Matteo Renzi
4 minuti per la letturaMatteo Renzi è ora, probabilmente, l’uomo più impopolare di Italia, o ci si avvicina. A seguito dei recenti avvenimenti, le vicissitudini politiche che lo hanno visto protagonista non hanno che alimentato il malcontento diffuso che già si concentrava, soprattutto in rete, attorno al leader di Italia Viva. Rispetto alle scelte del suo partito, Renzi ha più volte ribadito che sono state dettate dall’impossibilità di un confronto serio con gli ormai ex alleati di Governo, la cui mancanza di contenuti avrebbe reso impraticabile ogni tentativo di dialogo.
Quali che siano state le sue motivazioni, valide o meno, sembra che ormai non abbia più importanza. Negli ultimi giorni, sui social si è scatenato un fortissimo odio mediatico contro il senatore fiorentino; lo stesso Renzi ha parlato di “aggressione mediatica” nei suoi confronti, che avrebbe stavolta percepito in modo più duro rispetto al solito. Se qualsiasi personaggio politico può godere o meno di un buon consenso, chiunque sia malvisto dall’opinione pubblica è suscettibile, specialmente online, di critiche e attacchi da parte dell’elettorato. L’eccessiva esposizione mediatica della classe dirigente comporta del resto la conseguente reazione degli utenti che, se scontenti, hanno la possibilità di esprimere il proprio dissenso quasi senza remore.
Eppure, in questo caso, se da un lato l’ex Premier ha spesso corso il rischio di apparire come un vittimista, d’altra parte basta controllare qualsiasi piattaforma online per rendersi conto che, nel caso di Italia Viva, sembra esservi una aggressività verbale incontrollata. Non è il caso di parlare di “attacco mediatico” non solo per non strizzare l’occhio ad un qualche – insensato – complotto ai danni del partito di Renzi, ma soprattutto perchè non vi è alcuna azione organizzata che voglia danneggiarne l’immagine, quanto piuttosto siamo davanti al prodotto di anni di esacerbato malcontento, fomentato anche dalla stampa italiana.
Intendiamoci, se un politico non riesce ad ottenere consenso, di base deve aver fatto qualcosa che lo ha reso sgradevole agli occhi dei cittadini, ma la legittimazione di un tale accanimento passa soprattutto attraverso il giudizio dell’opinione pubblica. Vi sono correnti di pensiero che, nell’immaginario comune, appaiono meno accattivanti di altre, alcune che invece sembrano essere realmente condannabili, ma, se tutte sono criticabili, ad oggi nessun insulto pare grave quanto dare a qualcuno del “renziano”. Persino provare ad interessarsi a questa particolare dinamica sociale potrebbe far nascere, in un eventuale interlocutore, la convinzione che si voglia in qualche modo fare una apologia dell’indifendibile.
Ma come si è costruito, al netto dei suoi errori, questo stigma contro Matteo Renzi? Questi, suo malgrado, è diventato fortemente impopolare a seguito degli anni del suo governo, duranti i quali il rancore nei suoi confronti sembrava però trovare giustificazione nelle azioni, poco condivise dai più, della sua gestione politica. Adesso, da qualche tempo, sembra di trovarsi davanti ad un Signor Malaussène (dall’omonimo libro di Daniel Pennac), utilizzato come capro espiatorio anche quando, a conti fatti, è chiamato in causa per giustificare gli errori collettivi di una cattiva gestione politica. La crisi, indubbiamente, è stata aperta da Renzi, ma sarebbe quantomeno irrealistico ritenerlo il responsabile primario degli errori dell’ormai ex-Governo, così come della mancanza di una maggioranza solida.
Pare difficile riuscire a giustificare l’eclisse di popolarità di Matteo Renzi basandosi su errori commessi in questa o quella circostanza, soprattutto quando i più autorevoli commentatori internazionali, avulsi dallo scenario politico italiano, descrivono spesso le sue azioni come ponderate e meritevoli. Ci deve essere dunque qualcosa di più strutturale di una condivisa antipatia, che getta semmai le sue basi in un carattere non certamente accomodante, in bilico tra battute mordaci ed il noto egocentrismo esasperato. Ma la leadership si accompagna spesso a personaggi carismatici e presuntuosi, più o meno apprezzati ma difficilmente tanto ghettizzati.
Resta il dubbio che il motivo principale possa essere che Renzi, pur avendo commesso errori, abbia comunque mostrato ad una certa sinistra la sua inadeguatezza. Se gli ideali di un tempo resistono come sottotraccia dello scenario sociale, la sinistra idealizzata è forse decaduta, ormai da anni. Quella classe politica che ha cristallizzato e infine disilluso il proprio paradigma, senza accorgersi che si stava consumando col passare del tempo, ha avuto la colpa di non essere stata all’altezza delle sue stesse aspettative. Renzi, da contro, ne ha sottolineato le mancanze, non provando a curarle, ma piuttosto proponendo un’alternativa politica che si pone agli antipodi e, per molti, non è perciò meritevole d’esser detta “di sinistra”.
Allora, al di là di queste dissertazioni, forse è solo il caso di limitarsi a sottolineare che, quando si è detto che l’ex Premier Conte aveva evitato il confronto con Italia Viva, tale sdegno è stato condiviso da gran parte dell’opinione pubblica, secondo il monito per il quale estromettendo il senatore dal confronto politico, “finalmente”, lo si sarebbe potuto allontanare. Questo modo di ragionare, tuttavia, sembra essere molto pericoloso. Forse, trattandosi di Renzi, è stato difficile comprendere la gravità di un così forte accanimento ai danni di un partito politico che era parte della squadra di Governo. E che, che piaccia o meno, è stato sufficientemente scaltro da farlo cadere.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA