Giorgia Meloni
7 minuti per la letturaL’ITALIA ha un nuovo governo guidato per la prima volta nella storia repubblicana da una donna. Come viene percepita dalla stampa estera europea? Ne parliamo con i giornalisti Daniel Verdù, corrispondente di El Paìs e Christian Schubert, corrispondente del Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Una donna capo del Governo italiano se l’aspettava?
Verdù: «È una grandissima notizia, positiva in tutti gli aspetti. È un cambiamento epocale, una rottura del tetto di cristallo in una società maschilista come quella italiana. Quindi non si può che salutare come un grande passo avanti per un Paese che vuole modernizzarsi».
Schubert: «È da salutare con favore che gli italiani si affidino a una donna. Questo può cambiare i modelli di ruolo nella società italiana. Tuttavia, il presupposto è che Meloni non deluda la loro fiducia».
Papa Francesco nel suo ultimo libro “Vi chiedo in nome di Dio”, ha scritto che “il nostro mondo ha bisogno di più dirigenti donne, delle loro doti e intuizioni, della loro dedizione”. Può essere un valore aggiunto per l’Italia il fatto che la premier sia una donna?
Verdù: «Non so dire se le donne hanno più doti e intuizioni degli uomini. Ma è giusto dare alle donne le stesse opportunità di cui godono gli uomini in generale nella società e nell’economia, ma anche nella sfera della politica, dove effettivamente ci sono ancora progressi da compiere per realizzare una pari dignità».
Schubert: «Il fatto che Liz Truss sia una donna è stato un valore aggiunto per la Gran Bretagna? Giorgia Meloni deve dimostrare cosa sa fare. Se sarà un buon primo ministro, ci sarà un valore aggiunto per l’Italia. Ma questo sarebbe vero anche se fosse un uomo. Non direi che le donne siano fondamentalmente i politici migliori. Ma se hanno successo, possono essere un buon esempio di quanto si possa fare come donna».
Cosa pensa dell’intervento tenuto in Parlamento prima di ottenere il voto di fiducia delle Camere?
Verdù: «A me non è piaciuto. È una lista di della spesa, una enumerazione del programma di fratelli d’Italia, lo si capiva dagli sguardi strani dei due vice premier, Salvini della lega e Tajani di Forza Italia, seduti a fianco a lei. Non è stato certamente un discorso di investitura, o di fiducia, come lo chiamate in Italia, quello della Meloni. Penso che non sarà ricordato come un grande discorso, eccetto per la componente dell’emotività, che lei stesso ha sottolineato».
Schubert: «È positivo che abbia preso le distanze dal fascismo e che abbia assunto un chiaro impegno nei confronti di UE, NATO e Ucraina. Questi messaggi sono importanti, soprattutto per i Paesi stranieri. Non si può semplicemente dimenticare o nascondere ciò che Giorgia Meloni ha chiesto non molto tempo fa: ad esempio, che l’uscita dall’euro era un’opzione per l’Italia».
La crisi energetica sarà uno dei fronti caldi dal quale potremo vedere di che tempra è fatta la Meloni?
Verdù: «Sì. Certamente se l’Europa rischia, a maggior ragione rischia l’Italia, che non è autonoma dal punto di vista energetico. Del resto aver cambiato la denominazione del ministero della Transizione ecologica, in ministero della Sicurezza energetica la dice lunga sul fatto che la questione energetica sarà uno dei dossier sui quali si misurerà la capacità del Governo di garantire al Paese l’energia di cui ha bisogno».
Schubert: «Certo, la situazione è difficile, ma per tutti. Quest’anno l’Italia avrà comunque un tasso di crescita doppio rispetto alla Germania. Inoltre, la situazione delle forniture di gas in Italia è migliore rispetto alla Germania».
Più che dalle opposizioni, potrebbero venire dai partner della maggioranza i maggiori rischi per la tenuta del governo?
Verdù: «Sì. Le opposizioni sono plurime, ma in realtà la voce più forte è quella del M5S di Giuseppe Conte, ma le insidie potrebbero venire proprio dalla sua maggioranza. I partner della Meloni si son o coalizzati per conquistare il potere, ma su molti argomenti la pensano diversamente, è possibile che litigheranno, perché c’è inevitabilmente una competizione tutta interna alla maggioranza. Meloni potrebbe essere una stella del momento destinata a spegnarsi, mentre i suoi alleati stanno già pensando a chi sarà il leader nel prossimo governo. I problemi del resto si sono cominciati a vedere ancora prima che nascesse il Governo con le pretese e le rivendicazioni dei partiti della maggioranza».
Se i suoi piani fiscali venissero accompagnati da un’agenda economica interna che, da un lato, protegge le aziende italiane, ma dall’altro portasse a qualche problema con la legge europea sulla concorrenza, queste sarebbero comunque viste come conseguenze minori nell’attuale quadro macro.
Verdù: «Non credo a breve termine che vorrà entrare in conflitto con l’Ue, ma rispetterà gli impegni. Il primo banco di prova sarà sicuramente la legge di bilancio 2023, a cui il Governo sta cominciando a lavorare».
Schubert: «Sono d’accordo. Giorgia Meloni entra in carica in un momento difficile. Il Paese ha infatti bisogno di ulteriori riforme strutturali per diventare più competitivo e quindi ottenere una crescita più stabile su un periodo di tempo più lungo».
C’è il rischio di assistere a una forma di politica neo nazionalista in senso protezionista delle imprese?
Verdù: «Sì. Certo che c’è. Questo nazionalismo fa parte integrante del bagaglio ideologico dei partiti sovranisti. Il fatto stesso che siano stati modificati le denominazioni di alcuni ministeri: quello delle Politiche agricole diventato della Sovranità alimentare e quello dello Sviluppo economico è diventato quello delle Imprese e del Made in Italy. Non so quanto margine avrà per agire in questo modo, anche se Bruxelles sa che ci sono altri Stati che si stanno muovendo in modo un po’ più protezionista. In questo senso, credo che se si muoverà con tatto, non dovrebbero sorgere problemi di compatibilità della sua politica con i Trattati dell’Ue».
Schubert: «Nel suo discorso ci sono stati alcuni accenni in questa direzione. Oggi molti Paesi proteggono le loro aziende, non solo l’Italia, dove questa politica si è già intensificata sotto Draghi. Riconosco che oggi dobbiamo identificare le minacce geopolitiche e non restare inerti quando Paesi a noi ostili rubano la nostra tecnologia».
Nelle relazioni internazionali, Meloni ha confermato il quadro delle alleanze: Nato, Stati Uniti ed Europa. È una buona notizia?
Verdù: «Sì. A volte in passato gli alleati dell’Italia a Washington, come Bruxelles, hanno forse dubitato della fedeltà del Paese verso l’Occidente ed i suoi valori, ma ora la Meloni è in cammino verso la meta di diventare un leader politico conservatore, un po’ come lo fu negli anni Ottanta nel Regno Unito, Margareth Thatcher».
Schubert: «Si tratta di dichiarazioni che all’estero sono rassicuranti. Si temeva che potesse seguire una strada come quella intrapresa da Viktor Orban».
Sovranismo addio?
Verdù: «Sì. Penso che di grandi temi sì, ma manterrà alcuni fronti folcloristici, o identitari per accontentare una parte della sua base, per restare in qualche modo coerente con la sua storia politica, ma penso che eviterà di assumere atteggiamenti o posizioni di rottura in Europa soprattutto in materia di economia e sulle relazioni internazionali».
Schubert: «Giorgia Meloni ha recentemente iniziato a parlare di sovranità europea anziché nazionale. Penso che sia giusto. D’altra parte, non ho mai capito i sovranisti nazionali. La maggior parte di loro vuole più soldi da Bruxelles, ma rifiuta qualsiasi interferenza dall’esterno. Ma non si può avere l’uno senza l’altro. Una moneta comune richiede regole di bilancio comuni. E se l’UE si fa carico dei debiti e distribuisce il denaro ai Paesi, devono esserci controlli su come viene speso».
Che futuro aspetta l’Italia? Cosa ci si può aspettare dal Governo Meloni?
Verdù: «Rifacendoci alle statistiche sulla vita media dei governi in Italia, potrebbe anche durare un anno, o durare l’intera legislatura. Il rischio maggiore potrebbe venire dalla riforma in senso presidenzialista della forma di Governo. Il referendum promosso a suo tempo dall’ex premier Matteo Renzi gli costò Palazzo Chigi».
Schubert: «Spero che l’Italia rimanga un Paese aperto e tollerante, per gli stranieri, per le persone di altre fedi e orientamenti sessuali».
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