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DURANTE il periodo più fitto della pandemia, quando si alternavano lockdown a chiusure meno drastiche, negli ospedali italiani si registravano due dati in controtendenza: gli accessi generali nei pronto soccorso, prevalentemente per paura dei contagi, si dimezzavano (-48,2%), mentre quelli da parte dei minori per patologie neuropsichiatriche segnalavano un incremento dell’84% rispetto al periodo pre-Covid (marzo 2019/marzo 2020).

Lo rivela un’indagine della Società italiana di pediatria (Sip) condotta in 9 Regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria).

Tentati dal suicidio

Già preoccupante di suo, il dato diventa terribile quando viene suddiviso per cause specifiche: risultano in aumento del 147% gli accessi per ideazione suicidaria, seguiti da depressione (+115%) e disturbi della condotta alimentare (+78.4%).

E fa riflettere che anche i ricoveri, proprio in un periodo in cui i posti letto erano occupati al massimo della loro capienza per l’inflazione dei contagi, hanno registrato un incremento che ha sfiorato il 40%. Anche in questo caso, la principale causa è stata l’ideazione suicidaria (+134%) seguita da depressione (+41,4%) e disturbi della condotta alimentare (+31,4%).

L’aumento degli intenti al suicidio tra i giovani «colpisce, ma non stupisce», spiega Pietro Ferrara, responsabile del Gruppo di Studio sui diritti dei bambini della Sip. «Non stupisce», prosegue, «se si considera che il suicidio rappresenta una delle principali cause di morte tra i 15 e i 29 anni».

Ferrara sottolinea che «il suicidio si può prevenire, ma è importante per gli adulti riuscire a intercettare alcuni segnali, come i cambiamenti drastici della personalità, non sottovalutarli e trovare la modalità giusta per parlarne».

Disturbi in aumento ogni anno

Inaspettata e subdola, la crescita dei problemi mentali nei giovani testimonia l’esistenza di «un’altra pandemia», dice Elena Bozzola, segretaria Sip. Che aggiunge: «Restrizioni, incertezza, lockdown hanno contribuito negli ultimi mesi ad un incremento di ansia, depressione, ideazione suicidaria, disturbi della condotta alimentare.

E la richiesta di aiuto ai nostri pronto soccorso si fa sempre più insistente», afferma. Ma la pandemia ha soltanto esasperato una problematica latente. «Da anni», afferma Annamaria Staiano, presidente Sip, «si osserva un trend in aumento di disturbi neuropsichiatrici in età evolutiva, stimato dalla Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) tra il 5 e il 10% all’anno, a cui oggi si sommano le conseguenze della pandemia».

Secondo la Staiano, «le risposta territoriale a questi bisogni è estremamente carente, anche in termini di posti letto dedicati e di strutture diurne, e con una rilevante disomogeneità nei percorsi tra le varie Regioni italiane».

Giovani e fragili

Sulla sofferenza dei giovani durante la pandemia aveva già lanciato l’allarme nel gennaio scorso Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Da ottobre a gennaio scorsi «abbiamo notato un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso con disturbo psichiatrico, nel 90% sono giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita – spiegava all’Huffington Post –. Se nel 2019 gli accessi al pronto soccorso erano stati 274, nel 2020 abbiamo superato quota 300». Dunque il campanello d’allarme è suonato, occorre ascoltarlo e intervenire.


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