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TRE miliardi di euro persi per un settore che ne vale almeno due l’anno. Questo il bilancio di venti mesi di chiusura quasi ininterrotta per le discoteche, alfa e omega della crisi economica scatenata dal Covid: prime a fermarsi, ultime a ripartire. All’esito di un dibattito fiume e di una trattativa snervante il governo ha dato il via libera alla riapertura, fissando i paletti del 50% di capienza al chiuso e del 75% all’aperto.

Ma quest’ultimo limite «è inutile mentre ci avviamo verso la stagione invernale» ci spiega Roberto Maggialetti, titolare del Df di Bisceglie, il più grande disco club del Mezzogiorno. «Prevedere una capienza del 75% in estate – continua – sarebbe stato importante, perché avrebbe permesso di sfruttare gli spazi esterni a tanti locali. Molti dei quali, magari, non sarebbero stati costretti a chiudere o a cambiare attività. Ma in Italia, purtroppo, arriviamo sempre in ritardo».

In ogni caso, sostiene Maggialetti, «ora era importante ripartire e, devo dire, dopo venti mesi di vera agonia, quando ho appreso la notizia della decisione del governo mi sono emozionato, è stato come rivedere la luce». Ciò non toglie, tuttavia, «che con il 50% di capienza consentita non avremo alcun guadagno: un locale da mille persone ne potrà accogliere cinquecento, nelle quali dobbiamo considerare settanta/ottanta dipendenti. Quindi, alla fine, i clienti paganti all’interno saranno poco più di quattrocento. Nessun guadagno, lo ripeto, sarà difficile persino coprire i costi che, nel nostro settore, sono altissimi tenendo conto che si lavora solo nel fine settimana».

Il tutto mentre si avvicina la ricorrenza di Halloween, solitamente molto remunerativa per esercenti. Ma sulla possibilità che entro fine ottobre si possano allargare ulteriormente le maglie della capienza, Maggialetti è pessimista. «La vedo dura considerati i tempi del governo – dice – sarebbe un miracolo, la dimostrazione che hanno capito qual è stata la categoria più penalizzata dalla pandemia… Ci credo poco».

Possibilista sul punto è, invece, Maurizio Pasca, presidente della presidente del Silb-Fipe, Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo. «Se la curva dei contagi continuerà a scendere – spiega – penso che si possa arrivare al 75% entro fine ottobre per intercettare Halloween, una ricorrenza che prima del Covid ci aveva assicurato un indotto simile a quello di Ferragosto di Capodanno».

E proprio in vista del veglione di San Silvestro, aggiunge, «l’auspicio è di arrivare al 100% per la metà di dicembre; lo abbiamo chiesto al governo sul modello di quanto avvenuto con cinema e teatri». Il 50% attuale, sostiene, «è molto riduttivo ma era fondamentale ripartire, dopo venti mesi di stop avremmo accettato qualunque soluzione».

Anche perché la situazione per il comparto è drammatica; «il 30% delle nostre attività ha chiuso definitivamente – ricorda – il mio pensiero va a queste aziende, ai sacrifici che negli anni erano stati fatti per portarle avanti, spazzati via dalla pandemia».

Per gestire la fase verso la completa ripresa del settore «abbiamo chiesto nuovi ristori all’esecutivo che spero ci vengano riconosciuti. Sappiamo benissimo che inizialmente non avremo alcun guadagno e, le dico la verità, neanche ci interessa. Era importante poter riaprire perché esisteva il rischio concreto del totale azzeramento del settore».

Incalcolabili le perdite in termini di posti di lavoro; «tantissime persone che lavoravano nei nostri organici – sottolinea Pasca – erano figure atipiche, quindi non hanno percepito ammortizzatori sociali e hanno deciso di optare per altre occupazioni; penso, ad esempio, ai 100mila operatori dello spettacolo impiegati nei nostri locali. Chissà quanti ne torneranno…».

Di sicuro, secondo Pasca, torneranno i clienti, che non saranno frenati dalla paura post-pandemica di trovarsi in tanti al chiuso. «L’obbligo di Green pass è una garanzia – commenta – se uno avesse simili paure non dovrebbe neanche prendere i mezzi pubblici, fare shopping al centro commerciale o andare al ristorante».


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