X
<
>

Uno sbarco di migranti in Calabria

Share
4 minuti per la lettura

PIU’ povertà, più partenze di migranti verso l’Europa. Una proporzione che, nel corso della Storia, ha sempre posto le basi per la decisione più difficile possibile: lasciare la propria terra d’origine e tentare una nuova vita. In contesti diversi, lontani, con lingue e culture differenti, nella speranza di trovare i presupposti giusti per vivere dignitosamente. Viaggiando con mezzi di fortuna o impiegando tutto quanto si possiede per pagarsi la traversata, non importa di quale mare o di quale terra. Una circostanza che si è ripetuta nei secoli e che, sotto gli occhi della società globale, continua a ripetersi anche oggi, con costanza proporzionale ai contesti che vivono le difficoltà peggiori, siano esse legate al tessuto economico del proprio Paese o a quello sociale, magari anche di una Nazione limitrofa.

Forse per questo non sorprendono i dati riportati dall’ultimo rapporto sulle migrazioni di Frontex che, analizzando i rischi sui possibili nuovi approdi di migranti in Europa, mette in conto un possibile aumento dei flussi per il prossimo anno. Addirittura più degli ingressi quasi record che hanno interessato il primo porto italiano del Mediterraneo, l’isola di Lampedusa, portando alla saturazione estrema dell’hotspot locale. E non sorprendono proprio per le motivazioni poste dall’Agenzia europea che parla chiaramente di «sviluppi sul campo» e «fattori macroeconomici globali». E se l’attività migratoria è destinata a crescere, altrettanto crescente dovrà essere la sinergia dei Paesi ai quali spetterà fronteggiare la prima accoglienza. Quella combinazione di fattori fin qui attivata solo parzialmente e in fase di emergenza totale.

Qualche giorno fa, la premier Giorgia Meloni ha parlato dell’emergenza che ha colpito Lampedusa, annunciando l’intenzione del governo di «adottare nell’immediato misure straordinarie per far fronte agli sbarchi» e paventando, laddove necessario, una «missione europea per fermare gli arrivi, anche navale». In sostanza, la possibilità di far da scudo agli ingressi, arginando quella che il ministro agli Affari europei, Roberto Calderoli, ha definito «un’invasione, pacifica ma pur sempre un’invasione». Nel frattempo, in parallelo alla ventilazione della linea dura, la Germania allenta la corda e riapre all’accoglienza dei migranti di Lampedusa. Un passo avanti limitante a fronte di una problematica che coinvolge la stabilità globale. E che, se affrontata tenendone conto solo parzialmente, rischia di creare i presupposti per il verificarsi di nuove Cutro. Anche perché, all’interno delle imbarcazioni che sfidano il mare, trovano posto sempre più minori o giovani uomini e donne.

La situazione è stata ben descritta dalla Croce Rossa Italiana, attiva nell’hotspot di Lampedusa, che ha parlato di criticità ma di una situazione ancora nei limiti della gestione. Con la variabile, grave, dei minori che viaggiano da soli. Ragazzi che, nella maggior parte dei casi, non superano i 10-14 anni di età. Persone vulnerabili, non solo per la loro età ma anche per le difficoltà patite durante il viaggio, che rendono tali soggetti quelli potenzialmente più a rischio. Situazioni che, chiaramente, in mare aperto o a poche centinaia di metri dalla riva, sarebbero esponenzialmente più pericolose. Specie a fronte di restrizioni sull’operato delle ong che, a fronte di una minore capacità di azione, rischia di incrementare gli approdi irregolari.

Una convergenza di fattori che inizia ad assemblarsi proprio al di là del Mediterraneo, dove le criticità locali rendono lo spostamento in massa dei viaggiatori sempre più denso in direzione delle coste mediterranee. Una situazione che favorirebbe direttamente scafisti e trafficanti di esseri umani che, a quanto sembra, farebbero fronte alla situazione allestendo imbarcazioni di fortuna a prezzi ridotti. In sostanza, mentre in Europa regna il caos sulla ripartizione di responsabilità nella gestione dei flussi dei migranti, i fattori sociali che alimentano le rotte migratorie farebbero il gioco dei trafficanti tanto quanto le difficoltà del Vecchio continente di adottare una strategia comune. Col rischio concreto di impantanare il soccorso umanitario in un discorso prettamente politico, scoprendo il fianco a situazioni di emergenza sempre meno gestibili.

Del resto, secondo Frontex, il transito sulla rotta mediterranea è destinato ad aumentare. E le altre rotte migratorie, più distanti e prettamente terrestri, restano altrettanto pressanti alle porte orientali dell’Europa. Il che, evidentemente, rende necessaria una sinergia che non prevede una gestione dei flussi unicamente ad appannaggio dei Paesi di primo approdo. Perché gli attracchi proseguono e quelli irregolari sono aumentati del 18% nei primi otto mesi del 2023, toccando quota 232.350. Una cifra destinata a salire, parallelamente al pericolo di dover intervenire in fondo al mare piuttosto che in superficie. E non per operazioni di soccorso ma per una conta delle vittime. Se per stabilizzare i territori di partenza occorre più di qualche accordo politico, per la gestione dei flussi migratori, forse, qualcosa si può ancora fare.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE