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Sembrava che stessero giocando a “mosca cieca” in versione interattiva. Alcune alunne del liceo “Caccioppoli” di Scafati (Salerno) si sono dovute bendare durante l’interrogazione a distanza affinché non avessero modo di consultare gli appunti. La richiesta di mettersi un panno davanti gli occhi è giunta loro dall’insegnante di Latino e Greco durante una lezione svolta con la didattica a distanza. «Si trattava di un esempio per dimostrare ai ragazzi che non hanno bisogno di sbirciare», ha detto all’Ansa il dirigente scolastico Domenico D’Alessandro, che ha già parlato dell’accaduto con la docente; il fatto, riferisce il preside, ha coinvolto due studentesse.

PIÙ DAD, PIÙ MIOPIA

Più che mosche cieche, tuttavia, passare molto tempo davanti agli schermi rischia di produrre tanti giovani orbi. Ora che la didattica a distanza è diventata consuetudine per gli studenti delle superiori, il tema delle ripercussioni sulla vista è di stretta attualità. «È già ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica che sia l’utilizzo prolungato dei videoterminali sia le attività svolte all’interno delle proprie abitazioni sono tra i principali fattori di rischio dell’occhio secco», spiegava mesi fa Romina Fasciani, dell’Unità operativa complessa di Oculistica del Policlinico Gemelli di Roma e membro del consiglio direttivo dell’Associazione italiana dei Medici Oculisti (AIMO).

«Uno dei meccanismi messo in relazione con l’aumento della miopia nei bambini», aggiungeva la Fasciani, «è l’assenza di vita all’aria aperta, perché la luce del sole influisce sulla produzione di alcuni neurotrasmettitori che probabilmente sono implicati a livello retinico e sclerale nella crescita. Per cui i bambini che stanno meno all’aria aperta, come accade purtroppo oggi, sono più predisposti a far progredire la loro miopia». Questo, prosegue la riflessione, «è un aspetto che preoccupa gli oculisti nel caso l’attività scolastica e-learning perduri per molti mesi», perché potrebbe portare a un incremento della miopia.

I CONSIGLI DELL’ESPERTO

Sulla stessa lunghezza d’onda il dott. Luca Iacobelli, responsabile della Divisione di Oftalmologia del Gruppo Sanitario INI, Istituto Neurotraumatologico Italiano. «Si è assistito ad un incremento importante della miopia negli ultimi anni, che attualmente colpisce circa un terzo dei bambini, e questo incremento, come dimostrato da numerosi studi, è sicuramente legato a fattori ambientali quali l’uso smodato di tablet e cellulari, il trascorrere tanto tempo al chiuso e non all’aria aperta con luce solare», le sue parole. L’esperto ricorda allora che «l’utilizzo di computer, tablet e smartphone va limitato all’essenziale e al necessario, cercando di garantire comunque una buona illuminazione ambientale, possibilmente solare».

Di qui il consiglio a condurre «una vita sana all’aria aperta con una dieta ricca di liquidi, frutta e verdura, per limitare questo incremento di frequenza di miopia. In caso di uso protratto degli occhi davanti ai monitor, è comunque utile mantenere postura e distanza adeguate, inserendo frequenti momenti di pausa». Il dott. Iacobelli sottolinea, ad ogni modo, che «i bambini vanno portati dallo specialista oculista per visite di routine intorno ai 3-4 anni e poi secondo bisogno. Se presente familiarità per miopia o segni quali avvicinarsi troppo al pc o alla tv tali visite andranno effettuate più precocemente». La Fasciani consiglia inoltre, dopo ogni 50 minuti di studio, «di guardare lontano dalla finestra per rilassare l’accomodazione», ossia la capacità dell’occhio di mettere a fuoco le immagini.


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