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LAVORO, fisco, equità sociale, pensioni, energia. Partiti e schieramenti si scatenano in vista delle elezioni del 25 settembre con proposte che oscillano tra la realtà e la velleità. Vediamo cosa propongono nei loro programmi e qual è lo stato dell’arte nel Paese. Il Centrodestra propone, ad esempio, di aumentare l’uso del denaro contante allineandolo alla media Ue. È una storia infinita: la soglia, scesa a 1.000 euro dal 1° gennaio 2022, torna a 2.000 euro per effetto di un emendamento approvato al decreto n. 228 del 2021 cosiddetto Milleproroghe. Il limite scenderà nuovamente a 1.000 euro dal 1° gennaio 2023.
La proposta si muove in direzione contraria alle disposizioni di leggi vigenti che incentivano l’uso di mezzi di pagamenti tracciabili per contrastare l’evasione fiscale. Il Centrodestra conferma inoltre i bonus edilizi, chiedendo di salvaguardare le situazioni in essere e riordinare gli incentivi destinati alla riqualificazione, alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico degli immobili residenziali pubblici e privati. In realtà il bonus ristrutturazione (che comprende anche restauro e riqualificazione degli impianti) è stato esteso al 31 dicembre 2024 con la Legge di Bilancio 2022.
LAVORO
Il Centrosinistra vuole ridurre l’incidenza delle tasse sul lavoro (cuneo fiscale) per dare un mese di stipendio in più ai lavoratori e vuole togliere gli incentivi dati alle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani fino a 35 anni, che hanno fatto il “pieno” nel Mezzogiorno. Via il cuneo anche per il Centrodestra. Il cuneo fiscale, però, ha senso solo se diventa strutturale e per fare questo occorre reperire e mettere a bilancio non meno di 30-35 miliardi di euro perché sia definitivo. Il Movimento 5 Stelle intende rafforzare il Fondo centrale di garanzia per le PMI e la cessione dei crediti fiscali strutturali, che esistono già. Azione (Carlo Calenda) e Italia Viva (Matteo Renzi) propongono la riduzione del debito e del deficit con le politiche di bilancio e il taglio di 2 punti di Pil su IRAP e Irpef sui redditi medio bassi, a partire dai giovani.
L’attuale ministro dell’Economia, Daniele Franco si dice convinto – secondo l’ultimo Documento di economia e finanza – che il rapporto debito-Pil dovrebbe diminuire a fine 2022 al 147%, dal 150,8% del 2021. È difficile non notare, però, che l’incremento del “rosso” nel primo semestre di quest’anno è stato dell’1,9% (a inizio anno era di 2.714,2 miliardi), mentre il Pil nello stesso periodo è aumentato solo dell’1,1% e, soprattutto, che la crescita record del debito (a giugno ha raggiunto, secondo la Banca d’Italia, la cifra di 2.766,4 miliardi) è stata accompagnata da una crescita altrettanto straordinaria delle tasse.
LAVORO
Il Centrodestra, Azione e Italia Viva propongono la revisione del reddito di cittadinanza. Azione e Italia Viva puntano all’introduzione di un salario minimo legale nel solco della direttiva europea; compensare gli effetti dell’inflazione nel ’22 e nel ’23 consentendo ai datori di lavoro di recuperare il 50% (credito d’imposta) di una mensilità in più, interamente detassata e decontribuita, che verrà erogata al lavoratore. Il Reddito di cittadinanza, misura-bandiera del Governo Conte 1, è stato oggetto di una disputa parlamentare.
Secondo la Cgia di Mestre ogni posto di lavoro “creato” con il Reddito di cittadinanza è costato allo Stato almeno 52mila euro: oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per un operaio a tempo indeterminato full time che, mediamente, costa attorno ai 25mila euro. Il Movimento 5 Stelle propone il salario minimo: 9 euro lordi l’ora di salario minimo legale per dire stop alle paghe da fame e dare dignità ai lavoratori che oggi percepiscono di meno. Il Centrosinistra il salario minimo obbligatorio lo vuole per le professioni che oggi non prevedono accordi collettivi. Punta inoltre sulla parità salariale tra uomini e donne e vuol promuovere lo smart working.
FISCO
Il Centrodestra punta alla pace fiscale, che tradotta in soldoni significa un nuovo condono, mentre Centrosinistra e M5S sono a favore della rateizzazione delle cartelle esattoriali, non alla loro cancellazione e alla cancellazione dell’Irap. Poi il Centrodestra (leggi Berlusconi) propone la Flat Tax (tassa piatta) per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato e sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese. C’è il rischio, però, che a beneficiarne siano i redditi medio – alti, piuttosto che quelli bassi.
Il Centrosinistra punta al progressivo superamento dell’Irap, mentre il M5S lo vuole cancellare tout court. Azione e Italia Viva chiedono la piena applicazione alla delega fiscale, e studiano la possibilità di spostare la tassazione dal lavoro e dalla produzione alle transazioni digitali, al fine di ridurre l’evasione e aiutare le famiglie e le imprese. Puntano inoltre al taglio delle tasse totale per i giovani fino a 25 anni e del 50% per la fascia di età tra i 26 e i 30 anni.
PENSIONI
Il Centrodestra punta a Quota 41 e all’innalzamento delle pensioni minime sociali e di invalidità (fino a mille euro chiede Berlusconi). Il Centrosinistra pensa a una pensione di garanzia per i più giovani e a una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, a partire dai 63 anni di età, da realizzarsi nell’ambito dell’attuale regime contributivo e in coerenza con l’equilibrio di medio e lungo termine del sistema previdenziale.
Movimento 5 Stelle: riforma delle pensioni evitando il ritorno alla legge Fornero, attraverso l’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi e usuranti e attraverso meccanismi di uscita flessibile dal lavoro; proroga Opzione donna. Per Azione e Italia Viva, la spesa pensionistica può e in alcuni casi deve essere rimodulata, ma non aumentata. La sintesi di tutte queste proposte è una sola: riformare la legge Fornero senza che l’Europa se ne accorga. Ma la revisione anche parziale comporterà maggiori costi a carico del bilancio dell’Inps e, dunque, dello Stato, al momento non quantificabili. Il prossimo Governo ci riuscirà? Vedremo.
ENERGIA
Il Centrosinistra punta all’adozione di un piano nazionale per la costruzione di parchi rinnovabili che porterà alla creazione di 470mila “lavori verdi” in 10 anni. Il “Documento di descrizione degli scenari 2022” di Terna e Snam traccia la mappa dettagliata della crescita delle rinnovabili in attesa dell’aggiornamento del Piano nazionale integrato di energia e clima.
La produzione rinnovabile al 2030 dovrà coprire il 65% del fabbisogno. Terna ad oggi ha già ricevuto oltre 250 GW di richieste di connessione di nuove Fonti energetiche rinnovabili (tra eolico e fotovoltaico) che negli anni 2009-10 si sono già raggiunti tassi di installazione annui comparabili. Quindi l’adozione di un Piano può essere utile se servisse a bypassare le remore ambientali e degli enti locali che talora di frappongono alla realizzazione dei progetti. Cosa questa richiesta nei programmi del Movimento 5 Stelle e di Azione e Italia Viva. Il Centrosinistra dice che i rigassificatori sono necessari ma transitori.
Oggi ce ne sono in funzione tre: a Panigaglia in Liguria, a Livorno in Toscana ed a Porto Levante in Emilia Romagna. Lo scorso anno questi impianti hanno ricevuto e rigassificato 9,8 miliardi di metri cubi di gas. Esistono allo stato progetti per realizzare altri due rigassificatori a Gioia Tauro e a Porto Empedocle, ma sono fermi entrambi.
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