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Il presidente dell'Anec Calabria Giuseppe Citrigno

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Un timidissimo segnale di riapertura – di gran lunga sotto la media nazionale – per i cinema di Puglia, Basilicata e Calabria. Finché si ritroveranno in zona gialla, potranno decidere se spalancare o meno le porte delle loro sale, con tutte le restrizioni del caso che certo non aiutano, primo tra tutti il limite del coprifuoco, confermato alle 22, e poi lo stop alla vendita di cibi e bevande fino alla capienza limitata al 50%.

A Bari, il Multicinema Galleria, l’AncheCinema e lo Splendor riapriranno i battenti dopo il 15 maggio, con la speranza che le sale possano accogliere insieme gli spettatori, senza adottare la misura dispersiva della ripresa a macchia di leopardo sul territorio. In Basilicata la situazione non è così incoraggiante: a Potenza, il cinema Due Torri non ha ancora definito una data di riavvio, lo stesso problema si pone con il Piccolo di Matera, a causa del timore che, durante la stagione estiva, la platea possa risultare semideserta.

Al contrario Donato Cosmo, il titolare del Cineteatro Comunale Gerardo Guerrieri, sempre di Matera, non vede l’ora di rimettere in moto la propria attività, solo dopo la partecipazione alle due giornate professionali di cinema, il 4 e il 5 maggio, che si svolgeranno in streaming, così da valutare le proposte cinematografiche dell’anno corrente dei distributori.

Anche in Calabria, secondo Giuseppe Citrigno, presidente della sezione regionale Anec, le sale non riapriranno nell’immediato: «I primi incassi non riuscirebbero a coprire minimamente le spese ordinarie, i costi di gestione e di personale. I cinema ripartiranno molto probabilmente a fine maggio. L’intenzione di tutti gli esercenti è quella di preparare adeguatamente una campagna promozionale per i film in programma, così da rimettere in circolo il processo di fidelizzazione con il pubblico».

Situazione non molto diversa a Napoli e in Campania. Il silenzio incassato nei vani tentativi di contattare i direttori di tante sale di Napoli fa capire che non c’è fermento. Risponde invece Gustavo Confalone direttore del Cinema Delle Palme: «Riapriremo a settembre perché ora inizia il ciclico svuotamento delle sale e la preferenza per le arene». Tornare ad emozionarsi guardando scorrere una storia formato maxi ha tanti ostacoli che impediscono di tradurre in realtà il via libera scritto nel decreto: costi per sanificare, distanziamento, coprifuoco alle 22, difficoltà di programmazione in lotta con le piattaforme che seducono con l’economica visione casalinga.

Certo l’appeal dell’esperienza cinematografica in sala, dopo mesi di astinenza, è potente ma basterà? «No, il coprifuoco condiziona la fattibilità in sala per lo spettacolo serale e impedisce anche la proiezione in arena per la luce solare. – rispondono Alessandro ed Andrea Cannavale direttori del Cinema Posillipo di Napoli: «La gente, da un anno chiusa a casa, non vuole sedersi al chiuso. È proprio come non ci fosse il decreto, invece c’è tanta incertezza. Ci auguriamo di ricominciare in sala da ottobre e iniziare l’arena entro giugno per portare sul grande schermo i film usciti solo in piattaforma, invitare gli autori e restituire al cinema dignità e valore».

Insomma questo è un primo step in attesa di quella autentica concertazione tra gestori, distributori, istituzioni e ministero necessaria per la riapertura dell’industria cinematografica? «Si, è un segnale ma il settore deve ripartire; siamo fermi perché per i gestori riaprire rimettendoci ancora è davvero troppo complicato. Bisogna differenziare il modello finanziario e produttivo. Noi ci abbineremo un altro tipo di esperienza creando a Napoli il primo museo del cinema per attrarre interesse ed aggregazione con proiezioni in pellicola da 16 e 35 millimetri e laboratori didattici». Anche nel casertano si ripartirà più in là. «C’è un abisso tra decreto e realtà: è uno specchietto per le allodole che vuole dare la sensazione di qualcosa che cambia ma è un inganno perchè manca il prodotto!  – dice Francesco Scarano, direttore del Cinema Teatro Lendi a Sant’Arpino – Troppe incertezze e stravolgimenti improvvisi di colore per regione che tirano in ballo rischi troppo grandi e profonda confusione. Ci siamo trasformati nelle “faq” del governo per spiegare qual è la realtà della distribuzione e della vita nelle sale. Logorante».

«La riapertura è solo un punto di partenza ma a causa di una serie di fattori concomitanti non è la riapertura del mercato», dichiara l’avv. Luigi Grispello, membro dell’ufficio di presidenza di AGIS e ANEC e presidente Unione Regionale AGIS Campania, che spiega: «A penalizzare ci sono le limitazioni di orario ed il divieto di consumazione di alimenti e bevande che nei cinema, in particolare nei multiplex, è un significativo componente di redditività ed appartiene comunque all’esperienza cinematografica. Ma soprattutto mancano i film, fatto tipico dell’estate ora amplificato in pandemia: i produttori hanno difficoltà a far uscire film in questo mercato così problematico o optano per le piattaforme, a danno delle sale.

Insomma senza film, senza spettatori permanendo una certa preoccupazione da parte del pubblico ridotto al 50% per distanziamento, senza incassi e senza consumazioni, senza certezze sul colore della regione, per un gestore aprire diventa un suicidio. Per cui dobbiamo fare i conti con una ripartenza molto graduale e sarà più facile al Nord perché il mercato delle sale ha il doppio del numero di strutture, di spettatori e di incassi rispetto al Sud. I più deboli, senza minimi di redditività, dovranno chiudere. In tutta Italia riapriranno 120/150 strutture: molte nei capoluoghi del Nord e piccole aziende del d’essai. Al Sud rischiamo di avere un’estate senza film né spettatori. Quindi auspichiamo che questa ripartenza così difficile sia accompagnata da aiuti dello Stato modulati in relazione a criteri dimensionali e territoriali delle aziende, che tengano conto delle varie realtà, dando maggior intensità di aiuto dove ci sono più difficoltà».


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