoltaico insieme con gli agricoltori”.

Insomma, per un politico di lungo corso, com’è fare politica fuori dai Palazzi della politica?

“La politica si fa quando si hanno degli obiettivi, diceva Pannella, e i ruoli istituzionali sono solo uno strumento in più. Oggi serve una stagione referendaria per dare una scossa all’Italia e abrogare subito la vergogna dell’autonomia differenziata. Non è tollerabile la pagliacciata delle bandiere dei 20 staterelli regionali, persino peggiore dell’idea secessionista della Lega della prima ora, che almeno voleva creare uno Stato del Nord. Questa riforma frammenta l’Italia, massacra il Sud e indebolisce tutte le regioni. Ma sono convinto che anche al Nord stanno capendo che nei confini di uno staterello non vanno da nessuna parte, né in Europa né nel mondo”.


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