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Durante la pandemia abbiamo imparato che nel tempo il virus cambia, evolve, muta. Le varianti possono essere più o meno contagiose, più o meno aggressive, ma possono anche manifestarsi attraverso sintomi nuovi. È quanto avrebbe riscontrato uno studio effettuato in Gran Bretagna e pubblicato sul “British Medical Journal”.
Se con il passare dei mesi sembra essere cresciuto il numero di giovani contagiati, appaiono anche cambiati i segnali con i quali si manifesta la malattia da Covid. Spossatezza, disturbi gastrointestinali e nausea risultano più frequenti rispetto a tosse e difficoltà respiratorie. Vacilla anche il criterio principe per distinguere la positività al Covid da una normale influenza: la mancanza o la riduzione di gusto e olfatto non è più tra i sintomi maggiormente diffusi.
Gli studiosi britannici, infatti, hanno verificato che il 40% del campione esaminato (19mila persone) non aveva febbre, tosse secca e, appunto, perdita dei due sensi. La febbre, anche quando è stata riscontrata, non era molto alta.
Ma a cosa è dovuto questo cambiamento? Una spiegazione ha provato a darla al “Corriere della Sera” Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg): «Cambia la popolazione di riferimento e tra qualche mese non vedremo più gli anziani ricoverati perché saranno in gran parte vaccinati.
I giovani, tra i quali Covid oggi è più diffuso, tendono ad avere una difesa immunitaria più forte, si ammalano meno e in genere manifestano sintomi simil-influenzali. Pochi, si ammalano di polmonite (molto più frequente negli anziani) e di solito si risolve velocemente. Non è Covid ad essere cambiato, ma essendo ora più diffuso nella classe di età più giovane si aggiungono sintomi tipici di chi viene curato a casa e non ha bisogno di cure ospedaliere».
Tuttavia non si ha a che fare soltanto con sintomi attenuati, ma proprio con sintomi diversi rispetto a quelli riscontrati durante la prima ondata. Un altro studio, stavolta italiano e condotto su un numero limitato di pazienti ricoverati all’ospedale di Crema, è giunto alla conclusione che il 10% aveva manifestato dolore addominale, diarrea, nausea e vomito già all’insorgere della malattia, prima che si manifestassero sintomi respiratori. Le nuove evidenze suggerirebbero di aggiornare quanto scritto sul sito del ministero della Salute alla voce “sintomi di una persona con Covid”.
Ha però precisato a “Il Giornale.it” Ovidio Brignoli, vicepresidente della Simg: «Attenzione a conclusioni affrettate, perché questa è la stagione dei virus intestinali e potrebbero facilmente esserci sovra-infezioni con Covid dal momento che il coronavirus circola molto. Non è da escludere che il sintomo gastrointestinale non sia correlato al Covid ma abbia altra origine».
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