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«17 Aprile 2020. Sono da oggi in malattia perché la mia dottoressa sospetta che sia stata contagiata dal Covid19. Sono fiduciosa di non esserlo, soprattutto perché sono chiusa a casa da tempo, non esco nemmeno per la spesa, ma parte dei sintomi ci sono.
Ne approfitto per tornare a scrivere, per dare nuova vita al mio blog, perché è l’unica cosa che adesso riesco a fare. Magari parlerò di viaggi… mentali. Buona lettura!». Ilaria.
Non sappiamo se abbia contratto o no il Covid19, ma quel che è certo è che la blogger Ilaria nell’aprile scorso, angosciata dal timore di essere stata contagiata, chiusa in casa in pieno lockdown in una Milano nella morsa del virus, ha sentito il bisogno di riscoprire la sua vecchia creatura: il sito www.makeatrip.it. Un blog di lifestyle, che lei aveva aperto nel 2012 per poi abbandonarlo a sé stesso tre anni dopo, ovvero nel 2015, anno della piena crisi dei blog, travolti dal successo dei social network.
All’epoca i cosiddetti diari online sembravano destinati all’estinzione. Tanto che la definizione di blogger era ormai desueta, a indicare gloriosi pionieri che fecero Internet la storia di sì, ma presto sostituiti da nuovi protagonisti: gli youtubers e soprattutto, gli influencer.
E invece pare che la pandemia abbia cambiato le carte in tavola. Dalla quarantena in poi molti blogger che avevano mollato, proprio come Ilaria, le loro pagine o che navigavano nel sommerso del web ostinatamente refrattari ai social, hanno rialzato la testa tornando a pubblicare racconti, testimonianze, impressioni, di nuovo in attesa di visite, aperti al confronto.
Il blog, che nella definizione di Wikipedia è “un sito web i cui contenuti vengono visualizzati in forma anti-cronologica (dal più recente al più lontano nel tempo), gestito da uno o più blogger che pubblicano contenuti multimediali, più o meno periodicamente”, si è manifestato nel tempo in diverse forme: il blog personale (diario) in cui l’autore scrive le proprie esperienze. Il blog tematico dedicato a un argomento specifico come il cinema, cucina e viaggi. Quello letterario, vero e proprio tentativo di fare letteratura online e infine il blog professionale, strumento furbo che le aziende utilizzano per avvicinare in maniera informale la clientela.
Il blog richiede tempi di lettura lunghi e concentrazione da parte dell’utente. Caratteristiche che l’avevano relegato a strumento obsoleto di comunicazione rispetto all’istantaneità di trasmissione delle informazioni di Twitter, Facebook, Instagram & co. Ora invece pare che i suoi limiti siano tornati punti di forza. Non sono che timidi segnali lanciati dal web attraverso discussioni, commenti in rete, iniziative dai parte dei blogger ancora difficili da censire, quel che è certo è che la blogosfera (l’insieme dei blog sul web) di cui da anni si dichiarava la morte presunta è di nuovo in fermento e pronta al rilancio.
Colpa o merito della pandemia. Lo stato di incertezza sanitaria economica e sociale determinata dal virus ha colto tutti alla sprovvista e necessita di riflessione e approfondimento per essere compresa. Il lockdown ha dilatato il tempo trascorso davanti al video alla ricerca di confronto e di risposte che vanno oltre gli slogan, le freddure sterili di un tweet, le immagini fotoshoppate di un post di Instagram.
I social non sono certo santuari di meditazione, ma piazze per contenuti spesso gridati in botta e risposta fulminei. Dove vince chi corre più veloce con le dita sulla tastiera, senza starci a riflettere troppo.
Nell’attuale trend inaugurato dalla pandemia la comunicazione attraverso i social network per la prima volta sta mostrando i suoi limiti? Un’inadeguatezza nei contenuti e nel linguaggio rispetto alle nuove esigenze dettate dal virus. Ed ecco che in soccorso degli internauti tornano i blogger: carichi, ispirati e pronti al rilancio. I blog che hanno ripreso vita in quarantena hanno ricevuto una felice accoglienza da parte di un pubblico meno distratto e disponibile ad apprezzare le opinioni argomentate, le testimonianze di esperienze vissute in forma di racconto, le riflessioni condivise. Insomma, la ricetta classica del blog.
Che oggi sembra tornare di moda a più di 25 anni dalla nascita. Segnando un’ennesima tappa nella sua giovane storia.
Era il 1994 quando lo studente universitario Justin Hall creava il primo diario personale online: links.net.
Il primo blog. Anche se il nome è stato coniato (Weblog) nel 1997 da Jorn Barger, un nerd della rete. Nel ’98 a colmare un’esigenza crescente, nascono le prime piattaforme che accolgono i diari online come Open Diary, Live Journal, Xanga, Blogger, che permettono agli utenti di rilasciare commenti attraverso i post. Mentre WordPress, la piattaforma oggi più utilizzata dai blogger, viene lanciata nel 2003.
Nei primi anni del 2000 i blog superano la visibilità dei siti grazie alla capacità dei blogger di linkarsi tra loro, pratica oggi sostituita dai social. I blogger diventano figure influenti e popolari, creano business, movimenti di opinione, diffondono notizie fuori dai canali convenzionali, sollevando anche critiche sul loro ruolo nel mondo dell’informazione e sull’attendibilità delle notizie che diffondono. Alcuni blogger diventano famosi al livello mondiale, come Jon Morrow creatore di Smartblogger sito che insegna come monetizzare attraverso il blog o Arianna Huffington che nel 2005 ha fondato l’Huffington Post uno dei blog giornalistici più seguiti al mondo.
In Italia, una blogger su tutte è proprio Chiara Ferragni. L’imprenditrice digitale italiana più famosa al mondo che oggi vanta 20,9 milioni di followers su Instagram. Anche lei prima di esplodere su IG ha esordito in rete con un blog di moda The Blonde Salad nel “lontano”, per i tempi di Internet, 2009.
Quindi la marcia dei blog si arresta nel decennio scorso, con il decollo dei social. E in occasione del suo ventennale in molti ne hanno fatto l’elogio funebre. Mai dire mai. In ogni caso c’è chi non s’è mai rassegnato al declino: i blogger resilienti anche nei recenti tempi bui hanno continuato a esaltarne i pregi: il blog è un dominio personale, uno spazio che ognuno può gestire in totale libertà. Mentre sui social ci si deve attenere alle regole dettate dalla piattaforma ed essere visibili diventa sempre più difficile e costoso. Inoltre è ancora oggi una vetrina che, se offre contenuti di qualità, è in grado di aumentare il prestigio e la credibilità personale. Curare un blog è impegnativo e non è un’impresa per tutti, bisogna saper scrivere, avere competenze sui temi affrontati ed essere in grado di costruire strategie comunicative. Per farsi conoscere si possono “linkare” i propri contenuti sui social o altre piattaforme, che in questo caso fanno da traino, permettendo al blog di crescere nel numero di visite. Sì proprio loro, i famigerati social. Che se non ci fossero bisognerebbe inventarli, nonostante tutto.
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