X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

2 giugno 1946: in Italia si sceglie tra Repubblica e monarchia ed avviene quello che oggi si sarebbe chiamato #Savoiaexit


Oggi, con l’uso massiccio di neologismi, inglesismi e hashtag probabilmente sarebbe stato definito #Savoiaexit o qualcosa del genere. Il riferimento è naturalmente al 2 giugno di settantotto anni fa: gli italiani chiamati a scegliere tra la monarchia e la repubblica. Il cruciale referendum istituzionale sancì la vittoria della repubblica che superò di 2 milioni le preferenze monarchiche.

Il voto referendario tuttavia evidenziò notevoli differenze nella sua distribuzione geografica nella penisola e non mancarono le denunce di brogli e anomalie nei conteggi. Non poterono inoltre partecipare al voto migliaia di prigionieri di guerra, così come gli abitanti delle zone d’occupazione Alleata e oggetto di contesa territoriale (vale a dire una parte delle odierne Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige).

L’Italia centro-meridionale scelse di continuare a dare fiducia a Casa Savoia e qui la monarchia ebbe la meglio. A trainare la vittoria repubblicana nel referendum furono quindi soprattutto le regioni del Settentrione dove le percentuali risultarono quasi plebiscitarie. Ma furono tanti i fattori che incisero sul successo monarchico nel Centro Sud (un’affermazione utile tuttavia solo per le statistiche). In molti casi fu un voto “di calcolo” più che di convinzione e di lealtà a Casa Savoia. Le forze politiche conservatrici e moderate temevano che una vittoria della repubblica avrebbe innescato quella rivoluzione che i socialisti e (soprattutto) i comunisti propugnavano con la benedizione dell’Unione Sovietica. I fatti successivi smentirono questi timori ma eravamo pur sempre agli albori della Guerra Fredda e gli isterismi socio-politici già condizionavano non poco le decisioni elettorali.

Le gravi corresponsabilità dei Savoia nell’instaurazione del regime fascista e nell’entrata in guerra erano ben note, ma agli occhi di molti italiani la monarchia rappresentava, nonostante tutto, il male minore. L’incognita repubblicana preoccupava forse più delle pregresse colpe dei Savoia. L’abdicazione di Vittorio Emanuele III e l’ascesa al trono di Umberto II doveva simbolicamente segnare un nuovo corso della monarchia sabauda. Non fu così, il “re di maggio” non riuscirà nel suo intento e morirà in esilio nel 1983.
Nel Sud la guerra delle truppe e dei bombardamenti terminò sostanzialmente tra l’estate e l’autunno del 1943 ma non ci fu un vero e proprio ricambio della classe dirigente. Molti notabili, fiutando l’inesorabile cambiamento, riposero con nonchalance nell’armadio la camicia nera e continuarono a svolgere ruoli di primo piano dopo l’armistizio dell’8 settembre in un classico scenario gattopardesco.

Nella tornata elettorale del 2 giugno 1946 votarono anche le donne dopo che la Consulta nazionale il 23 febbraio 1946 aveva introdotto il suffragio universale. Le settimane della campagna elettorale furono memorabili e impregnate di autentico fermento politico. I comizi di entrambe le fazioni inondarono le piazze.

Com’è noto, l’annuncio dell’esito del referendum non fu immediato. In un primo momento la monarchia sembrò addirittura in vantaggio per poi subire la rimonta repubblicana man mano che giunsero i voti delle regioni del Nord. Furono giorni convulsi con la contesa giuridica sul conteggio delle preferenze che divenne ben presto una crisi politica.
A Napoli ci furono gravi tafferugli tra i sostenitori della monarchia e le forze dell’ordine, il bilancio: nove vittime tra i manifestanti e due carabinieri uccisi nella cosiddetta strage di via Medina. Pur contestando con fermezza la validità del referendum, il 13 giugno re Umberto II si avviò verso Ciampino dove era atteso da un quadrimotore Savoia Marchetti 95 che lo avrebbe condotto in Spagna. Si narra che dalla torre del Quirinale un graduato dei carabinieri sorvegliò con un binocolo la zona dell’aeroporto e tolse la bandiera con lo stemma sabaudo non appena l’apparecchio si levò in volo. Era nata la Repubblica italiana.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE