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L'ingegner John Alexander Brodie nell'illustrazione di Roberto Melis

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L’INGEGNER John Alexander Brodie, di Liverpool, era tifoso dell’Everton. Era un trentenne di belle speranze professionali quando andò al campo di Anfield a sostenere la squadra del cuore il 26 ottobre 1889, un sabato inglese di quelli dell’antica tradizione, tutto sport e riposo, niente lavoro, uno dei sabati che oltremanica erano una domenica.

Quel giorno l’Everton doveva affrontare l’Accrington Stanley. L’ingegner Brodie aveva lasciato da parte tutti quei pensieri che di solito gli turbinavano in testa e che lo avrebbero portato ad essere l’inventore dell’autostrada, della tangenziale, della rivisitazione urbanistica di Bilbao, in Spagna, e di Nuova Dehli, in India, nonché il tunnell sotterraneo più lungo del mondo al tempo in cui fu costruito, sotto il Mersey, nel 1934, tutte opere che avrebbero fatto la sua fama di ingegnere e che gli avrebbero garantito, postuma, una targa del Brtish Heritage, una delle prime due messe fuori Londra. L’altra, ugualmente a Liverpool e nello stesso giorno, fu dedicata a Frank Hornby, l’uomo che inventò il gioco del Meccano, oggi sconosciuto ma una volta popolarissimo tra i maschietti.

Di queste targhe attualmente a Liverpool ne sono state messe 11, due di queste sono dedicate una alla zia Mimì dove tenne in casa il nipote John Lennon (“non si vive di chitarra” lo ammoniva la tenera signora, sbagliandosi) e un’altra a una sindacalista e politica, Bessie Braddock, la quale un giorno incontrò Winston Churchill del quale non condivideva le idee e gli disse “lei è ubriaco”; Churchill la guardò e rispose: “E lei, signora, è brutta. Io, però, domattina sarò sobrio…”.

Il 26 ottobre 1889 era l’ottava giornata di First Division, come si chiamò fino al 1992 l’attuale Premier League, il primo campionato di calcio al mondo che era alla sua seconda edizione. Partecipavano 12 squadre: Accrington, Aston Villa, Blackburn, Bolton, Burnley, Derby County, Everton, Notts County, Preston North End (che bissò il titolo che aveva già vinto nella prima edizione), Stoke City, West Bromwich e Wolverhampton. L’Everton finì secondo, l’Accrington sesto. Ma quel giorno ad Anfield l’incontro finì 2 a 2. Avrebbe dovuto vincere l’Everton: ne erano convinti tutti i suoi tifosi. Se non era successo, era per colpa dell’arbitro, il signor John James Bentley: non confermò il gol che avevano visto tutti, segnato da Alex Latta, scozzese, ala destra dell’Everton dove giocò per sei stagioni, 148 partite e 70 gol che con quello sarebbero stati 71 e sarebbe stato un gol decisivo: l’Everton perse il titolo per un solo punto. Ma JJ Bentley ordinò la semplice rimessa dal fondo: per lui il pallone non era passato dentro quel rettangolo base 7,32 metri altezza 2,44 che era, e sempre è, la porta del calcio: i pali esistevano da sempre, la traversa dal 1875. Tutti avevano visto il pallone entrare dalla porta, lui no ed era lui a decidere: non c’era la rete, valeva l’occhio umano dell’arbitro.

L’ingegner Brodie non si dava pace e, tornato nella sua casa al 28 di Ullet Road (è lì la lapide del British Heritage), cominciò a riflettere su come ovviare la prossima volta. E gli venne l’idea che, fu il suo parere per sempre, fu quella della quale andare più fiero anche rispetto al tunnel, all’autostrada, a Bilbao, a Nuova Dehli. Prese matite e fogli e abbozzò, dietro ai pali e alla traversa, una “grande tasca”, come la chiamò: nasceva la rete della porta. “Net pocket” fu il nome che l’ingegnere dette all’invenzione quando, il 27 novembre 1889, attraverso gli agenti Sloan e Lloyd Barnes, la presentò per ottenere il brevetto. Lo scopo dichiarato era quello di “formare una tasca in cui la palla si fermi dopo aver superato la linea della porta”.

Disegni e descrizioni accompagnavano la richiesta che, a parere dell’inventore, avrebbe dovuto trovare realizzazione nei campi di calcio, di rugby e di lacrosse, altro sport del pallone molto popolare ai tempi tanto da far parte dei primi palinsesti olimpici.

Scriveva Brodie: “Si attacca un sacco, rete o altro materiale adatto alla porta, inclinato e disposto verso l’esterno del campo da gioco. Il materiale può essere verniciato di bianco, in modo da formare un sfondo mediante il quale il percorso della palla può essere più facilmente osservato più facilmente di quanto non lo sia per le porte attualmente in uso. Dove può essere fatto convenientemente preferisco racchiudere lo spazio così formato dietro la porta, in modo da formare una tasca in cui la palla possa depositarsi dopo aver attraversato la linea di porta. In questo caso preferisco usare la rete, in quanto non ostruisce la visuale e, non essendo rigida, la palla non è così suscettibile di rimbalzare fuori”.

L’ingegnere prevedeva anche una primordiale “goal line technology” quando scriveva “ove ritenuto desiderabile, una o più campane o altri allarmi adatti possono essere collegati con la rete o altro materiale che forma la tasca, in modo da indicare l’impatto della palla”.

La domanda venne registrata dall’autorità competente con il numero di protocollo 19.112. Il 27 agosto 1890 il brevetto venne concesso. Cominciò una trattativa tra l’ingegnere e le autorità calcistiche per la concessione dell’utilizzo e, anche se Brodie non aveva un “procuratore” (né esisteva ancora questa figura che nel Terzo Millennio condiziona pesantemente il mondo del calcio), si andò per le lunghe. Solo a gennaio 1891, il 12, un lunedì, le reti fecero la loro comparsa ufficiale a Nottingham, la città dello sceriffo e di Robin Hood, per una partita che era una specie di “all star game” tra i calciatori della lega del North e quelli del South. L’arbitro era il signor Clegg di Sheffield e, per una ciliegina sulla torta dell’ingegner Brodie, il primo pallone a finire in rete fu quello calciato al quindicesimo minuto da un suo idolo, il bomber Fred Geary che giocava nell’Everton, 78 gol in 91 partite con la maglia del cuore di Brodie. I

l 2 giugno 1891 venne decisa l’obbligatorietà delle reti che comparvero su tutti i campi nella stagione 1891-92: vinse il titolo il Sunderland che ebbe il capocannoniere del torneo in John Campbell: 32 delle 777 reti segnate furono sue. L’Everton dell’ingegner Brodie si classificò quinto.


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