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Ripartono le domande per il bonus psicologo. Emanuela Rocco, psicologa e psicoterapeuta: «L’introduzione del bonus è stata un passo in avanti ma è insufficiente».
Al via il prossimo 18 marzo e fino al 31 maggio le domande per il Bonus psicologo. Le richieste potranno essere presentate in via telematica. Accedendo tramite il sito dell’Inps al servizio “Contributo sessioni psicoterapia” attraverso SPID, CIE (Carta d’identità elettronica) o CNS (Carta nazionale dei servizi), oppure telefonicamente tramite il Contact Center Integrato Inps.
Il bonus nasceva nel 2022 nella forma di una prestazione economica erogata come incentivo a intraprendere percorsi psicoterapeutici per “le persone in condizione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica, a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio-economica”. Prorogato per gli anni 2023, 2024 e seguenti, è dedicato a soggetti che presentino un indicatore Isee familiare di valore non superiore ai 50mila euro ed è così ripartito:
- 1.500 euro sono destinati ai nuclei con ISEE inferiore a 15mila euro;
- 1000 euro sono destinati ai nuclei con ISEE compreso tra 15mila e 30mila euro;
- 500 euro sono destinati ai nuclei con ISEE superiore a 30mila e inferiore a 50mila euro.
In caso di esito positivo, l’Inps comunica al richiedente l’importo esatto del beneficio spettante. Associandolo a un codice alfanumerico che il beneficiario dovrà comunicare al professionista aderente.
Per il Bonus psicologo 2022 erano state inoltrate 395.604 domande, le istanze accolte – su base regionale – erano 41.657. Il 60% delle domande inoltrate erano state presentate da under 35. Di cui il 16,62% da minori e il 43,55% da giovani tra i 18 e i 35 anni.
Emergono, tuttavia, alcune criticità: lo stanziamento per il 2022 era pari a 10 milioni di euro. Cui aggiungere ulteriori 10 milioni per il potenziamento dei servizi di salute mentale. Per il 2023 lo stanziamento ammonta a soli 5 milioni, mentre per il 2024 a 8 milioni. Meno persone, quindi, riceveranno più soldi.
Secondo i dati raccolti da Serenis, piattaforma di psicoterapia e supporto psicologico online, nell’osservatorio “Oltre il bonus psicologo”, il potenziale del bonus sarebbe limitato. Dal sondaggio è emerso che solo il 15,3% dei richiedenti ha ottenuto il bonus psicologo. E solo il 4,2% degli intervistati si è detto pienamente soddisfatto dell’iniziativa.
Sebbene sia stata apprezzata l’importanza attribuita al bonus, che per la prima volta ha messo al centro dell’attenzione delle istituzioni la salute mentale, si tratta solo di un primo passo. E molte sono le migliorie da apportare, a cominciare proprio dall’ammontare delle risorse e dalla comunicazione efficace. Le informazioni fornite dal sito Inps sono state ritenute poco chiare e di difficile lettura quasi dal 30% degli intervistati. E chi è stato escluso dalle graduatorie non ha ricevuto giustificazioni sufficienti sull’estromissione, lasciando aperti interrogativi sui parametri e sulle modalità di compilazione delle domande. Dall’invio della richiesta all’esito dell’accettazione, inoltre, trascorrono alcuni mesi. E nel caso della prima annualità, si sono riscontrati rinvii e incertezze che non favoriscono persone in stato di disagio.
Eppure, i numeri sono chiari: secondo il rapporto Headway – Mental Health Index 2.0 2023 circa il 20% della popolazione in età lavorativa risulta colpita da disturbi mentali. E le persone affette da disturbi gravi hanno un tasso di occupazione inferiore del 20-30% rispetto a coloro che non ne soffrono. Negli ultimi tre anni, inoltre, gli adolescenti hanno riscontrato problemi di salute mentale quali paura e stress (5%), solitudine (5%), depressione (23%) e ansia (28%). Secondo l’OMS, poi, il 5% degli adulti a livello globale sarebbe affetto da depressione.
Per rispondere alle esigenze dei pazienti può bastare il bonus psicologo? L’abbiamo chiesto alla dottoressa Emanuela Rocco, psicologa e psicoterapeuta. «Sicuramente la sua introduzione è stata un passo in avanti, ha dato un segnale positivo, ma da professionista lo reputo insufficiente. Gli ipotetici beneficiari devono avere un Isee molto basso e in molti rimangono esclusi, anche se avrebbero bisogno di supporto psicologico. Dovrebbero essere messe in campo altre risorse. Per esempio nel settore pubblico e nelle scuole: avere uno psicologo scolastico (l’Italia è l’unico Paese a esserne ancora privo, ndr). Già dalle medie e fino all’università, sarebbe importantissimo, sia come screening che come supporto. Questo non solo per gli studenti, ma anche per gli insegnanti che, a volte, hanno bisogno di suggerimenti, tecniche e strategie per relazionarsi al meglio con i più piccoli e con i giovani.
Penso anche agli ospedali, allo psicologo di base e all’aumento della presenza degli psicologi nelle Asl. Ecco, questo in particolare sarebbe davvero rivoluzionario, piuttosto che un bonus che lascia il tempo che trova. Il numero massimo di sedute non è sufficiente. E chi ne usufruisce deve magari aspettare l’anno successivo per poter accedere di nuovo al bonus e sperare di poter effettuare altre sedute. Il bonus è sì una risorsa, ma ha anche grossi limiti».
L’impegno nei confronti della salute mentale, tuttavia, è in crescita e, come sottolinea Rocco, «la salute mentale è salute. Le cose stanno un po’ cambiando, molti medici – soprattutto giovani – tengono molto in considerazione l’aspetto psicologico. E indirizzano ove necessario i pazienti verso un percorso psicoterapico. Questa visione deve diffondersi, perché il benessere mentale non è slegato dal corpo».
L’auspicio è che misure di questo genere possano finalmente divenire strutturali. E che iniziative come l’istituzione del Tavolo tecnico per la Salute Mentale presso il Ministero della Salute portino a risultati ancora più concreti. In termini di prevenzione e trattamento dei più fragili, tenendo sempre a mente per chi ci si impegna: le persone.
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