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Povertà abitativa e gap Nord-Sud: secondo l’Istat, oltre 10 milioni di abitazioni, pari al 30% del totale, risultano non occupate. Al Sud, la Calabria ne registra il 44,5% in Abruzzo la percentuale è del 41,1
La povertà abitativa è ormai un dramma globale che riflette le crescenti disuguaglianze economiche e sociali. Secondo le Nazioni Unite, circa 1,6 miliardi di persone vivono in condizioni abitative precarie, mentre oltre 100 milioni sono senza tetto. La maggior parte di queste persone si trova nei Paesi in via di sviluppo, dove l’urbanizzazione incontrollata ha portato alla proliferazione di insediamenti informali, che spesso non offrono servizi essenziali come acqua potabile, energia elettrica e sistemi igienici adeguati. In Africa subsahariana, ad esempio, oltre il 60% della popolazione urbana vive in slum, e condizioni simili si riscontrano in molte grandi città dell’Asia meridionale e del Sud America. La pressione migratoria dalle zone rurali verso le aree urbane, in assenza di una pianificazione sostenibile, sta aggravando il problema: si prevede che entro il 2030 quasi 3 miliardi di persone vivranno in aree urbane informali.
Anche nei Paesi sviluppati, la crisi abitativa è evidente. Negli Stati Uniti, oltre 580.000 persone sono senza tetto, e la mancanza di alloggi a prezzi accessibili ha raggiunto livelli critici nelle grandi città come San Francisco e New York. Secondo il Dipartimento per l’Housing and Urban Development (HUD), circa 10,6 milioni di famiglie americane sono costrette a spendere più del 50% del proprio reddito per l’alloggio, una situazione che lascia poco spazio per altre necessità fondamentali come cibo, salute ed educazione.
POVERTÀ ABITATIVA IN EUROPA E NEL MONDO
In Europa, la Federazione Europea delle Organizzazioni Nazionali che lavorano con i senzatetto (FEANTSA) stima che almeno 700.000 persone vivano in condizioni di estrema precarietà abitativa, un numero che è aumentato del 70% negli ultimi dieci anni. Il fenomeno colpisce anche i lavoratori, con una crescente quota di “working poor” che non riesce a sostenere i costi abitativi nelle metropoli come Parigi, Berlino e Londra.
In Europa, il 25% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale, con l’abitazione che rappresenta una componente cruciale. Circa un cittadino su dieci spende oltre il 40% del proprio reddito per l’alloggio, una percentuale che si attesta al 36% tra chi vive in affitto. Nei Paesi dell’Europa meridionale, come Grecia, Spagna e Italia, la combinazione di salari stagnanti e alti costi abitativi rende l’accesso alla casa particolarmente difficile, soprattutto per i giovani. Al contrario, nel Nord Europa, politiche abitative più efficaci hanno mitigato in parte il problema, ma l’aumento dei prezzi delle case e degli affitti è un fenomeno in crescita ovunque. In Paesi come la Svezia e la Danimarca, l’incidenza degli affitti calmierati è più elevata, ma l’offerta non riesce a soddisfare una domanda in costante crescita.
POVERTÀ ABITATIVA IN ITALIA, IL GAP NORD-SUD
In Italia, la questione abitativa evidenzia, ancora una volta, una marcata disuguaglianza tra Nord e Sud. Circa il 72% delle famiglie italiane vive in case di proprietà, ma questa percentuale varia significativamente: al Nord è del 65%, mentre al Sud sale al 78%. Questo dato, apparentemente positivo per il Meridione, nasconde realtà complesse. Spesso la proprietà è ereditata e non frutto di un investimento attivo, mentre l’accesso agli affitti o ai mutui resta problematico. Secondo Banca d’Italia, circa il 60% delle famiglie italiane ha un patrimonio immobiliare, ma il 30% delle famiglie a basso reddito vive in case non adeguate, con problemi di manutenzione, isolamento termico o spazi insufficienti.
Il mercato immobiliare italiano presenta un costo medio di 2.000 euro al metro quadro, con picchi superiori ai 5.000 euro al metro quadro nelle zone centrali di Milano e Roma, mentre a Palermo e Bari i prezzi scendono tra i 1.200 e i 1.500 euro al metro quadro. Tuttavia, i salari più bassi e l’elevato tasso di disoccupazione nel Sud rendono l’acquisto di una casa proibitivo, nonostante i prezzi inferiori. In Calabria, ad esempio, il reddito medio annuo pro capite è di circa 17.000 euro, contro i 32.000 euro della Lombardia, rendendo difficile per molte famiglie affrontare l’acquisto di un immobile o l’accesso al credito per un mutuo.
L’IMPATTO DEGLI AFFITTI SUL BILANCIO FAMILIARE
L’impatto degli affitti sul bilancio familiare è significativo. Al Nord, in città come Milano, affittare un bilocale di 50 metri quadrati costa in media 24 euro al metro quadro, per un totale di 1.200 euro al mese. Questo rappresenta una sfida enorme per chi dispone di uno stipendio medio di 1.800 euro mensili, lasciando poco margine per altre spese. Al Centro, città come Firenze e Roma registrano costi simili, con una media di 18 euro al metro quadro, che per un appartamento più grande, come un trilocale di 90 metri quadrati, comportano spese superiori ai 1.600 euro mensili.
Al Sud, nonostante i prezzi più bassi, il problema resta pressante: a Bari, un appartamento di 80 metri quadrati con un costo medio di 9 euro al metro quadro richiede circa 720 euro mensili, pari al 33% del reddito di una coppia giovane che guadagna complessivamente 2.200 euro al mese. Una madre single con due figli che vive a Catania, guadagnando 1.200 euro al mese, dovrebbe affrontare un affitto medio di 560 euro per un’abitazione di 70 metri quadrati, spendendo così quasi la metà del suo reddito solo per l’alloggio.
POVERTÀ ABITATIVA, LE CASE SFITTE TRA NORD E SUD ITALIA
Un ulteriore aspetto critico è rappresentato dal vasto numero di case sfitte in Italia. Secondo dati Istat, oltre 10 milioni di abitazioni, pari al 30% del totale, risultano non occupate. Questo fenomeno è particolarmente pronunciato in regioni come la Valle d’Aosta, dove il 56,7% delle case è vuoto, e il Molise, con il 46,7%. Al Sud, la Calabria registra il 44,5% di abitazioni non occupate, mentre in Abruzzo la percentuale è del 41,1%. Le motivazioni dietro questa situazione sono molteplici.
Da un lato, vi è la diffidenza dei proprietari verso gli affittuari, alimentata da esperienze negative e dalla percezione di scarsa tutela legale in caso di morosità o danni all’immobile. Dall’altro, esistono ostacoli burocratici e fiscali che rendono l’affitto meno conveniente. In particolare, le società immobiliari, che possiedono un numero significativo di appartamenti nei centri urbani, tendono a lasciare vuoti gli immobili in attesa di vendite più redditizie, piuttosto che affrontare i rischi associati alla locazione.
La povertà abitativa è un problema che attraversa il mondo, l’Europa e l’Italia, colpendo soprattutto i più deboli. Globalmente, milioni di persone vivono senza un tetto o in alloggi che mettono a rischio la loro dignità e salute. In Italia, nonostante un alto tasso di proprietà, le disuguaglianze territoriali e le case lasciate vuote per motivi speculativi amplificano una crisi che rende l’accesso a un alloggio dignitoso un problema sociale sempre più insostenibile.
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