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GIA’ prima della pandemia, l’Italia presentava una progressiva denatalità associata a un notevole aumento della popolazione anziana; se si considerano gli effetti demografici del coronavirus, notiamo come dall’inizio dell’emergenza questo squilibrio si sia aggravato, cosicché i dati sulle nascite sono oggi tra gli indicatori più preoccupanti della stagnazione socio-economica del nostro Paese.

A preoccupare maggiormente sono i dati (provvisori) istat sulle nascite del 2020, che registrano un calo dell’8,2% a novembre e del 21,6% a dicembre in tutte le principali città italiane. Considerato l’inequivocabile rapporto tra queste cifre e l’attuale situazione socio-sanitaria, si stima che questo trend si aggraverà nel 2021, con una conseguente e drastica diminuzione ulteriore delle nascite. In Italia nel 2019 sono nati solo 420 mila bambini, ma è probabile che alla fine di quest’anno questa cifra scenda molto al di sotto dei 400 mila.

Se qualcuno pensava che il lockdown del 2020 potesse determinare, costringendo le coppie in casa, un aumento delle nascite, in realtà così non è stato. In Italia si è verificata nell’ultimo anno anche una diminuzione radicale dei matrimoni, legata soprattutto all’iniziale divieto che sospendeva le celebrazioni ed alla forte limitazione, poi, del  numero dei partecipanti alle stesse. Alcuni demografi ritengono probabile uno scenario più positivo, in cui la situazione tenderà a normalizzarsi ai valori prepandemici una volta superato questo periodo di crisi, ma altri considerano piuttosto la crisi economica che non favorirà certamente la decisione di avere più bambini. Chiaramente, non si tratta di un problema limitato allo scenario italiano; il calo delle nascite in Francia ha raggiunto, dai dati raccolti lo scorso gennaio, i livelli più bassi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, così come sono preoccupanti i numeri della Spagna e degli altri paesi europei.

Tra questi, tuttavia, l’Italia è uno di quelli in cui questa situazione sarà particolarmente sfavorevole per le nuove generazioni. I nuovi nati si troveranno, una volta adulti, a dover gestire un debito pubblico ( in aumento anche a causa della crisi che costringe il Governo a chiedere continui scostamenti di bilancio al Parlamento)  molto maggiorato rispetto a quello dell’epoca dei genitori, a cui si aggiungerà l’aumento ulteriore della popolazione anziana da dover assistere. I potenziali genitori non possono che essere preoccupati davanti ad uno scenario sociale che mina la stabilità lavorativa e che impedisce loro di avere la sicurezza di poter garantire un valido sostegno ad eventuali figli.

D’altra parte, con la pandemia la situazione è ancora più critica anche per la percezione disillusa della realtà, in cui il diffuso e persistente stato di angoscia alimenta il timore legato all’alta mortalità della malattia. In questo contesto, sembra improbabile che chiunque possa scegliere a cuor leggero di concepire un figlio. Per invertire queste tendenze, bisognerebbe innanzitutto incrementare  la quota di spesa sociale destinata ai giovani ed alle famiglie; misure a sostegno di chi desidera costruirsi una famiglia non devono del resto essere viste solo come un dovere sociale, quanto soprattutto come un investimento strategico per limitare le conseguenze della denatalità.

I fondi previsti dal Next Generation EU rappresentano un’occasione importante e forse irripetibile per finanziare una serie di politiche a sostegno delle famiglie con figli, facendo investimenti che possano rendere accessibili i servizi per l’infanzia, favorire le possibilità per le donne di conciliare il lavoro con la vita famigliare e quant’altro. Intanto, martedì 30 marzo il Senato si riunirà per iniziare i lavori riguardanti la discussione finale sulla legge delega relativa all’assegno unico per i figli, notizia che lascia ben sperare rispetto ad un reale interessamento della classe politica al tema delle politiche sociali e familiari.

Le stesse, dovranno inevitabilmente tener conto anche di un ulteriore dato; l’apporto dell’immigrazione, che ha consentito l’ingresso in Italia di persone giovani, ha parzialmente contenuto negli ultimi anni gli effetti del calo demografico e le nuove nascite di figli di genitori stranieri, se integrati nel nostro sistema sociale come pari, saranno fondamentali  anche per risolvere il problema demografico. Di questi temi è necessario cominciare a parlare seriamente, al fine di tutelare le prossime generazioni e garantire loro un futuro migliore e più inclusivo rispetto a quello che stiamo scegliendo per loro.


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Alessandro Chiappetta

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