Al Bano Carrisi
4 minuti per la letturaOGGI, la cultura del lavoro sta attraversando una fase di profondo mutamento. Eppure, alla luce delle condivise difficoltà di molti imprenditori, questi ultimi stanno dicendo la loro sulla condizione attuale del mondo del lavoro ed in particolare sui giovani. Tra le tante voci ad essersi espresse sull’argomento, c’è quella del cantante Al Bano Carrisi, anche proprietario di un’azienda agricola specializzata nella produzione di vini.
Qualche mese fa ha fatto una dichiarazione in merito alla mancanza di manodopera nelle aziende. Nelle ultime settimane, in effetti, anche altri imprenditori sembrano aver appoggiato questo pensiero, sottolineando la difficoltà di reperire personale per le loro imprese, soprattutto tra i più giovani. Da cosa pensa che dipenda?
«Nella mia azienda ho i miei fedelissimi, con cui lavoro da tanti anni, quindi fortunatamente non vivo questo problema in prima persona. Però, molti nel settore imprenditoriale stanno riscontrando questo andamento sbagliato della società attuale. Probabilmente, è stato il reddito di cittadinanza a creare questo disagio».
Non crede che possa invece trattarsi di una trasformazione della società, soprattutto dopo la pandemia? Oltre all’aumento del costo della vita, per il quale adesso si ha forte esigenza di salari dignitosi, oggi i giovani hanno più consapevolezza e maggiori aspettative per il proprio futuro…
«Certamente, tutto nasce dalla pandemia, i cui effetti li vediamo quotidianamente. Ma ormai l’idea di sacrificarsi per il lavoro è totalmente alienata, la nuova generazione non vuol fare alcun sacrificio per andare avanti. Anzi, vuol fare il meno possibile provando a ricavarne il massimo, ma c’è qualcosa in questo pensiero che non si adatta alla realtà. C’è chi vuol vederlo e chi no e ciascuno in fondo è libero di fare come crede. Ma i risultati che poi otteniamo non sono positivi per l’andamento della società».
Però anche le esigenze dei giovani sono cambiate profondamente negli anni. Oggi, una remunerazione adeguata e un ambiente sereno sembrano essere i principali fattori che spingono i più giovani a scegliere di collaborare con un’azienda piuttosto che un’altra.
«I giovani devono imparare che tra tante cose belle, tra discoteche e qualche canna, c’è anche il dovere del lavoro».
Il lavoro, però, dovrebbe essere un diritto. Oggi non è cambiata la voglia o la necessità di lavorare, ma l’essere disposti a farlo a determinate condizioni.
«Solo se fai qualche sacrificio, otterrai qualche risultato. Se non ne fai, allora non vuoi ottenerne e la strada giusta è effettivamente quella di non far nulla dalla mattina alla sera».
Nella società attuale non sembra più applicabile l’idea che il lavoro debba essere necessariamente la sola ragione di vita e felicità a cui sacrificare tutto. In fondo, perché un giovane dovrebbe sacrificarsi per un lavoro che spesso è precario o mal pagato e che, intanto, chiede ai ragazzi di essere sempre di essere ben disposti a mettere in secondo piano la propria vita e dover essere quasi grati per l’opportunità ricevuta?
«Chi non capisce cosa voglia dire sacrificio dovrebbe guardare al mondo dello sport. Gli sportivi, da Cristiano Ronaldo nel calcio così come nel mondo del tennis, sanno bene che non facendo sacrifici non si ottiene nulla. Il sacrificio è una medicina straordinaria per la mente umana e più lo si pratica, più si capisce quanto è indispensabile. Il sacrificio è l’ossigeno del probabile ed eccezionale futuro».
A proposito di futuro, oltre ad essere imprenditore lei è prima di tutto cantante. Come vede questa ripresa post-pandemica nel settore dello spettacolo?
«Certamente gli unici che hanno lavorato davvero durante la pandemia, facendo grandissimi sacrifici ed in alcuni casi rimettendoci la vita, sono stati medici ed infermieri. Noialtri siamo stati, per così dire, agli arresti domiciliari per pandemia, che è stata la regina di tutti i mali. Io, come tutti nel mio settore, ho trascorso due anni di blocco forzato, ma ci si sta riprendendo. Bisogna comunque stare ancora attenti al virus. Però la stagione dei concerti è ricominciata, con i migliori auspici. Anche la data di Budapest si farà».
Ha comunque scelto di annullare i concerti in Russia.
«Li ho cancellati tutti, per ovvi motivi. Non condivido le scelte di Putin, ha cambiato le sue idee. Stava per prendere il premio Nobel per la pace, ma adesso sta diventando imperialista ed io non condivido il fatto che il più forte debba indicare quale strada seguire per annientare una Nazione».
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