Le attrici Sofia Loren ed Eleonora Brown nel film “La Ciociara”. La scena è quella successiva allo stupro dei goumiers
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 LA FEROCIA DEI GOUMIERS E DI ALTRI SOLDATI
- 2 LE MAROCCHINATE: I GOUMIERS SFOGARONO I LORO ISTINTI SULLA POPOLAZIONE DELLA CIOCIARIA
- 3 LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA RIMASERO IN SILENZIO
- 4 LA PRIMA DENUNCIA 8 ANNI DOPO
- 5 LE DONNE DUE VOLTE VITTIME
- 6 IL CONTRIBUTO DEL CINEMA PER FAR EMERGERE IL DRAMMA DELLE MAROCCHINATE
Nella primavera del 1944 in Ciociaria l’orrore delle “marocchinate”, gli stupri di massa e violenze di ogni tipo da parte dei Goumiers, i coloniali francesi
Aspettavano i liberatori ma si scatenò l’inferno. Durante la Seconda guerra mondiale, nel maggio del 1944, molte località del Basso Lazio nelle province di Frosinone e dell’odierna Latina che si trovavano sulla linea del fronte di Cassino subirono l’assalto frontale delle truppe coloniali francesi. Furono i giorni delle cosiddette marocchinate, con migliaia di donne brutalmente stuprate dai soldati marocchini e algerini inquadrati nel Corps expeditionnaire francais (Cef). Violenze sessuali di gruppo, saccheggi, devastazioni e omicidi che ottant’anni fa martoriarono interi paesi.
Nella primavera del 1944 gli Alleati, bloccati ad Anzio e Cassino dalla strenua resistenza dei tedeschi, dopo una serie di fallimenti decisero di aggirare l’ostacolo espugnando la dorsale montuosa degli Aurunci. La linea Gustav era stata finalmente sfondata e si apriva la strada verso Roma. L’attacco venne condotto dai coloniali francesi su un terreno impervio ma ebbe successo e costrinse i tedeschi a una rovinosa ritirata per evitare l’accerchiamento. I goumiers (truppe irregolari marocchine comandate dal generale francese Augustin Léon Guillaume) e gli altri reparti coloniali furono gli indiscussi protagonisti di quel successo militare.
LA FEROCIA DEI GOUMIERS E DI ALTRI SOLDATI
Abituati alla guerra di montagna erano soldati audaci e risultavano micidiali nello scontro all’arma bianca. La loro ferocia era ben nota ai nemici, molti militi della Wehrmacht preferirono suicidarsi piuttosto che cadere nelle mani dei coloniali francesi. Tra questi ultimi, molto alto il numero delle vittime nella Campagna d’Italia condotta dagli Alleati per liberare la penisola dai nazifascisti. I marocchini erano organizzati in piccoli raggruppamenti, denominati goum, sotto il comando di un ufficiale francese. Erano avvolti in barracani e vestiti in ”bourms” (mantello di lana con cappuccio) e turbante e indossavano sandali senza calze. Erano muniti di un lungo coltello (koumia) con cui spesso mutilavano i cadaveri dei nemici in una sorta di macabro rituale.
Da evidenziare, oltre ai goumiers, la presenza della Seconda divisione marocchina di fanteria, la Terza divisione algerina di fanteria e la Quarta divisione di montagna marocchina che invece indossavano uniformi militari ed erano dotati di equipaggiamento ordinario (ma che al pari dei goumiers si macchiarono di atrocità sui civili). All’eroismo dimostrato sul campo di battaglia fece da contraltare l’infame comportamento nei confronti delle inermi popolazioni. Dal 15 maggio, per circa due settimane, le truppe coloniali si abbandonarono a una serie impressionante di stupri in tutti i paesi liberati. Dall’8 settembre del 1943 l’Italia aveva siglato la resa senza condizioni ed era divenuta cobelligerante degli Alleati. Ma questo non fermò i goumiers e gli altri reparti che misero a ferro e fuoco tutti i paesi in cui transitarono.
LE MAROCCHINATE: I GOUMIERS SFOGARONO I LORO ISTINTI SULLA POPOLAZIONE DELLA CIOCIARIA
La popolazione, già stremata dall’occupazione nazista e dai bombardamenti angloamericani, restò in balia di orde di soldati che sfogarono senza scrupoli i loro peggiori istinti. Donne picchiate selvaggiamente e abusate da gruppi di soldati. Il sadismo dei violentatori non risparmiò nemmeno i bambini e le donne anziane. I pochi uomini che non si trovavano al fronte o in prigionia vennero neutralizzati a suon di percosse e costretti ad assistere allo scempio compiuto su madri, mogli e figlie e spesso sodomizzati a loro volta.
In una nota del 25 giugno del 1944 del comando generale dell’Arma dei carabinieri dell’Italia liberata alla presidenza del Consiglio segnalava che in soli tre giorni (dal 2 al 5 giugno) nei Comuni di Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, Morolo e Sgurgola si registrarono 418 violenze sessuali, 29 omicidi e 517 furti. Il 12 novembre del 1946 il sindaco di Esperia, Giovanni Moretti durante un convegno dei sindaci del Cassinate denunciò che la quasi totalità delle donne (circa 700) erano state violentate dai coloniali francesi. I dati del ministero dell’Interno raccolti pochi mesi dopo le violenze indicano circa 3.100 donne stuprate ma si tratta di una stima nettamente inferiore alla realtà.
LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA RIMASERO IN SILENZIO
Moltissime donne infatti preferirono non denunciare gli orrori subiti. Le truppe nordafricane, già protagoniste di violenze dopo lo sbarco in Sicilia nel luglio del 1943, replicarono, seppur su scala ridotta, la loro furia anche in Toscana e nel Viterbese nell’estate e nell’autunno del 1944. L’Associazione Nazionale Vittime delle “marocchinate”, nata nel 2007 per volontà di Emiliano Ciotti, cerca di far conoscere alle nuove e alle vecchie generazioni questa tragedia immane. Secondo gli studi condotti dall’associazione, facendo una valutazione complessiva delle violenze commesse dal Cef in Italia, è possibile affermare che ci fu un minimo di 60.000 donne stuprate, ognuna, quasi sempre da più uomini. Ma verosimilmente una stima ufficiale e definitiva non ci sarà mai.
LA PRIMA DENUNCIA 8 ANNI DOPO
Nella seduta notturna della Camera del 7 aprile 1952 la deputata del Partito comunista italiano Maria Maddalena Rossi (presidente dell’Unione donne italiane) denunciò con un vibrante intervento gli orrori compiuti otto anni prima dai soldati maghrebini in Ciociaria.
Ancor più della crudeltà delle truppe marocchine e algerine lascia basiti il comportamento degli ufficiali francesi che avrebbero dovuto impedire tali nefandezze su donne e bambini. Le testimonianze dell’epoca riferiscono di alcuni ufficiali che in quei giorni dell’orrore si interposero tra i goumiers e le donne aggredite ma si trattò soltanto di una goccia di pietà in un oceano di bestialità.
Per anni si è fatta largo la storia di un volantino che, prima della battaglia decisiva, sarebbe stato distribuito ai soldati coloniali, in cui sostanzialmente si concedeva carta bianca in caso di vittoria. Donne, vino, cibo, oro e preziosi “concessi” senza restrizioni. Un meritato bottino di guerra per il sollazzo dei soldati sopravvissuti all’assalto. Parola di Alphonse Juin, ambizioso e rude comandante del Cef. Non vi è tuttavia nessuna prova documentale del volantino, che con ogni probabilità non è mai esistito. Ciò non toglie che i comandanti francesi si voltarono dall’altra parte concedendo una grave e ingiustificata libertà d’azione. Quando gli abitanti reclamarono furono derisi e cacciati in malo modo dagli ufficiali transalpini.
Molte donne dopo gli stupri di gruppo contrassero gravi malattie veneree che in alcuni casi ne causarono la morte. Molto alto fu anche il numero delle gravidanze in seguito alle violenze sessuali. Le proteste del governo italiano e di papa Pio XII misero in imbarazzo la Francia. Charles De Gaulle condannò le violenze ma negò una commissione d’inchiesta. La giustizia militare francese perseguì blandamente e solo in minima parte gli stupratori tentando palesemente di ridimensionare l’accaduto.
LE DONNE DUE VOLTE VITTIME
Le donne furono due volte vittime. La comunità dell’epoca, ottusa e ignorante, le additava e le giudicava emarginandole dal punto di vista socio-economico. Tante abbandonarono le loro case cercando di rifarsi una vita altrove, alcune si tolsero la vita a causa dei traumi subiti. Le bambine e le ragazzine stuprate furono spesso odiosamente isolate e faticarono negli anni successivi a trovare marito. Le donne sposate vennero insensatamente ritenute corresponsabili da parte di mariti che invece di mostrarsi solidali rinfacceranno per decenni i tragici avvenimenti. Per molti anni le marocchinate rappresentarono una sorta di tabù nel Basso Lazio, molte donne preferirono dimenticare. Nella dicotomia della Guerra Fredda non ci fu spazio per questa triste pagina di storia.
IL CONTRIBUTO DEL CINEMA PER FAR EMERGERE IL DRAMMA DELLE MAROCCHINATE
Un grande contributo per far emergere il dramma delle marocchinate fu dato dalla letteratura e dal cinema. Alberto Moravia con il libro “La Ciociara” e l’omonimo film del 1960 diretto da Vittorio De Sica e magistralmente interpretato da Sofia Loren fecero conoscere all’opinione pubblica mondiale quello che accadde nella primavera del 1944 in quel lembo d’Italia.
Al termine della Campagna d’Italia le truppe coloniali furono trasferite in Provenza e poi sul fronte tedesco e successivamente fecero ritorno alle loro case. Per la storiografia francese divennero gli eroi di Montecassino ma alle popolazioni che patirono la loro onda d’urto lasciarono l’orrendo ricordo di una soldataglia che inflisse inenarrabili sofferenze.
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Sanno solo obbedire agli americani, occupatori, giudaici!
Conoscono e infondono nei popoli quello che che più gli fa comodo con la connivenza di governi e stati burattini, più la chiesa.
Nazismo e fascismo sono stati i loro mezzi di persuasione, per fare leva sulle masse stupide e ignoranti.
Ancora oggi tanti, troppi, pongono il loro capo prono, in senso di sudditanza, illusi di vivere liberi e democraticamente..
Un caro saluto
Non sapevo di tutta questa atrocità perché nei libri di storia non compare?come per le foibe silenzio assoluto una vergogna della politica