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Davide Marciano è uno dei blogger di finanza personale più seguiti d’Italia. Con il suo sito Affarimiei.biz, il canale YouTube e i podcast, è a tutti gli effetti un influencer della finanza. «Non mi sento Chiara Ferragni ma nel mio ambito, quello che ho scritto e ho detto in effetti ha influenzato le scelte e il modo di pensare di centinaia di migliaia di persone», dice. Trent’anni, originario di Maiori perla della costiera amalfitana, Davide è un imprenditore digitale, divulgatore finanziario indipendente, scrittore e formatore, tutto rigorosamente online. Nel 2019 ha pubblicato anche un manuale di finanza personale “Vivere di Rendita – Raggiungi l’obiettivo con il Metodo RGGI”, bestseller nella categoria di riferimento su Amazon.

Cos’è esattamente la finanza personale? chiedo.
È il complesso dei problemi finanziari dell’individuo, l’insieme delle decisioni che si compiono nell’arco della vita e che riguardano il risparmio, l’investimento, l’indebitamento, l’assicurazione, la previdenza, ecc».

A chi si rivolge il suo sito, Affari miei?
«Io mi rivolgo alle persone che si fanno domande sui soldi. Nonostante le difficoltà gli italiani hanno dei risparmi, c’è spesso qualche nonno che ci lascia qualcosa in eredità. In generale l’utente medio si avvicina alla finanza personale perché vuole cambiare vita mettendo a frutto il suo capitale».

C’è tanta gente che vuole cambiare vita?
«Sì. Analizzando i flussi delle ricerche in questo senso su Google, si scopre che il fenomeno è in crescita. Io credo che l’uomo per sua natura sia insoddisfatto, tenda a mettersi continuamente in discussione. Il lavoro sicuro, il posto fisso, il rendimento sicuro, sono tutte chimere, prima o poi non ci bastano più. Il problema è che oggi siamo nell’età della complessità: non è più come all’epoca dei nostri nonni che lavoravano, risparmiavano, compravano case, andavano in pensione. Noi abbiamo un enorme problema demografico, la popolazione invecchia i cervelli se ne vanno al Nord, e non c’è sviluppo. Questa è un’epoca sottoposta a tante variabili di cui il Covid 19, il cigno nero che di colpo ha cambiato le nostre vite e i nostri consumi, è un esempio. Insomma, in tema di finanza personale, siamo sottoposti a relazioni talmente complesse che è difficile raggiungere i risultati auspicati».

Lei quindi, cosa consiglia a chi vuole guadagnare di più investendo?
«Io spiego che per cambiare vita bisogna cambiare se stessi. Ovvero: prima di pensare a investire sui soldi, bisogna investire sul nostro capitale umano, sulle nostre competenze».

In che modo?
«Per vivere di rendita investendo in borsa è necessaria un’attitudine al rischio e poi bisogna studiare, aggiornarsi continuamente, alla fine diventa un secondo lavoro. Inoltre, spesso si pensa di crescere al livello finanziario semplicemente per aumentare i nostri consumi. Ma questo ci porta a fare scelte sbagliate, a perdere tempo e a rimanere impantanati nel presente. Il metodo che suggerisco e che ho messo a punto sulla mia esperienza, si chiama RGGI e si basa su quattro step: risparmiare, guadagnare, gestire i propri soldi e infine investire avendo ben appreso le regole del gioco, su un obiettivo che davvero possa migliorare la nostra vita».

Come è diventato esperto di economia?
«Sono sempre stato appassionato di economia. Mentre studiavo giurisprudenza a Salerno approfondivo i miei interessi nella finanza studiando e informandomi continuamente. Quindi nel 2014 casualmente ho iniziato a scrivere, un’altra mia passione, per un sito web. Il sito mi pagava in base al numero delle visualizzazioni e i miei articoli finanziari divennero in breve tempo i più cliccati. Allora mi venne l’idea di creare un sito tutto mio nel quale affrontare tematiche finanziarie».

Così è nato Affari miei.
«Sì. All’inizio parlavo di pensioni e previdenza, ma poi mi resi conto che gli articoli sugli investimenti generavano molto interesse. Così ho iniziato a scavare, ad approfondire sempre di più l’argomento. Ho inaugurato Affari miei a ottobre 2014: ricordo ancora che il giorno dopo avrei dovuto sostenere il mio ultimo esame, ma ero talmente preso da questo mio progetto, che non riuscivo a concentrarmi e presi 18. Poi, mentre preparavo la tesi, mi buttai anima e corpo su Affari miei. Già a febbraio 2015 il sito era diventato una fonte di reddito. La cosa mi meravigliava e mi rendeva allo stesso tempo euforico. Ricordo che si avvicinava il giorno della discussione della tesi, io ero il primo della famiglia che si laureava e in casa erano tutti in festa. Pensavano alla torta ai confetti, ma a me non importava nulla, vivevo in questa bolla di Internet».

Come è riuscito a guadagnare dal sito?
«All’inizio guadagnavo dai banner pubblicitari, poi si sono aggiunte le collaborazione con le aziende, e ho lanciato i corsi e-book. Infine ho investito sulla formazione creando l’Accademy di Affari miei e ho scritto il libro, in vendita online».

I suoi l’hanno appoggiata o speravano nel posto fisso?
«Mio padre è operaio non siamo una famiglia ricca, e tutti in effetti si aspettavano che mi cercassi il sacro posto fisso nella pubblica amministrazione, ma non era la mia aspirazione. Io come tanti giovani del Sud avrei voluto emigrare, studiare a Roma o a Milano, ma se te ne vuoi andare al Nord non bastano i fazzoletti di lacrime di mammà che ti saluta, ci vogliono le risorse. Io ne ero a corto, ma questa è stata la mia fortuna: essere nelle retrovie della società mi ha stimolato, spinto a inventare, a osare. I miei all’inizio non hanno capito bene che cosa stessi facendo sempre davanti al computer: l’importante è che non t’arrestano! mi dicevano. E forse è stato meglio così. Io dico sempre: se i tuoi genitori capiscono di che cosa ti occupi, preoccupati: nel senso che forse il tuo lavoro è già vecchio! Così, rintanato nella mia camera, ho potuto lavorare sul sito senza ricevere pressioni sulle scelte che intraprendevo man mano, senza interferenze. Era esaltante per me che avevo 24 anni, ma nello stesso tempo avvertivo anche una grandissima solitudine».

Perché si sentiva solo?
«Purtroppo non avevo un network di persone con le quali parlare dei miei progetti, delle mie passioni nel raggio di 100 chilometri. Così, raggiunta un po’ di indipendenza economica, ho preso un treno di sola andata per Torino».

Si stava creando una professione lavorando da casa, perché ha abbandonato il suo paese, Maiori?
Vede, se vivi in costiera amalfitana e non ti occupi di turismo, sei scientificamente condannato ad essere povero. Io avevo bisogno di confrontarmi con una grande area urbana, dove ci sono stimoli: noi del Sud non abbiamo molta scelta, l’idea di partire ormai è dentro di noi. Però non escludo un domani un romantico ritorno, magari per fare qualcosa per il mio territorio».

Davide, c’è chi dice che dopo la pandemia ci rimboccheremo le maniche e vivremo una rinascita come nel Secondo dopoguerra.
«La pandemia ha accelerato i trend in corso. Il processo di digitalizzazione in poche settimane è diventato il nostro presente, senza il lockdown, neanche il nipote di mio nipote avrebbe fatto scuola con le videolezioni. Finita l’emergenza reale, ci sarà un’accelerazione in settori come la green economy e la robotica. Insomma, chi lavora in contesti legati all’innovazione avrà grandi opportunità, chi opera in settori che erano già in difficoltà, chi fa professioni che erano già al tramonto, vedrà acuirsi la crisi. Ci sono meno soldi in giro, e penso che nei prossimi due anni avremo bisogno di tirar fuori tutto il nostro senso di responsabilità e una buona dose di ottimismo. Il nostro futuro vale sempre l’investimento».


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