Il miliardario americano Elon Musk
6 minuti per la letturaIL MILIARDARIO statunitense Elon Musk è diventato, al pari di uno Stato sovrano, un riferimento ineludibile nella geopolitica mondiale: un elemento fondamentale per vincere conflitti e guerre, grazie all’utilizzo spregiudicato della tecnologia avanzata prodotta dalle sue aziende, in particolare da Space X e dalla rete di satelliti Starlink.
Dopo il blocco delle comunicazioni della rete internet nella Striscia di Gaza, in seguito ai bombardamenti israeliani seguiti all’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, Musk ha dichiarato di voler aprire i canali dei satelliti Starlink ai palestinesi, seppur esclusivamente per ragioni umanitarie, impedendo altri utilizzi di carattere militare o legati ai conflitti. La decisione ha incontrato l’opposizione netta, e prevedibile, dei vertici militari israeliani, che usufruiscono già del servizio di Starlink nella zona, seppur preceduta da un colloquio con Ronen Bar, capo dello Shin Bet, a cui Musk ha assicurato che avrebbe concesso l’accesso solo alle organizzazioni umanitarie riconosciute.
Secondo l’organizzazione di giornalismo investigativo tecnologico Netblocks, che monitora la rete per denunciare le violazioni dei diritti civili da parte dei governi, la connettività telefonica e Internet sono state ripristinate a Gaza. Una questione delicata che riguarda anche i contatti di strutture come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Onu e le Ong umanitarie con il personale impegnato sul posto per garantire agli assediati cibo e cure mediche. La guerra tuttavia continua e altre interruzioni sono prevedibili nei prossimi giorni. A destare la preoccupazione degli osservatori internazionali sul ruolo di Musk nelle comunicazioni mondiali è il precedente della guerra in corso in Ucraina dopo l’invasione da parte della Russia. Anche lì il controverso miliardario è intervenuto, ripristinando dallo spazio, sempre grazie a Starlink, l’accesso a Internet delle truppe di Kiev, dopo che i bombardamenti avevano distrutto le infrastrutture di terra.
Dopo quello che sembrava un deciso appoggio all’Ucraina, si è però verificato un episodio che ha riproposto dubbi sull’affidamento a un unico soggetto privato delle comunicazioni di un intero Paese. A darne notizia il 7 settembre scorso lo stesso Musk sull’ex Twitter, oggi diventato di sua proprietà e ribattezzato X, comunicando di aver interrotto il servizio agli ucraini dopo la loro richiesta di attivare Starlink fino a Sebastopoli. Secondo Musk volevano utilizzare Starlink per affondare la flotta russa di stanza al largo della Crimea, un atto decisamente legato a conflitti, di guerra e in contrasto con l’utilizzo a fini umanitari del servizio dei satelliti dichiarati dalla sua azienda. Una decisione però in contrasto con altre disponibilità della rete Starlink fornite all’esercito ucraino in precedenza, consentendo alle truppe di rimanere in contatto tra loro nonostante i bombardamenti.
Il Financial Times ha messo in evidenza che, al di là della questione umanitaria, dietro il ripensamento di Musk si nascondeva la disapprovazione della Cina per la concessione di Starlink agli ucraini, ricordando che negli stabilimenti di Shangai vengono prodotti metà di tutti i veicoli della Tesla, altra azienda strategica nelle grandi manovre imprenditoriali di Musk. L’autorevole quotidiano economico ha fatto anche notare che dopo l’iniziale erogazione gratuita del servizio a Kiev Space X, che gestisce Starlink, ha chiesto un finanziamento al Pentagono, facendo presente di aver già speso 80 milioni di euro per sostenere la rete internet ucraina, senza però ottenerlo.
Internet e le sue sottoreti di comunicazione sono diventate a tutti gli effetti uno strumento indispensabile nelle guerre contemporanee. D’altronde la rete attuale deriva da Arpanet, la rete di computer studiata fin dal 1969 dal Dipartimento della Difesa Usa. Soltanto successivamente, con la compartecipazione delle Università al progetto, si trasformò nello strumento civile che conosciamo oggi. Di fatto Starlink è in grado di cambiare le sorti di una guerra decidendo quali comunicazioni fornire e quali tagliare, anche se il suo dominio è messo a repentaglio da un’altra azienda privata e da un altro miliardario. Lo scorso 6 ottobre Amazon, l’azienda di Jeff Bezos, ha lanciato in orbita due satelliti prototipo, primi di circa tremila previsti, che faranno concorrenza a Starlink, partita però nel 2019 e con già oltre tremila satelliti in orbita in questo momento. Starlink, come sarà anche in futuro per i satelliti di Amazon, è un prodotto commerciale piuttosto che un tradizionale appaltatore della Difesa Usa.
Musk è quindi in grado di prendere decisioni che potrebbero non essere in linea con gli interessi degli stessi Stati Uniti di cui è cittadino e incidere sui conflitti coi suoi satelliti. La stessa natura dell’impresa lo lega, per i materiali usati e le forniture, oltre che i fini, ai sistemi di Difesa di mezzo mondo. E’ sostanzialmente un privato che può determinare la politica estera della sua nazione e di molte altre. La società di Musk, infatti, quando non si occupa di conflitti, è nata per garantire il collegamento internet a banda larga coi suoi satelliti in zone del mondo oggi escluse dalle infrastrutture di terra. Un mercato immenso, basta pensare alla copertura dell’Africa e delle sue zone più remote, che prevede una parabola satellitare, in Italia intorno ai 450 euro, e un abbonamento mensile medio non molto superiore alle offerte di altri operatori di terra. La sua natura satellitare lo rende inviso a quei paesi che reprimono il dissenso politico, come la Cina, perché, a meno di non abbattere i satelliti con un atto di guerra, non può essere moderato o censurato. Ma oltre ai clienti privati ci sono le strutture di logistica in mezzo ai mari, le piattaforme petrolifere, le imprese che operano in aree sperdute o rurali, che acquisiscono con la rete la possibilità di far incontrare dipendenti e clienti da remoto, riducendo costi alti come le spese di viaggio.
Semmai i problemi per Starlink si proporranno nel futuro. Infatti la società di Space X conta di arrivare a diecimila satelliti entro due anni, a una velocità di connessione di gran lunga superiore alla fibra di oggi. A questi si sommeranno poi le migliaia di satelliti di altre società, a partire, come abbiamo visto da Amazon. Ma già con il numero attuale sono iniziati i primi scontri con altre tipologie di telecomunicazioni. L’Università di Varsavia, in Polonia, ha protestato perché le strisce luminose lasciate dal passaggio veloce dei numerosi satelliti interferiscono sulla capacità di osservare lo spazio con i telescopi terrestri, problema che si è verificato anche con le immagini del telescopio Hubble. Pochi giorni fa, in un discorso tenuto su X, Elon Musk ha denunciato il rischio di una terza guerra mondiale imminente. Difficile contestare il suo pessimismo, ma nelle parole del miliardario echeggia anche una questione solo in apparenza lontana, quella delle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti d’America del prossimo anno. E se sul piano della politica interna Musk non è ancora in grado di essere determinante, di sicuro però le sue posizioni in politica estera conteranno moltissimo nello scontro per la Casa Bianca, che si annuncia durissimo tra Democratici e Repubblicani.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA