Giorgia Meloni, accompagnata dal Consigliere Militare, riceve gli onori militari nel cortile di Palazzo Chigi
3 minuti per la letturaIL PRIMO chilometro è fatto ma la strada per arrivare alla piena operatività del nuovo governo richiede ancora qualche, decisivo, step. È probabile che Giorgia Meloni avesse in mente il grosso della sua squadra già alla vigilia del 25 settembre, giorno nel quale è stato sancito il successo del centrodestra (e in particolare di Fratelli d’Italia) alle elezioni. Le vicende seguenti il voto hanno incrinato alcuni equilibri all’interno della coalizione (basti pensare agli audio di Silvio Berlusconi sulla presunta riconciliazione con Vladimir Putin), col rischio di rendere meno certe alcune scelte (su tutte quella per la Farnesina).
Ma alla fine Meloni, non senza la necessità di ricorrere a veri e propri ultimatum, è riuscita a mantenere la barra dritta e arrivare alla formazione dell’esecutivo in tempi, tutto sommato, abbastanza rapidi. La contingenza economica affrontata dall’Italia (e dall’Europa) del resto non consentiva troppi giochi politici basati su interessi di bottega. Una condizione che Meloni ha posto sin dai primi confronti con gli alleati. La settimana che inizia oggi chiuderà il quadro consegnando agli italiani un governo nel pieno dei propri poteri. Il primo passaggio è stato rappresentato dal giuramento al Quirinale.
L’art. 93 della Costituzione, infatti, prevede: «Il presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del presidente della Repubblica». Si tratta di una presa di responsabilità davanti al rappresentante dell’unità del Paese e di fronte agli stessi cittadini, come si evince dalla formula utilizzata: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». A palazzo Chigi ieri si è svolto invece il noto rito della “campanella”, il passaggio di consegne da Mario Draghi a Meloni, mediante consegna della campanella usata per dirigere le sedute del Consiglio dei ministri.
Draghi, come da tradizione, ha lasciato la sede del governo ricevendo il tributo delle forze armate nel cortile e il ringraziamento dei dipendenti. Col giuramento l’esecutivo è entrato in carica ma non basta perché possa iniziare il suo lavoro nel pieno delle proprie funzioni. Sempre la Carta, al terzo comma dell’articolo 94, stabilisce che «entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia». È un passaggio che conosciamo, per avervi assistito decine di volte. Il neo premier si presenta nei due rami del Parlamento, partendo dalla Camera dei deputati, ed espone – grosso modo – il proprio programma in relazione alla situazione affrontata dal Paese. Si tratta, comunque, di un intervento politico e non di rado manca qualche affondo nei confronti delle opposizioni. La stessa cosa avviene, in seguito, al Senato.
Si svolge poi la discussione, nella quale i singoli gruppi parlamentari dichiarano se daranno la fiducia o meno. Così si arriva al voto che, salvo clamorose sorprese, assicurerà al governo Meloni il sostegno almeno della maggioranza. Tutto questo dovrebbe avvenire entro la fine della settimana. Torniamo in Parlamento, dove – una volta delineati con il voto di fiducia i perimetri della maggioranza – si formano le Commissioni permanenti. Nella settimana al via dal 7 novembre i presidenti di Camera e Senato potrebbero convocarle per l’elezione dei rispettivi presidenti.
Il primo Consiglio dei ministri del nuovo esecutivo dovrebbe svolgersi subito dopo questi passaggi e Meloni ha assicurato che la questione bollette sarà al centro della sessione. Bisognerà capire quali saranno state le mosse europee per ridurre il costo dell’energia, per valutare con quali provvedimenti di livello nazionale accompagnarle. Come ultimo atto, fra l’altro, il governo Draghi ha prolungato sino al 18 novembre il taglio delle accise per rendere più accessibile il prezzo di carburanti. Da premier Meloni dovrà affrontare poi i primi appuntamenti europei. Le scadenze più importanti sono fissate a fine anno: per il 31 dicembre dovranno essere stati completati tutti gli obiettivi del Pnrr, andrà approvata la Legge di bilancio e bisognerà votare sul nuovo invio di aiuti militari all’Ucraina. Un primo test sulla tenuta della nuova maggioranza.
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